Federico II di Svevia (1214-1250)

Lo Stupor Mundi

Papi del periodo:

  1. Innocenzo III 1198-1216
  2. Onorio III 1216-1227
  3. Gregorio IX 1227-1241
  4. Celestino IV ott.-nov. 1241
  5. Innocenzo IV 1243-1254

Se con Ottone IV abbiamo visto forse il più debole degli imperatori romano germanici con il suo oppositore e successore abbiamo un personaggio straordinario, sovente riconosciuto come uno dei monarchi più importanti, se non il più importante, del Medio Evo. Eppure abbiamo un sovrano che, pur riuscendo a riunire le risorse maggiori e più significative di qualunque imperatore tedesco, pur avendo lasciato un ricordo eterno per il progetto politico, la forza e la cultura dimostrata, fallì alla fine miseramente nel proprio disegno, lasciando tanto l’Italia quanto la Germania in mano a forze centrifughe che ne avrebbero condizionato per secoli la storia e impedito uno sviluppo nazionale.

Federico era figlio di uno dei più ambiziosi tra gli imperatori, quel crudele e violento Enrico VI che tentò invano di rendere ereditario il Sacro Romano Impero e la monarchia nei tre regni di Germania, d’Italia e di Arles. Ed era figlio di quella principessa Costanza d’Altavilla, erede della Sicilia normanna, ovvero di quello che era considerato uno dei più evoluti e più forti stati d’Europa. Nato a Jesi nel 1194 restò orfano di entrambi i genitori in età giovanissima: il padre nel 1197 e la madre nel 1198. La giovanissima età non gli permise di succedere al padre nell’impero ma il diritto dinastico gli diede comunque il regno di Sicilia (che allora comprendeva oltre all’isola tutta l’Italia meridionale). E quale re di Sicilia Federico fece le sue prime esperienze, dopo un travagliato periodo in cui fu in balia di vari reggenti, imponendo la propria autorità indiscussa a partire dal 1208, quando fu dichiarato maggiorenne. E fu anche baciato dalla fortuna. Costanza morendo aveva conferito la guardiania del figlio al papa Innocenzo III. Questo pontefice aveva ben chiaro l’obiettivo politico di impedire l’unione tra il regno di Sicilia e l’impero, che avrebbe stritolato il nascente Stato della Chiesa, e si oppose inizialmente agli Hohenstaufen nella contesa per il trono tedesco. Accadde tuttavia che Ottone IV, l’imperatore guelfo, una volta ottenuta l’incoronazione imperiale, tradì il pontefice per cui alla fine Innocenzo fu costretto a spingere Federico a reclamare il trono tedesco in opposizione a Ottone.

Nel 1214 Ottone IV fu sconfitto a Bouvines e Federico ne trasse i benefici venendo riconosciuto dai principi tedeschi come re di Germania. A quel punto tutto aveva sotto di se e poteva anche godere di un buon rapporto con il pontefice, Innocenzo III prima e poi, dal 1216, Onorio III, che ben conosceva Federico essendo stato il primo dei suoi tutori. Poteva, viste le risorse a sua disposizione, realisticamente ambire a realizzare quell’impero “universale” dal Baltico al Mediterraneo. E a tale obiettivo Federico si applicò per tutta la vita. Ma dovette confrontarsi principalmente con tre generi di problemi: 1) la poca disponibilità dei principi tedeschi a riconoscere l’autorità imperiale e a contribuire con le loro risorse alla politica transalpina 2) l’assoluto rifiuto delle città italiane a rinunciare alle loro autonomie e a contribuire fiscalmente, anche nei termini ormai ridotti stabiliti sotto il Barbarossa 3) e infine le nuove ambizioni territoriali dei pontefici, che miravano non più solo a imporre il primato dell’autorità religiosa su quella laica ma bensì a costruire una solida base di potere temporale in Italia.

In Germania Federico rinunciò praticamente subito a imporre la propria autorità, mirando soprattutto a legarsi i principi con la concessione di ampie autonomie e terre della corona, in modo da ottenere da costoro supporto e soprattutto mano libera per la propria attività in Italia. L’imperatore visse poco in Germania, in pratica vi passò solo due brevi periodi. Affidò inizialmente il regno al proprio figlio primogenito Enrico ma costui tentò di imporre la propria autorità sui principi in contrasto con il padre, cosicchè Federico arrivò a deporlo e a rinchiuderlo sino alla morte prematura in un castello di Puglia.

