Sui rilievi che occupano l’estrema punta meridionale della penisola di Crimea svettano dei ruderi imponenti di fortificazioni medievali, inseriti all’interno di un suggestivo parco archeologico che comprende un gran numero di abitazioni ricavate nella montagna, come caverne. Si tratta della fortezza di Mangup, detta in epoca bizantina prima forse Doros e poi Theodoro, che detiene il primato di essere stata, nel 1475, l’ultimo centro di cultura e lingua greco-bizantina a cadere nelle mani dei Turchi Ottomani.
Tutta l’area della Crimea, in epoca medievale, ha una storia solo parzialmente documentata, con lunghissimi periodi ove le fonti sono assolutamente mute. Nei testi tardo-medievali è spesso nota con il nome di Gothia in ricordo del fatto che nell’area, intorno al IV secolo, migrarono delle popolazioni gotiche provenienti probabilmente dall’Ucraina. Tali popolazioni rimasero estranee alla grandi migrazioni che portarono quei popoli, dopo la battaglia di Adrianopoli del 378, all’interno dell’impero romano e successivamente in Italia, in Gallia e nella penisola iberica. Nella Crimea rimasero per sempre, costituendone il nucleo più significativo della popolazione, e accettarono di sottomettersi al basileus di Costantinopoli. Convertite pienamente alla religione cristiana prestarono obbedienza al patriarca e si diedero un’organizzazione ecclesiastica con a capo il Metropolita di Gothia basato a Cherson, l’odierna Sebastopoli. Col tempo i Goti assimilarono la cultura greca mantenendo peraltro alcuni caratteri peculiari, così come, essendo popolazione al confine dell’impero, subirono influenze dai vari popoli che si imposero, tra l’VIII e il XII secolo, nei territori delle steppe immediatamente a nord della penisola: tali popoli furono i Russi di Kiev, i Khazari, i Peceneghi. La Chiesa ortodossa annovera tra i propri santi Giovanni di Gothia, il Metropolita di Cherson che verso la fine dell’VIII secolo guidò un insurrezione dei Goti di Crimea contro i Khazari.
All’inizio del XIII secolo il territorio della Crimea meridionale è descritto come più o meno appartenente all’impero di Trebisonda. È possibile che fosse già preminente nella regione una famiglia greca, i Gabras, provenienti da Sinope, che ritroveremo anche in seguito. Il legame con Trebisonda non doveva essere peraltro molto stretto e durante il secolo due influenze fortissime si manifestarono in Crimea. Una fu quella dei Mongoli che dal 1238 si resero padroni della Russia e un’altra è quella dei Genovesi, che nel 1266 o poco prima ottennero dal Khan mongolo dell’Orda d’Oro il permesso di stabilirsi nelle terre che costituirono poi la fiorentissima colonia di Caffa. Anche se le fonti sono estremamente frammentarie, con accenni sporadici dalle origini più disparate, pare potersi affermare che nella restante parte del XIII secolo e nel successivo si rafforzò il potere coloniale genovese sulla costa meridionale della penisola mentre all’interno è costante il riferimento a una popolazione di origine mista, gotica, greca e tartara anche se è assente ancora qualunque indicazione di un potere politico.
Sarà solo con il 1362/63 che abbiamo la prima indicazione di un principe che esercita il potere nella regione, che risiede nella imprendibile città fortezza di Theodoro/Mangup e che è un fedele alleato dei Mongoli dell’Orda d’Oro, assieme ai quali viene sconfitto dal gran principe di Lituania Olgerd nella battaglia delle Acque Blu. Da allora abbiamo sempre maggiori riferimenti al territorio che viene detto alternativamente Theodoro o Gothia. Le fonti sono di origine bizantina, russa e soprattutto genovese e permettono di ricostruire approssimativamente una successione di principi e una certa cronologia di avvenimenti; non solo, in più di un’occasione fanno riferimento al fatto che un idioma germanico è ancora occasionalmente parlato nella zona. Verso la fine del secolo Theodoro, al pari della Crimea genovese e dei territori dell’Orda d’Oro dovette subire l’invasione timuride che portò parecchie distruzioni. Nella prima metà del XV secolo a Theodoro regna un principe di nome Alessio che è impegnato in una dura lotta con i Genovesi per il possesso delle località di approdo, soprattutto Cembalo (l’odierna Balaklava). Cembalo alla fine resta genovese mentre Alessio sviluppa il porto di Calamita (l’odierna Inkerman), sulla costa occidentale della penisola. L’importanza relativa dello staterello nel panorama politico dell’epoca è testimoniata, fra l’altro, da due matrimoni in cui due principesse di Theodoro sposano rispettivamente Davide Comneno, che dal 1459 al 1461 sarà l’ultimo infelice imperatore di Trebisonda e il grande Stefano III, voivoda di Moldavia dal 1457 al 1504 ed eroico campione della Cristianità contro i Turchi Ottomani. Ma lo scenario politico cambia rapidamente anche in Crimea. Ciò che resta dell’Orda d’Oro costituisce nella penisola il celebre Khanato che resterà indipendente sino all’epoca della grande Caterina mentre a sud si impone il potere ottomano, che dal 1451 sotto Maometto II conosce una rinnovata spinta espansionistica. Costantinopoli cade nel 1453 e Trebisonda nel 1461. Il Khanato di Crimea si avvicina all’orbita ottomana mentre Caffa e Theodoro sopiscono le comuni ostilità in vista della necessità di resistere al sultano. L’epilogo avviene nel 1475, un anno denso di avvenimenti in Crimea. Nel gennaio Stefano III di Moldavia favorisce un colpo di palazzo a Theodoro, ove il principe Isacco viene deposto e ucciso dal fratello Alessandro. In giugno Caffa cade ai Turchi dopo un breve assedio e molti Genovesi si rifugiano nell’interno nella munitissima e imprendibile Mangup. Qui l’assedio è lungo e dura ben tre mesi sino a quando in dicembre il principe Alessandro capitola e si consegna al sultano. Probabilmente la presa della città sarà stata seguita da un eccidio e buona parte della popolazione ridotta in schiavitù. Alessandro e buona parte dell’élite greca è tradotta a Costantinopoli ove poco dopo il principe ed altri saranno messi a morte, mentre la moglie finirà nell’harem e il figlio diventerà musulmano.
Sotto gli Ottomani la Gothia verrà amministrata direttamente e non lasciata al Khanato. Secondo il costume ottomano gli abitanti saranno lasciati liberi di continuare nella loro religione. Nel 1493 un grande incendio arrecherà parecchie distruzioni a Mangup la quale verso il 1578 sarà descritta da un ambasciatore polacco pressoché in rovina. Nel 1774 l’ultima guarnigione ottomana abbandonerà la fortezza e nel 1779 un gran numero di abitanti emigrerà dalla Crimea verso la Russia, la quale nel 1783 annetterà definitivamente tutta la penisola.
Per approfondire:
Alexander Vasiliev, The Goths in the Crimea, Cambridge, MA, 1936