– La morte di Carlo XII e la fine della Svezia imperiale
La sera del 30 novembre 1718 Carlo XII, re di Svezia, moriva inaspettatamente, colpito da una pallottola mentre ispezionava le trincee d’assedio, sotto le mura della fortezza norvegese di Fredrikshald. La sua morte sanzionò la fine del periodo, lungo all’incirca un secolo, in cui il paese scandinavo aveva rappresentato una delle principali potenze d’Europa e sicuramente la prima potenza del nord. Il re lasciava un paese prostrato economicamente, circondato da nemici aggressivi e vendicativi, e terribilmente desideroso di pace. La lunga Grande Guerra del Nord, che perdurava dal 1700, aveva fatto circa 300/350.000 vittime, su una popolazione di 2 milioni di abitanti all’inizio del conflitto. Questo macello aveva avuto un impatto tremendo sull’agricoltura con molte terre che venivano abbandonate per mancanza di manodopera.
Carlo non lasciava eredi maschi e il diritto a succedergli appariva incerto tra la sorella Ulrica Eleonora (1688-1741) e il nipote Carlo Federico, duca di Holstein-Gottorp (1700-1739) che era figlio della sorella maggiore di Carlo, Edvige Sofia (1681-1708). Ulrica Eleonora la spuntò brillantemente accettando la richiesta degli Stati del regno, il Riksdag, di limitare grandemente i poteri sovrani, abolendo la monarchia assoluta come era stata instaurata nel 1680 da re Carlo XI, e promulgando il 21 febbraio 1719 il Regeringsform (variamente tradotto come strumento o forma di governo) che avrebbe rappresentato la nuova costituzione del Regno di Svezia. Tale costituzione poneva una rigida distinzione tra il potere legislativo, affidato al Riksdag, e il potere esecutivo, affidato al Riksråd, o Consiglio del Regno, responsabile nei confronti del Riksdag. Lievemente emendata l’anno successivo tale costituzione sarebbe rimasta in vigore sino al 1772 e avrebbe costituito il fondamento giuridico dell’Età della Libertà (Friheitstiden).
– I Regeringsform del 1719 e del 1720: le regole
Il dettato principale della costituzione poneva saldamente il potere legislativo in mano al Riksdag e il potere esecutivo in mano al Riksråd. Il re veniva privato di fatto di quasi tutti i suoi poteri: membro e presidente del Riksråd era un primus-inter-pares, solo godendo di un voto doppio in caso di parità. Era tenuto a controfirmare le leggi e non poteva rifiutarsi di farlo.
Il Riksdag, istituzione di origine medievale, era composto da rappresentanti dei quattro stati tradizionali del regno: nobili, clero, borghesi e contadini. Si trattava solo di contadini proprietari di terra e di coltivatori di terre appartenenti direttamente alla Corona ma comunque questo aspetto della rappresentanza aveva al tempo pochi paralleli in Europa. Ogni stato eleggeva i propri rappresentanti e nel caso dei contadini un limitato diritto di voto era pure attribuito alle donne proprietarie in proprio di terre. Il Riksdag si riuniva di base ogni tre anni, ma sessioni straordinarie potevano venir convocate in caso di emergenze politiche ed economiche. Le sessioni duravano a lungo, di solito alcuni mesi, e veniva presa in esame e controllata l’attività del Riksråd. Il Riksdag era formalmente convocato dal re ma nella pratica la decisione di convocarlo emanava dal Riksråd.

I Cancellieri del Regno di Svezia durante l’Età della Libertà
prima riga da sinistra
- Arvid Horn (1719-1738)
- Carl Gyllenborg (1738-1746)
- Carl Gustaf Tessin (1746-1751)
seconda riga da sinistra
- Anders Johan von Höpken (1751-1761)
- Carl Gustav Löwenhielm (1765-1768)
- Claes Ekeblad (1761-1765 e 1769-1771)
Ed era ancora il Riksdag che approvava e suggeriva al re una lista di candidati per il Riksråd, scelti peraltro all’interno della nobiltà, tra i quali il re esercitava un limitato potere di scelta. I membri del Riksråd erano generalmente 16 e tra questi venivano nominati i maggiori ufficiali del regno: il Cancelliere, il Gran Tesoriere, il Gran Ammiraglio, il Gran Maresciallo e il Gran Giudice.
