La folgore d’Italia

Gastone di Foix, Duca di Nemours (Mazéres, Contea di Foix, 10 dicembre 1489 – Ravenna, 11 aprile 1512)

Appartenente ad una famiglia della più alta nobiltà di Francia, titolare di vasti territori nella regione sub-pirenaica, era nipote di re Luigi XII, figlio della di lui sorella Maria d’Orléans. Non aveva 21 anni e già si era distinto nel 1510 sotto Gian Giacomo Trivulzio, il grande capitano milanese al servizio di Francia. Ma tale era l’impressione che aveva suscitato che il reale zio lo mise a capo nel 1511 nientemeno che dell’esercito d’Italia, levato per contrastare la Lega Santa, proclamata dal bellicoso pontefice Giulio II per cacciare dall’Italia gli oltremontani. Scrisse di lui Piero Pieri, forse il maggior storico militare italiano: “…nel breve corso di due mesi e mezzo si rivelerà non solo superiore allo stesso maestro (il Trivulzio), ma degno di figurare tra i grandi capitani della storia”. La Francia controllava allora il ducato di Milano, fino a Brescia, ma aveva contro tutti, il papa, la Spagna, Venezia e gli Svizzeri; nel nord anche Enrico VIII aderiva alla lega e preparava la campagna di Guinegatte. Unico alleato il duca di Ferrara. L’esercito ispano-pontificio della lega, sotto il vicerè di Napoli Raimondo de Cardona, si porta all’assedio di Bologna il 26 gennaio 1512 e l’assedio comincia ad andare per le lunghe. Gastone muove con l’esercito da Finale Emilia e a marce forzate raggiunge Bologna il 5 febbraio . Al suo arrivo gli alleati si ritirano precipitosamente su Imola. Ma giunge la notizia che Brescia si è ribellata ed ha introdotto in città un presidio veneziano: il fatto è pericoloso perchè costituisce una minaccia diretta per Milano. Gastone lascia alcune truppe in Bologna, a marce forzate raggiunge Brescia che raggiunge il 17. Il 19 la città è assaltata e presa, i Veneziani sono messi in rotta, e Brescia conosce uno dei più spaventosi massacri e saccheggi delle guerre d’Italia. L’esercito della lega non reagisce e i soldati da una parte e dall’altra si riposano nei primi giorni di marzo. Ma Luigi XII chiede una soluzione in Italia, poichè gli Svizzeri e gli Inglesi si preparano anch’essi ad attaccare la Francia. E allora Gastone cerca la battaglia annientatrice. Muove nuovamente lungo la via Emilia oltre Bologna e i collegati si ritirano, evitando lo scontro ma Gastone chiude a nord su Ravenna minacciando la città. I collegati non possono permettersi la perdita della città e sono costretti a battaglia. Gastone ha una superiorità numerica, circa 23000 uomini contro i 16000 dei collegati. Raimondo de Cardona dispone i suoi in difesa, con la cavalleria ai lati, contando soprattutto sulle formidabili fanterie spagnole. Gastone attacca a semicerchio, le ali avanzate con la cavalleria, la famosa artiglieria ferrarese al centro, la fanteria composta di lanzi, piccardi e guasconi immediatamente dietro. Al centro le fanterie spagnole resistono e sembrano avere la meglio ma ai lati i francesi disperdono la cavalleria collegata in modo da chiudere ai lati sulla fanteria che cede e tenta di darsi alla fuga. Qui Gastone cerca l’annientamento dell’esercito collegato e guida i gendarmes francesi contro le fanterie spagnole in fuga ma cade mortalmente colpito da un colpo d’archibugio. Il risultato finale della battaglia fu che l’esercito collegato cessò di esistere mentre i Francesi persero qualcosa come 8000 uomini, 1/3 degli effettivi. Lo Stato Pontificio era ora aperto all’invasione francese ma la morte di Gastone cambiò tutto poichè il La Palice, che gli successe, aveva ben altra determinazione ed energia. In più la grande vittoria francese scosse l’imperatore Massimiliano che aderì anch’egli all’alleanza contro Luigi XII mentre Enrico VIII sbarcò nelle Fiandre. Alla fine la Folgore d’Italia era morta per nulla. Di questo capitano, la cui breve ma intensissima vita militare impressionò i contemporanei, resta il famoso monumento funebre, opera del Bambaia, esposto nel museo d’arte antica del Castello Sforzesco di Milano

Per approfondire:

Frederic J. Baumgartner, Louis XII, New York, NY, 1996

Charles Oman, A History of the Art of War in the Sixteenth Century, Oxford, 1937

Piero Pieri, Il Rinascimento e la crisi militare italiana, Torino, 1952

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