Fu uno dei personaggi più controversi della storia spagnola. Pietro I, re di Castiglia e León (Burgos, 1334-Montiel, 1369) fu la più violenta impersonificazione della lotta tra monarchia e alta nobiltà nel tardo MedioEvo. Purtroppo quasi tutto quello che sappiamo di lui viene dalla cronica di Pedro López de Ayala, che militò nel bando a lui opposto, per cui il sospetto permane che in questo caso “la storia sia stata scritta dai vincitori”.
Unico figlio legittimo sopravvissuto di Alfonso XI e di Maria di Portogallo, successe al padre nel 1350 e subito dovette confrontarsi con una riottosa alta nobiltà legata alla favorita del padre, Leonor de Guzmán, e ai numerosi figli che costei aveva dato al re, i quali erano stati provvisti per opera della madre di corposi feudi e benefici tali da renderli una minaccia all’autorità regia. Pietro si appoggiò nella lotta contro costoro in particolar modo alla piccola nobiltà, alle borghesie cittadine, agli Ebrei e financo ai Mori di Granada. E secondo la storia fece dell’esecuzione, generalmente extra-giudiziale, degli oppositori politici un vero e proprio metodo di governo, tanto da guadagnarsi un posto sicuro nel non lungo elenco dei monarchi sanguinari dell’Occidente. L’elenco dei nobili castigliani e non, compresi molti di stirpe reale, uccisi nei modi più diversi per suo ordine è lunghissimo, e tale mattanza contribuì anche ad un cambio sostanziale nei lignaggi nobili di Castiglia e in seguito di Spagna. I fratellastri diffusero la voce che un tale tiranno non poteva essere uscito dalla nobile stirpe dei re di Castiglia, e sostennero che fosse stato sostituito nella culla con il figlio di un giudeo. Uomo dalle passioni sfrenate in ogni campo, primo quello sessuale, arrivò ad uccidere con le proprie mani un re di Granada, Muhammad VI, forse per derubarlo delle proprie gioie. Finì con l’esaurire le risorse del regno in una guerra decennale con l’Aragona dove arrivò a rifiutare un accordo matrimoniale con la figlia di Pietro IV sostenendo che era “muy fea”, molto brutta.
Morì alla fine di morte violenta, pugnalato ormai prigioniero dal fratellastro Enrico (che divenne re Enrico II, inaugurando così la famosa Casa di Trastamara) quando moltissimi lo avevano abbandonato. Uno studioso spagnolo, Gonzalo Moya, dopo averne esumato i resti nel 1968 e analizzato i medesimi, concluse che il re era uno psicopatico a causa di una lesione cerebrale sofferta nell’infanzia. Chi lo sa ? Pietro I di Castiglia è ricordato nella storia come “il Crudele” dai suoi detrattori e “il Giustiziere” da coloro che lo videro come il difensore del popolo contro i soprusi aristocratici.
Per approfondire:
Luis V. Díaz Martín, Pedro I el Cruel (1350-1369), Gijon, 2005
Luis Suárez Fernández, Historia de España antigua y media, Madrid, 1975
Pedro López de Ayala, Cronicas de los reyes de Castilla (liberamente disponibile sul web)