Teodolinda, la prima regina d’Italia


Gloriosissima regina, figlia nostra”, così Papa Gregorio si rivolgeva a Teodolinda a cavallo tra il 500 e il 600, ma per capire il perché di tanto onore facciamo brevemente un passo indietro.

Nel 584, i capi delle varie tribù Langobarde riuniti in una dieta elessero quale re Autari che sarà uno dei due mariti di Teodolinda. I Langobardi, quindi anche Autari avevano un problema, i Franchi, che non avevano mai perso l’idea di conquistare la penisola italica ed erano tra i più barbari tra i barbari. Poi c’erano i Bavari che riunirono diverse popolazioni barbariche di stirpe germanica come i Gepidi, Alemanni e i Turingi. E a differenza dei Franchi, i Bavari erano molto più civili e attenti alla diplomazia politica.

Il primo duca (dux) dei Bavari fu Garipaldo, padre di Teodolinda, di origine franca e collaboratore del re dei Franchi, Clotario I. Se i Langobardi non volevano problemi a Nord, dovevano se non allearsi farsi comunque amici i Bavari. Come disse il Prof. G. Vergani, la Baviera rappresentava uno “stato cuscinetto” tra i Franchi e i Langobardi.

Ma come spesso succedeva a molte popolazioni barbariche, dopo la conquista di un vasto territorio, cominciava la loro disgregazione. Difatti, il ducato di Spoleto e quello di Benevento, retti da duchi langobardi, non si integrarono mai al restante regno langobardo. Autari, pertanto, aveva bisogno di solide alleanze per resistere nel suo ruolo di capo supremo. Già all’epoca, secondo la tradizione romana, il matrimonio era un valido mezzo per saldare o iniziare nuove alleanze. Fallito il tentativo con i Franchi, Autari si rivolse al duca dei Bavari, Garipaldo, per sposare una delle sue tre figlie. La scelta cadde su Teodolinda.

Paolo Diacono in Historia Langobardorumci fa sapere che Autari si mescolò ai vari ambasciatori, inviati presso la corte bavara, per conoscere da vicino Teodolinda. Il matrimonio si celebrò nel 589, vicino Verona. Autari saldava così il suo regno anche grazie dell’alleanza con il duca di Torino, Agilulfo, il quale, alla morte di Autari, divenne il secondo marito di Teodolinda; su questo episodio mi soffermerò alla fine di questo breve racconto.

Teodolinda, quindi, poteva vantare una stretta parentela del tutto particolare: padre bavaro di origine franca, madre di nobile stirpe langobarda (i Letingi) ed ora moglie del re dei Langobardi. Su Teodolinda si sono narrate molte leggende ma la documentazione delle lettere di San Gregorio Magno e i fatti che ora cercherò di sintetizzare lasciano senza dubbi gli storici sul ruolo di primo piano di questa donna; abile nella politica e nella diplomazia di quei decenni.

Papa Gregorio le scrisse affinché le truppe langobarde non entrassero e saccheggiassero Roma, cosa che poi avvenne. In altra lettera lo stesso Pontefice ricorda le sofferenze di questa regina per i molti brutti accadimenti del passato; questo induce a ritenere il ruolo di mediazione che questa donna si ritagliò e che caratterizzò la sua figura. Anche sotto il regno dei Goti sappiamo che ci furono alcuni funzionari romani che si adoperarono per mediare tra i vincitori barbari e i vinti, come Cassiodoro, di cui ho già ricordato molto in altro post.

Teodolinda fece molto di più.

Intanto aveva entrambe i genitori cattolici e le fu, quindi, più facile armonizzare o mediare le due popolazioni. Se è vero che i langobardi erano ariani, con una piccola minoranza cattolica, è noto che i barbari subivano il fascino della cultura latina. Autari e poi Agilulfo, una volta eletti duchi, assunsero il titolo di “Flavius” per la nota dinastia imperiale dei Flavi. Teodolinda aveva dalla sua parte anche un’altra favorevole posizione. Apparteneva a quella parte di cattolici che aderivano allo scisma dei “Tre Capitoli”. Nel Concilio di Calcedonia (451) l’imperatore Giustiniano doveva decidere su di una questione che divideva fortemente la chiesa occidentale, che riteneva che Gesù Cristo avesse due nature, quella umana e quella divina, e l’oriente, che invece voleva riconoscere solo quella umana. A quei tempi c’erano i cattolici che riconoscevano l’autorità della Chiesa, del Papa e dell’imperatore. I langobardi, in quanto ariani, di autorità rispettavano solo la loro.

Teodolinda si trovava in una fortunosa posizione di mezzo che la favoriva agli uni e agli altri. Ma non rimase inerte. A Monza (Modicia, si chiamava) volle fondare alla fine del 500, il suo palazzo, l’annessa cappella “oraculum” in onora a San Giovanni Battista che sarà il primo Santo protettore dei longobardi. Monza doveva essere la residenza estiva della corte langabarda. Teodolinda donò molti cimeli, reliquie e tesori andati perduti e quattro re longobardi vennero tumulati in quello che oggi è il Duomo di Monza (P. Diacono, cit.).

Teodolinda morì nel 627, quando gran parte della sua gente era fedele all’arianesimo ma si sbaglia chi crede che sia risultata vana la sua politica. Il suo primo marito vietò il rito battesimale ai bambini longobardi ma con il secondo marito, Agilulfo, le cose cambiarono. Il figlio di Teodolinda, Adeoaldo, venne battezzato con rito cattolico nel 603, abbiamo una lettera di Papa Gregorio con la quale si congratula e le fa ricevere dei doni a lei ed al figlio. Questa sincera e rispettosissima corrispondenza ci induce a pensare che i rapporti non fossero solo formali ma che fosse in atto un cambiamento culturale, sociale e religioso dei barbari.

Per quanto mi riguarda è uno degli aspetti più interessanti e importanti del Medio Evo senza il quale la storia avrebbe avuto un corso del tutto diverso. Teodolinda e Agilulfo fonderanno il monastero di Bobbio (uno dei borghi più belli d’Italia) e per questo chiamarono San Colombano il quale sarà uno delle figure più eminenti del Medio Evo. L’operosità di Teodolinda è giunta sino a noi anche se nel Duomo di Monza non rimane nulla dell’antico palazzo reale.

Solo dopo la sua morte si può apprezzare il suo sforzo di pacificazione. Sul finire del 600, cominciò la conversione dei longobardi anche se nei ducati di Benevento e Spoleto resistevano sparute famiglie ariane.

Lascia un commento