Una crociata dimenticata

Gli Stedinger erano dei contadini e degli allevatori che all’inizio del XII secolo avevano colonizzato le paludi e le brughiere situate nella Germania del nord, tra le città di Brema e di Oldenburg, delimitate grossomodo a est dall’ultimo tratto del fiume Weser prima della sua foce nel Mare del Nord e a ovest dal fiume Hunte. Provenienti dalle terre più a ovest, oggi appartenenti ai Paesi Bassi, con un duro lavoro e le tecniche delle terre di origine strapparono al mare queste terre, praticamente disabitate, che allora appartenevano all’Arcivescovo di Brema e, in minor misura, ai Conti di Oldenburg. Gli arcivescovi, a partire da Federico I nel 1106, avevano regolato i rapporti con questi coloni con una serie di norme, conosciute collettivamente come ius Hollandicum: in sostanza l’arcivescovo riconosceva le terre come appartenenti ai contadini in possesso perpetuo, concedeva loro il diritto di erigere chiese e garantiva loro una serie di esenzioni fiscali. I ministeriales dell’arcivescovo erano incaricati dell’amministrazione di tali terre e della riscossione delle imposte. Condizioni analoghe vigevano nelle terre occupate dagli Stedinger appartenenti ai conti di Oldenburg, a nord del fiume Hunte.

La terra degli Stedinger era nei fatti amministrata come una repubblica contadina che prestava omaggio ai propri signori feudali. Tuttavia l’aver strappato alla natura quelle terre provocò a lungo andare un peggioramento significativo dei rapporti tra gli Stedinger, l’arcivescovo e i conti. Pare che l’arcivescovo violasse sistematicamente alcuni dei dettami dello ius Hollandicum, inasprendo progressivamente i carichi fiscali e pretendendo di convertire il possesso perpetuo della terra in possesso soggetto al pagamento di un canone annuo, una sorta di enfiteusi. Le terre cedute incolte e di nessun valore ora apparivano ben in grado di produrre reddito e frutti e quindi meritavano ben altro trattamento.

Queste pretese arcivescovili e comitali provocarono la reazione dei contadini che in breve degenerarono in violenza contro i ministeriales. Nel 1187 gli Stedinger distrussero due castelli dei conti e in breve il territorio fu incendiato da una vera e propria rivolta, che con il nuovo secolo si allargò alle terre a sud del Hunte, direttamente appartenenti all’arcivescovo. Sotto l’arcivescovo Gerardo I di Oldenburg (1210-1219) la rivolta fu caratterizzata da incursioni più o meno occasionali e la reazione feudale fu modesta. Fu con l’avvento dell’arcivescovo Gerardo II di Lippe nel 1219 che l’attività volta a reprimere gli Stedinger si fece significativa e metodica. Nel 1229 egli scomunicò solennemente i contadini per il loro continuo rifiuto a pagare tasse e decime ecclesiastiche e guidò contro di loro una piccola armata con il fratello, Ermanno II di Lippe; ma questa piccola forza fu fatta a pezzi dagli Stedinger e Ermanno fu ucciso. A questo punto, vista la mala parata, l’arcivescovo Gerardo ricorse allora allo strumento principe usato in quei tempi quando si trattava di imporre il volere di Santa Romana Chiesa: la crociata. Lo strumento, nato a Clermont nel 1095 per togliere la Terra Santa ai musulmani, era stato successivamente usato da una Chiesa lanciata ad affermare il proprio primato non solo spirituale, ma anche politico, con sempre maggior disinvoltura. Si erano qualificate come crociate le imprese contro i Musulmani nella penisola iberica, poi si era passati a qualificare come tali le colonizzazioni violente contro le popolazioni pagane abitanti le rive del Baltico, infine si era arrivati pochi anni prima a una grande crociata nella Francia meridionale contro gli eretici Albigesi. L’eresia, vera o presunta che fosse, costituiva un ottimo motivo per lanciare una crociata e in quegli anni anche in Germania la caccia agli eretici stava diventando un elemento tipico della vita civile e sociale. Gli Stedinger lottavano con i loro signori feudali per motivi esclusivamente economici ma questo contò ben poco. Nel 1230 l’arcivescovo Gerardo li dichiarò eretici in un sinodo diocesano accusandoli di pratiche superstiziose, di adorazione del maligno, di uccisione di preti e di distruzione di monasteri. Il pontefice, il grande Gregorio IX, inviò inizialmente dei propri legati a Brema per tentare di comporre la questione ma, quando questi fallirono, accettò di proclamare contro i contadini ribelli la crociata, cui aderì anche l’imperatore Federico II. Questa fu predicata in tutta la Germania del nord e fin nei Paesi Bassi. La bolla pontificia arrivò ad accusare gli Stedinger di indulgere in orge e riti satanici e arrivò completa dei consueti premi per i partecipanti: una scala graduata di indulgenze era disponibile per tutti i partecipanti a seconda dell’impegno profuso, l’indulgenza plenaria peraltro venendo riservata solo a coloro che nella crociata avessero perso la vita.