Fu in Italia che Federico svolse la maggior parte della propria attività politica. Nel 1220 aveva ottenuto da Onorio III l’incoronazione imperiale promettendo al papa di impegnarsi per una nuova crociata, vista la difficile situazione di Outremer. Ma le città del nord Italia si dimostrarono subito recalcitranti alla sua autorità. Lo sforzo nei confronti delle città italiane assorbì il grosso dell’attività dell’imperatore che fu costretto a ritardare più volte la partenza per la crociata. Alla fine Onorio III nel 1227 morì e il suo successore Gregorio IX si mostrò meno paziente, anche perché probabilmente animato dalla preoccupazione politica di impedire l’unione tra regno di Sicilia e Impero. I fatti sono noti: Federico partì ma costretto a rientrare da un’epidemia fu prontamente scomunicato. Partito nuovamente nel giugno 1228 vigente la scomunica sbarcò in Terrasanta e con la diplomazia, scandalizzando mezzo mondo cristiano, ottenne nuovamente Gerusalemme dal sultano d’Egitto. Ma il pontefice non esitò ad attaccare il regno di Sicilia mentre Federico era assente e da allora fu guerra aperta, sebbene interrotta occasionalmente da brevi tregue e riconciliazioni. L’Italia si divise tra sostenitori dell’imperatore e sostenitori del papa mentre Federico cercò con la forza di assoggettare il paese al suo dominio. Lo fece con la forza militare e con la capacità amministrativa, dividendo il paese in giustizierati amministrati da funzionari imperiali. Nel campo militare ottenne dei grandi successi, come quando a Cortenuova nel 1237 distrusse l’esercito della seconda Lega Lombarda, oppure come quando presso l’isola del Giglio, nel 1241, la sua flotta catturò la flotta pontificia con i cardinali che il papa desiderava riunire in un concilio per deporlo. La morte di Gregorio IX nel 1241 peggiorò addirittura la situazione poiché, dopo il breve pontificato di Celestino IV, arrivò sul trono di Pietro un nobile genovese, Sinibaldo Fieschi dei conti di Lavagna, papa con il nome di Innocenzo IV, che gli mosse una guerra feroce, cercando di creare un’opposizione a Federico in Germania e in generale in tutto il mondo cristiano.

Federico non si tirò indietro, e ottenne qualche successo, ma alla fine fu duramente colpito da due disfatte militari nel nord Italia, a Parma nel 1248 e a Fossalta presso Bologna nel 1249. La lotta sarebbe potuta continuare poiché l’opposizione in Germania ebbe poco successo, gli alleati di Federico in Italia continuarono a sostenerlo e il regno di Sicilia non ondeggiò nella sua fedeltà, malgrado una congiura che coinvolse alcuni dell’immediato seguito imperiale. Scomunicato, additato dalla chiesa come l’Anticristo, Federico cessò di lottare poiché improvvisamente venne a morte, a Castel Fiorentino nelle Puglie il 2 dicembre 1250.

Questo uomo straordinario, insieme guerriero e diplomatico, fine uomo di lettere e grande legislatore, tuttavia fallì nell’immediato nella sua opera politica. Il regno di Sicilia, da lui mirabilmente organizzato, dotato di quelle Costituzioni di Melfi che ne sarebbero rimasta la base legislativa sino alla Restaurazione, passò ai suoi eredi che tuttavia, privati delle forze dell’impero, alla fine dovettero cedere al papato e al suo nuovo alleato angioino. La politica tedesca di Federico invece portò nei fatti alla fine del regno di Germania come entità politica. I principi divennero i padroni supremi e dopo il Grande Interregno la monarchia tedesca divenne cronicamente debole e con principi ispiratori radicalmente diversi da quelli del Sacro Romano Impero creato da Ottone I. In Italia l’anarchia prevalente si consolidò portando a due secoli e mezzo di guerre di fazioni sino all’emergere nel ‘500 del predominio spagnolo. Apparente vincitore fu il papato, che si liberò per sempre delle pretese imperiali di supremazia ed arrivò ad affermare il proprio dominio temporale, anche se debole, su buona parte della penisola italiana. Ma fu vincitore solo apparente poiché con la durezza della lotta e dei metodi della stessa il papato perse quel prestigio faticosamente conquistato da Gregorio VII a Innocenzo III.

Le grandi lotte tra papato e impero con Federico possono considerarsi terminate. Mancherà ancora l’ultimo scontro, nel XIV secolo, la patetica parodia del passato secondo Gregorovius, che sancirà definitivamente la fine dei due organismi, Chiesa e Impero, come i due soli al centro dell’universo medievale.

Per approfondire:

Horst, Eberhard, Federico II di Svevia (trad.ital.), Milano, 1994

Kantorowicz, Ernst, Federico II Imperatore (trad.ital.), Milano, 2000

Poole, Austin L, Germany in the Reign of Frederick II, in “Cambridge Medieval History”, Vol.6, Cambridge, 1929

Schipa, Michelangelo, Italy and Sicily under Frederick II, in “Cambridge Medieval History”, Vol.6, Cambridge, 1929

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