La peste del XIV secolo – Capitolo I

1. Premessa.

Sul finire del 1347, dall’Oriente, dove si è originata, arriva in Europa (e in Africa settentrionale) una patologia di straordinaria gravità e che si diffonde molto celermente. In circa sette anni, le campagne e le città, soprattutto nella parte occidentale del vecchio continente, ma anche nel mondo musulmano, sono letteralmente spopolate. È la Grande Mortalità, o la Peste Nera, la Morte Nera, come sarebbe stata in seguito definita: la malattia per eccellenza nell’immaginario collettivo, quella che evoca le peggiori figurazioni di sofferenza e di morte. La stessa pestilenza, tuttavia, non può essere considerata soltanto come una catastrofe demografica. Essa, infatti, ha inciso profondamente sui caposaldi etici e morali degli uomini del tempo, determinando la lacerazione dei vincoli su cui la società era fondata. Ha indebolito le secolari tradizioni della società cristiana. Ha messo in crisi le certezze della fede, sia pur aumentandone il potere consolatorio. Ha condizionato alcune scelte politiche. Ha aperto la strada a solidi cambiamenti nel settore sanitario e sul piano culturale. A quest’ultimo proposito, non mancano storici secondo cui l’invenzione della stampa, avvenuta in Europa nel XV secolo, è dipesa dalla falcidia, causata proprio dalla peste, dei monaci amanuensi. La riduzione di quella forza-lavoro avrebbe favorito lo sviluppo di strumenti tecnici, quali appunto la stampa. In conseguenza, la Peste Nera possiede una doppia chiave di lettura. Da un lato, giusta l’enunciazione di molti studiosi, è stata uno «spartiacque nella storia europea», che, in ultima analisi, avrebbe spalancato le porte al Rinascimento. Da un altro, in uno alle tante pestilenze che l’hanno seguita, è stata un monito. Un monito sulla spaventosa forza che le malattie possono esercitare sulla storia dell’umanità.

2. Piano dell’opera.

Proprio la Peste Nera, la Morte Nera o la Grande Mortalità che dir si voglia è l’oggetto del presente lavoro, che tuttavia non disdegna di soffermarsi – talvolta a lungo, talaltra con semplici cenni – su accadimenti storici che precedono o seguono il medesimo tragico episodio. L’opera inizierà con un’illustrazione della malattia alla luce delle odierne cognizioni scientifiche e sul quadro europeo nel quale la stessa si inserisce, a far epoca dal 1347 (capitolo II). Quindi, sarà evidenziato come sia stata certamente la peste a colpire il mondo nel Trecento. Elencati i possibili modi di diffusione del morbo, si daranno le definizioni di pandemia, endemia, epidemia, tasso di mortalità e tasso di letalità, tutti termini che, in maniera diretta o indiretta, s’incontreranno scorrendo le pagine di questo scritto (capitolo III). In seguito, l’attenzione sarà incentrata sulle numerose pestilenze che hanno flagellato l’Europa, l’Africa settentrionale e l’Asia dopo la Morte Nera: e se alcune saranno soltanto brevemente richiamate, altre – a iniziare dalla cosiddetta, celeberrima, Peste Manzoniana – saranno approfondite. Si potrà così leggere di stragi causate dal morbo, che di solito trovano poco o nessuno spazio sui libri di storia per le scuole superiori italiane. In questo contesto, si accennerà pure alla scomparsa della patologia dall’Europa, alla sua attuale presenza in altre zone del globo ed ai relativi casi di recente occorsi. Qualche parola sarà riservata anche alla sorveglianza epidemiologica e all’ipotesi dei bacilli pestosi utilizzabili come arma di bio-terrorismo (capitoli da IV a VII). Esaurite tali lunghe premesse, si entrerà maggiormente nel vivo del lavoro, esponendo l’origine della Peste Nera, la sua propagazione e le sue drammatiche conseguenze, raccontate pure da cronisti e storici del tempo (capitolo VIII). Subito dopo, saranno illustrate le reazioni degli uomini al morbo, lasciando ancora spazio alle testimonianze tramandate da persone vissute durante i terribili anni della pestilenza. Nel quadro s’inseriranno a buon diritto la setta religiosa dei flagellanti e i moltissimi pogrom subiti dagli Ebrei, ritenuti responsabili, in alcune zone d’Europa, della diffusione della patologia. Le vittime, prima dell’intervento politico del pontefice, sono diverse. In particolare, il 14 febbraio 1349, a Strasburgo, circa duemila Giudaici sono barbaramente uccisi, e proprio questo massacro sarà quello che riceverà la maggiore attenzione. La sezione si concluderà con uno sguardo al filo che, secondo alcuni storici, lega le stragi medievali alla Shoah (capitoli IX e X). Nel proseguimento, ampia trattazione sarà dedicata alle opinioni dei dotti e dei medici sulle cause della patologia, ondeggianti fra superstizione, eventi astronomici (o astrologici), fenomeni naturali e teorie vecchie anche di secoli, alle quali, per inciso, i sanitari sarebbero rimasti legati ancora per molto tempo. Quasi contemporaneamente, si presenteranno quelli che erano i rimedi contro il morbo: e se fra quelli preventivi, come si vedrà, qualcuno poteva anche essere assennato, i terapeutici erano completamente inefficaci, e talvolta anche disgustosi. In ogni modo, l’occasione sarà utile per narrare come e quando sia nata la quarantena, una parola di recente tornata in auge, e come Milano abbia rappresentato un caso pressoché unico, nell’Europa occidentale, durante la pestilenza del XIV secolo. In tale ambito, non potranno mancare cenni o brevi approfondimenti sui consilia de peste, manuali contenenti indicazioni profilattiche e curative venuti alla luce, per la prima volta, durante gli anni della Morte Nera, e poi diventati di gran moda, e quindi dati alle stampe dalle case editrici, sorte durante il Quattrocento. In conseguenza, non solo i medici ne avrebbero redatti, ma anche filologi e umanisti (capitoli da XI a XIII). Il presente lavoro terminerà evidenziando le varie ipotesi espresse dagli storici sulle conseguenze economiche e sociali determinate dalla peste del Trecento: una stanza in cui troveranno posto due note rivolte – Jacquerie e Ciompi – occorse pochi anni dopo la stessa pestilenza (capitolo XIV).

Lascia un commento