La parola passò in breve alle armi. Una prima spedizione nella primavera estate del 1233 non ebbe molto successo e portò i crociati ad una sconfitta nella battaglia di Hemmelskamp in luglio, nella battaglia trovando la morte il conte Burcardo di Oldenburg. Gregorio IX, tuttavia, vedendo che le indulgenze promesse non apparivano sufficienti a smuovere un numero soddisfacente di crociati, con la lettera Littere vestre nobis del 17 giugno 1233 accordò l’indulgenza plenaria a tutti i partecipanti, ponendo la crociata contro una popolazione di contadini di un distretto della Germania del nord sullo stesso piano di una crociata in Terra Santa. E a questo punto l’adesione fu entusiastica, grazie anche a una predicazione fortissima da parte dei Dominicani: sotto la guida del duca Enrico I di Brabante si schierarono il duca di Limburgo, i conti di Olanda, Gheldria, Clèves, Jülich e Oldenburg e moltissimi signori e cavalieri minori della Renania e della Westphalia. I crociati si riunirono a Brema e ignorarono un ultimo tentativo di comporre la disputa attuato per il tramite dell’Ordine Teutonico. Marciando sulla sponda occidentale del Weser incontrarono gli Stedinger, schierati in una tipica formazione massiccia di fanteria, presso il villaggio di Altenesch il 27 maggio 1234. La battaglia fu aspramente combattuta ed un altro conte di Oldenburg, Enrico III, vi trovò la morte. Ma alla fine i professionisti della guerra ebbero la meglio sui contadini e fu un massacro, in breve esteso a vecchi, donne e bambini. Chi ne ebbe la possibilità, tra gli Stedinger, fuggì, chi in Frisia e chi in altre città della Germania del nord. Quelli che rimasero ebbero le loro terre confiscate e convertite al possesso contro pagamento di censo. Ma molti morirono, ed il massacro fu così grande da richiedere delle grandi fosse comuni per la sepoltura dei caduti e da meritare una speciale menzione in tutte le cronache del tempo. Quanti morirono ? Probabilmente qualche migliaio. Pago del successo Gregorio IX nel 1235 levò la scomunica contro gli Stedinger.

Questa crociata oscura e dimenticata non fu l’ultima contro i cristiani, pochi decenni dopo l’uso politico della crociata diventerà un’abitudine e nei fatti contribuirà a screditare grandemente il papato. Nella storiografia tedesca la crociata contro gli Stedinger, attuata per meri motivi economici, totalmente screditata nella sua funzione anti-ereticale, è spesso stata usata come mezzo di propaganda. Nel 1934 il regime nazista ricostruì un villaggio Stedinger e propose gli eroici contadini come esempio delle virtù teutoniche contro l’oppressione di una chiesa straniera; negli anni della DDR, invece, i contadini divennero il simbolo dell’eroica resistenza dei lavoratori oppressi contro l’avidità della Chiesa e dell’aristocrazia.

Per approfondire:

Megan Cassidy-Welch, The Stedinger Crusade: War, Remembrance and Abscense in Thirteenth-Century Germany, in “Viator”, No.2, 2013

Wilson King, The Stedingers: the Story of a Forgotten Crusade, in “Transactions of the Birmingham Historical Society”, 1, 1881

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