Parigi val bene una Messa

Enrico IV, re di Francia e di Navarra (Pau, 13 dicembre 1553 – Parigi, 14 maggio 1610)

Il primo monarca francese della Casa di Borbone è considerato come uno dei grandi sovrani della nazione, e gli è stato attribuito il soprannome di Enrico il Grande. Tuttavia oltre a distinguersi nello storia “tout court” Enrico IV merita anche ampiamente di essere annoverato tra i grandi capitani dell’Età Moderna. Ed è di queste sue caratteristiche più prettamente militari che intendo qui occuparmi. La sua storia è più che nota. Nacque a Pau, nei Pirenei, l’allora capitale di ciò che rimaneva del Regno di Navarra, da Antonio di Borbone, duca di Vendôme e da Giovanna d’Albret, infanta ed erede al trono di Navarra. Perse il padre giovanissimo, nel 1562, agli albori di quelle guerre di religione che avrebbero insanguinato e spossato la Francia nella seconda metà del ‘500. La madre si convertì al calvinismo, diventandone il punto di riferimento politico in Francia, ed educò nella religione riformata il figlio. Ma Enrico era anche il capostipite della Casa di Borbone, un ramo collaterale dei Capetingi cui sarebbe toccata, in forza della Legge Salica, la successione al trono di Francia qualora si fosse estinta in linea maschile la Casa di Valois. Durante la 3ª Guerra di Religione, nell’esercito protestante, sotto il Coligny, Enrico fece le prime esperienze militari nel 1570, combattendo nella battaglia di Arnay-le-Duc.

Nel 1572 fu unito in matrimonio con la principessa Margherita (la famosa Margot), sorella del re di Francia, per conciliare cattolici e riformati; ma le sue nozze furono l’occasione per la morte della madre, probabilmente avvelenata, e per la terribile mattanza di protestanti nota come la Notte di San Bartolomeo (24 agosto 1572). Da allora, pur essendo succeduto alla madre sul trono di Navarra, fu tenuto in ostaggio alla corte di Francia sino a quando non riuscì a fuggire nel 1575. Seguirono una serie di vicende che videro alla fine Enrico acquisire la leadership del campo protestante scontrandosi con gli estremisti della Lega Cattolica guidata dal duca Enrico di Guisa. Nel 1580 guida i protestanti nella 7ª Guerra di Religione guadagnandosi ammirazione per le capacità militari e la moderatezza mostrate alla presa di Cahors. Ma è nella 8ª Guerra di Religione (1585-1595) che le capacità militari di Enrico IV vennero maggiormente alla luce. Nel 1584 morì Francesco, duca d’Angiò, fratello minore di re Enrico III, che ultimo dei Valois non aveva eredi maschi. Enrico diventava quindi l’erede al trono, cosa impensabile per i cattolici, che forzarono l’editto reale di Nemours del 7 luglio 1585 che metteva fuori legge tutti i protestanti. Scoppiò la guerra ed Enrico con le forze protestanti dovette confrontarsi con l’esercito reale, ottenendo la sua prima grande vittoria a Coutras, il 20 ottobre 1587. Fu in tale occasione che Enrico adottò una nuova disposizione tattica, intercalando le unità di fanteria con unità di cavalleria leggera. Seguì il tentativo di re Enrico III di emanciparsi dalla Lega Cattolica, che provocò la cacciata del re dalla cattolicissima Parigi e quindi lo stesso assassinio dell’ultimo dei Valois, avvenuto durante il tentativo di questi, ora alleato del nostro, di riconquistare la capitale. Ora Enrico IV era di diritto il re di Francia, ma non era riconosciuto che da una piccola parte dei Francesi. La Lega Cattolica, oltre tutto, iniziò a ricevere cospicui aiuti dalla cattolicissima Spagna. Fu una guerra lunga ove Enrico IV mostrò tutta la sua capacità militare e politica, surclassando il duca di Mayenne, comandante cattolico. Enrico abbandonò l’assedio di Parigi e metodicamente si impegnò a prendere le altre città, mostrando ogni volta moderazione e capacità di riconciliare gli animi. In campo aperto vinse ancora i cattolici ad Arques, il 29 settembre 1589, e poi ad Ivry, il 14 marzo 1590, tornando nuovamente ad assediare Parigi. La città ridotta allo stremo fu questa volta salvata dal grande Alessandro Farnese, che dai Paesi Bassi riuscì a vettovagliarla. La guerra continuò ed in genere Enrico ottenne la meglio, anche perché il Farnese non riuscì mai a impegnarsi a fondo sino a quando morì nel 1592. Ma a questo punto Enrico prese la decisione che lo consegnò alla leggenda e alla storia abiurando solennemente alla religione riformata nel 1593 e tornando in seno alla fede cattolica. Le famose parole “Parigi val bene una Messa” non si sa se siano state effettivamente pronunciate, ma Parigi gli aprì finalmente quelle porte che non erano state aperte dalle armi. Il pontefice Clemente VIII lo assolse dalla scomunica nel 1595 e da allora tutto fu in discesa per il grande re. Il 5 giugno 1595 a Fontane-Française, malgrado una nettissima inferiorità numerica, ottenne la sua più bella vittoria su un esercito cattolico composto prevalentemente da Spagnoli. Riconosciuto re dalla maggioranza dei Francesi restò in guerra con gli Spagnoli sino alla pace di Vervins del 2 maggio 1598. Il 13 aprile 1598 aveva firmato il celeberrimo Editto di Nantes che regolò i rapporti in Francia tra cattolici e protestanti sino alla sua denuncia da parte di Luigi XIV nel 1685.

Riacquisita la pace all’interno il re si dedico a pacificare e riorganizzare il paese, ridotto allo stremo da 40 anni di guerre continue. Riprese le armi brevemente nel 1600/1601 contro il duca di Savoia Carlo Emanuele I, curando attentamente le operazioni militari che si conclusero con il successo francese e il trattato di Lione. Nel 1610 iniziò a mobilitare contro la Spagna per la questione della successione di Jülich e Clèves ma non arrivò alla guerra.

Enrico IV tuttavia non chiuse serenamente i propri giorni. Un fanatico cattolico, François Ravaillac, lo pugnalò mentre in carrozza attraversava Parigi, in Rue de la Ferronerie, il 14 maggio 1610. Dai francesi fu riconosciuto come un grandissimo re, colui che pose le basi per la grandezza del paese nel ‘600 e ‘700.

Per approfondire:

Jean-Pierre Babelon, Henri IV, Parigi, 1982

Jean-Marie Constant, Henri IV, roi d’aventure, Parigi, 2010

Janine Garrisson, Enrico IV e la nascita della Francia moderna (trad.ital.), Milano, 1987

Robert J. Knecht, The French Civil Wars 1562-1598, Londra, 2013

Charles Oman, A History of the Art of War in the Sixteenth Century, Londra, 1937

Lascia un commento