– L’Età della Libertà: il governo di Arvid Horn (1719-1738) e la nascita dei partiti
Il principale artefice del cambiamento istituzionale era stato il conte Arvid Horn (1664-1742), un militare e politico di lunga data, già collaboratore di Carlo XII. Era stato lui ad orchestrare l’ascesa al trono di Ulrica Eleonora e ad ottenere in cambio la nuova costituzione. Beneficiando di un largo appoggio all’interno del Riksdag Horn fu nominato Cancelliere del Regno e di fatto mantenne tale carica sino al 1738. Nel 1720 convinse ancora Ulrica Eleonora, poco incline a rispettare i nuovi dettami costituzionali, ad abdicare in favore del marito, Federico d’Assia-Kassel, che regnò in Svezia come Federico I (1720-1751). Questi ebbe un’influenza praticamente nulla sul governo del regno, che nei fatti per 18 anni fu esercitato da Horn, il quale si dedicò in primo luogo a concludere la Grande Guerra del Nord stipulando alla fine il trattato di Nystad con la Russia (10 settembre 1721) e a concludere parimenti la pace con le altre potenze della coalizione anti-svedese, Danimarca, Prussia, Hannover e Polonia-Sassonia. A seguito di questi trattati la Svezia dovette abbandonare quasi tutti i possedimenti in Germania e sulla costa baltica orientale ma potè alfine godere di un periodo di pace per ricostruire la propria economia. Il risultato fu ottenuto da Horn attraverso una sapiente politica che seppe tenere a freno le fazioni all’interno del Riksdag e allo stesso tempo mantenere una politica di buon vicinato con la Russia. Tale atteggiamento pacifista iniziò ad essere tuttavia attaccato a partire dal 1731 dalle forze che si organizzarono all’interno del Riksdag, sotto l’egida in primo luogo della nobiltà, e che presero il nome di partito dei Cappelli ( Hattar ).Costoro, forti del sostegno e di sussidi della Francia, avocarono una politica più aggressiva e interventista nei confronti appunto della Russia. Horn e i suoi sostenitori, organizzatisi nel rivale partito dei Berretti ( Mössor ), rappresentanti soprattutto borghesi, contadini e settori moderati della nobiltà, riuscirono a mantenere il paese fuori dalla Guerra di Successione Polacca ma finirono con il subire una disfatta parlamentare nel Riksdag del 1738 che portò a un Riksråd espressione dei Cappelli, guidati dall’aggressivo conte Carl Gyllenborg (1679-1746)
– Il governo dei Cappelli (1738-1765): la guerra con la Russia e la Guerra dei Sette Anni
La Francia sovvenzionò largamente la nobiltà svedese, spingendola ad una politica interventista nei confronti della Russia. In tal modo iniziò ad evidenziarsi uno dei problemi maggiori del sistema, ovvero la sistematica influenza straniera, praticamente corruzione, che si esercitava attraverso sovvenzioni verso i membri del Riksdag. Sotto il cancelliere Gyllenborg la Svezia dichiarò guerra alla Russia nel 1741, malgrado le forze militari svedesi fossero ormai state trascurate da anni di pace. La guerra, combattuta soprattutto in Finlandia, vide insuccessi su insuccessi da parte delle armi di Svezia e si concluse con la pace di Åbo del 18 agosto 1743: la Russia rinunciò ad annettersi la Finlandia a condizione che il principe Adolfo Federico di Holstein-Gottorp (1710-1771), nipote della zarina Elisabetta, fosse riconosciuto erede al trono del re Federico, senza eredi diretti. Internamente la disfatta si risolse in una caccia al capro espiatorio, che costò la testa ai generali Lewenhaupt e Buddenbrock, ma che riuscì a salvare il governo dei Cappelli. Morto Gyllenborg nel 1746 il governo fu guidato da Carl Gustaf Tessin (1695-1770), già ambasciatore a Vienna e a Versailles, dichiaratamente filo-francese, ma estremamente moderato, che