Basandomi su fonti, ho immaginato il dialogo di Marozia con sé stessa nel momento cruciale in cui perse il potere che aveva avuto. È un personaggio affascinante, conosciuta soprattutto per aver legato il suo nome al periodo della pornocrazia romana.
(Marzia Curti)
“In meno di un’ ora ho perso tutto. Sono stata al potere per anni. La mia famiglia, Teofilatto mio padre e Teodora mia madre, hanno saputo creare una sorta di piccolo impero dentro Roma. Fin da bambina ho assaporato il potere, capito l’ importanza di esso in questi tempi.
Di me è stato detto tanto e forse anche troppo.
Molto è stato tramandato che non è neanche troppo vero. Mi è difficile anche per me stessa sapere chi sono.
Sono nata con il nome di Maria, ed era dolce sentirlo pronunciare dai miei genitori.
Le mie domestiche mi chiamavano Mariozzia, affettuosamente, quando mi rincorrevano per le stanze della nostra casa dopo aver combinato qualche marachella.
Ma per i Romani e il mondo a venire sarò solo e sempre Marozia, la turpe donna che ha osato amare ed esercitare il potere.
E che male c’è?
La mia famiglia è stata potente, mio padre Teofilatto è stato in grado di crearsi una rete di amicizie dispensando favori ed incarichi, come tutti.
Ero e sono bella. Che male c’è? Mi dicono che è solo per la mia bellezza che ho saputo esercitare il potere per tanto tempo, seducendo gli uomini! Mah. Davvero si può essere così potente solo perché si è avvenenti? Mi definiscono rozza e analfabeta. Non me ne curo. E forse neanche lo sono.
Liutprando da Cremona, nella sua Antapodosis, mi paragona ad Erodiade. Mi definisce meretrice. Mi addita come la rovina di quel sant’uomo di Ugo di Provenza! Come se Ugo fosse davvero uno stinco di santo.
Già, Ugo! Che uomo. Appena sposata mi abbandona al mio destino calandosi con una fune da Castel Sant’Angelo.
E sì che siamo marito e moglie da pochi minuti! Nella buona e nella cattiva sorte.
Più tardi, tra qualche anno magari ci ritrarranno insieme mentre fuori da Castel Sant’Angelo la folla dei Romani si aizzerà contro di noi.
Ma sono sola invece. Sola ad affrontare il mio destino. Eppure, non mi sento sconfitta.
Mentre ricordo il mio vero nome, Maria, e quello che i posteri conosceranno con disprezzo, Marozia, c’è un nome che sale alle mie labbra in questo momento. E no, Liutprando, non è il nome di un amante.
È il nome di un uomo che sta iniziando un nuovo corso di storia per una città che ho amato più degli uomini che ho sposato.
Quel nome è Alberico II, il princeps dei Romani.
Ma prima di essere loro e della storia a venire, è mio figlio. Ed è quel nome che pronuncio con l’ affetto di una madre orgogliosa…Alberico“
Per approfondire:
Calabri, Vittoria & Poli, Marco, Intrighi e misfatti. Marozia fra storia e leggenda, Bologna, 2012
Carpegna Falconieri, Tommaso di, MAROZIA, in “Dizionario biografico degli italiani“, Vol.70, 2008
Gregorovius, Ferdinand, Storia di Roma nel Medioevo (trad.italiana), Torino, 1997
Cronache:
Liutprando da Cremona, Complete works (trad.inglese), Washington, DC, 2008