si occupò soprattutto di politica interna. Nel 1751 tuttavia il partito impose un nuovo Cancelliere, e questi fu il conte Anders Johan von Höpken (1712-1789). Sotto di lui si ebbe un tentativo di colpo di stato monarchico, promosso dalla regina Luisa Ulrica di Prussia (1720-1782), moglie del nuovo sovrano Adolfo Federico. Il tentativo fu sventato e portò a numerose condanne a morte che decapitarono il partito nobiliare vicino alla corte. Nello stesso anno, 1756, la Svezia spinta dalla Francia entrò, alleata con Francia, Austria e Russia, in guerra contro la Prussia nel conflitto noto come Guerra dei Sette Anni (1756-1763). L’obiettivo per la Svezia era di riconquistare quella parte della Pomerania ceduta alla Prussia dopo la Grande Guerra del Nord. Le truppe svedesi in Pomerania furono tuttavia tenute a bada per parecchi anni da quelle prussiane, in un conflitto a bassa intensità, sino a quando nel 1762, ritiratasi la Russia dalla coalizione, la Svezia stipulò con la Prussia la pace di Amburgo che ristabilì lo status-quo-ante. L’insuccesso nella guerra, unito alle ristrettezze economiche dovuto alle ingentissime spese militari, portò anche all’interno del Riksdag ad una crisi del governo dei Cappelli che, malgrado avessero sacrificato il Cancelliere von Höpken nel 1761 persero la maggioranza del Riksdag a favore dei Berretti nella sessione del 1765.
– Gli ultimi anni dell’Età della Libertà: Cappelli e Berretti dal 1765 al 1772
I Berretti ereditarono una situazione economica largamente compromessa dalle ingentissime spese militari coperte da una amministrazione finanziaria poco trasparente. Negli ultimi anni del governo dei Cappelli il governo aveva fatto uso largamente della stampa di carta moneta e questo aveva provocato, tra le altre cose, una forte inflazione. Ma la necessità di porre rimedio a tutto ciò segnò nei fatti il destino del governo dei Berretti e della stessa Età della Libertà. Indagini del Riksdag nei confronti del governo dei Cappelli misero a nudo sistematici fenomeni di corruzione e di dilapidazione delle risorse pubbliche screditando ulteriormente i Cappelli. Ma d’altra parte la susseguente, e ncessaria, politica di contenimento delle spese pubbliche e di riduzione dell’enorme deficit di bilancio attuata sotto i Cancellieri Carl Gustav Löwenhielm (1701-1768) e Fredrik von Friesendorff (1707-1770) rese impopolari i Berretti che nel 1769 persero nuovamente la maggioranza nel Riksdag. A questo punto entrambi i partiti, e lo stesso sistema di governo, apparivano sempre più screditati presso l’opinione pubblica, mentre il rafforzamento delle prerogative reali cominciava sempre più ad apparire come un’inevitabile via di uscita dalla situazione di crisi del paese e dall’incapacità del regime parlamentare di farvi fronte. Il 12 febbraio 1771 morì il re Adolfo Federico e gli successe il figlio Gustavo III (1746-1792), di tutt’altra tempra rispetto al padre, convinto assertore di un rafforzamento delle prerogative reali e di superamento della costituzione del 1720. Il 9 ottobre dello stesso anno, durante una riunione del Riksråd, il Cancelliere Claes Ekeblad (1708-1771) morì di un colpo apoplettico e non si procedette alla nomina di un nuovo Cancelliere. Nell’agosto 1772 il re, che godeva ormai di numerosi appoggi nei quadri militari e tra la nobiltà presente in entrambi i partiti, eseguì un colpo di stato senza spargimento di sangue, arrestando i membri del Riksråd, proclamando abolita la vigente costituzione e inaugurando così un nuovo regime assolutistico che sarebbe rimasto in vigore sino al 1809 quando la Svezia sarebbe diventata a tutti gli effetti la monarchia costituzionale che permane tuttora.
– L’Età della Libertà: vita economica e sociale
L’Età della Libertà, malgrado la sua fine ingloriosa nella polvere, resta un momento fondamentale nella storia svedese, che nei fatti iniziò a porre le basi per quello sviluppo estremamente veloce della società che avrebbe avuto luogo nei successivi secoli XIX e XX ponendo la Svezia al vertice tra i paesi avanzati. Sotto il profilo economico non fu un periodo di grandi rivolgimenti. In linea con il pensiero economico del tempo il governo dei Cappelli attuò una decisa politica economica mercantilista, promuovendo l’industria nazionale e le esportazioni, soprattutto a livello di settore minerario (ferro e rame). Le ricchezze così create, d’altra parte, furono sperperate nella politica estera avventurista e bellicosa che portò alla devastazione del bilancio statale. Si ebbero peraltro delle importanti riforme, soprattutto in campo agricolo, quali la storskifte (consolidamento delle terre), che se da un lato portò ad un notevole miglioramento dell’efficienza produttiva e ad un’espansione delle terre coltivate, con conseguente migliore soddisfazione della domanda interna di cibo, dall’altro portò a una maggiore disuglianza sociale tra contadini più ricchi e contadini poveri. Nel settore dei diritti sociali e civili si ebbe uno sforzo notevole in campo educativo con la promozione delle scuole parrocchiali, mentre progressi notevoli vi furono nella condizione femminile e nella mobilità sociale. Infine nel 1766 il governo dei Berretti introdusse una delle prime leggi al mondo sulla libertà di stampa, un passo realmente rivoluzionario per l’epoca. Ancora particolarmente intenso durante il periodo fu lo sviluppo delle scienze e della cultura. Nel primo caso si ebbe la costituzione della prestigiosa Royal Swedish Academy of Sciences (Kungliga Vetenskapsakademien) nel 1739 e fu durante questo periodo che visse e operò il grande botanico Carl Nilsson Linnaeus (1707-1778), noto in Italia come Linneo, padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi. La cultura fu invece immersa nel clima illuministico e vide il suo esponente maggiore nel poeta e scrittore Olof von Dalin (1708-1763), famoso per le sue opere satiriche estremamente critiche nei confronti della nobiltà svedese dell’epoca.
In definitiva si può affermare che l’Età della Libertà pose le basi per lo sviluppo successivo del paese, che sarebbe stato impetuoso a partire dal secolo seguente. Nel breve termine l’instabilità governativa e la permeabilità delle istituzioni alle influenze straniere generarono un forte declino della statura del paese a livello internazionale: ma alla fine il secolo XIX avrebbe dimostrato come l’abbandono della politica di potenza si sarebbe dimostrato prodromico a grandi successi e a un benessere quasi ineguagliato in Europa.
Per approfondire:
Andersson, Ingvar, Storia della Svezia (trad.ital.), Reggio Calabria, 1975
Borioni, Paolo, Libertà di stampa e accesso agli atti nella Svezia del Settecento: una riforma luminosa in un contesto ambivalente, in “Le Carte e la Storia“, 2, 2020
Roberts, Michael, The Age of Liberty: Sweden 1719-1772, Cambridge, 2003
Wolff, Charlotta, Aristocratic republicanism and the hate of sovereignity in 18th-century Sweden, in “Scandinavian Journal of History“, 32, 2007