Il sequestro di Bonifacio VIII è erroneamente ricordato come “Lo schiaffo di Anagni”.
Sulla vicenda ci sono molte fonti e racconti, inglesi, tedeschi, francesi e, naturalmente, italiani. E non sempre coincidono.
Brevemente, nel 1303, per conto del re di Francia, Filippo IV, giunse in Italia Guillaume di Nogaret, membro del Consiglio di Stato di Francia; non è chiaro il suo incarico ma, verosimilmente, doveva convincere papa Bonifacio VIII, a convocare un concilio per ordine del sovrano stesso. Sicuramente veniva per opporsi alla bolla Super Petri Solio con la quale il papa aveva scomunicato il re francese. Nogaret si unì ai soldati di Giacomo Colonna, detto Sciarra, fratello del cardinale Pietro Colonna non certo amico della famiglia Caetani.
I rapporti tra il papato e il re francese erano pessimi.
Nel 1296, il papa emanò la bolla Clericis laicos con la quale veniva proibito a tutti, quindi, anche ai regnanti, di imporre, esigere o anche soltanto ricevere tributi dai religiosi. Pena la scomunica automatica (si veda A. Barbero, citato alla fine) per tutti e, per il clero, l’espulsione in caso di versamento di denaro agli uffici pubblici.
Francia e Inghilterra erano in guerra in varie zone e la tassazione al clero costituiva sicure entrate all’erario pubblico per finanziare gli eserciti. E’ chiaro che la bolla papale andava a ledere i poteri reali fin nella parte relativa alla sicurezza nazionale, diremmo oggi, visto che le imposte servivano proprio ad evitare un tracollo totale in caso di guerra ad oltranza.
Nel 1296, il re di Francia impose un blocco di alcuni beni che non potevano uscire dal regno franco, bloccando così il danaro che doveva giungere nella Sede apostolica.
“Nonostante la bolla Ineffabilis amoris dulcedine, il papa fece qualche concessione, che attenuò momentaneamente i contrasti. Ma questi riesplosero più violenti che mai quando F. fece arrestare il legato pontificio, Bernardo Saisset, vescovo di Pamiers (Senlis, 1301); il papa rispose con la bolla Ausculta fili, convocando un concilio (1301); a sua volta il re radunò in assemblea intorno a sé, per la prima volta, i rappresentanti di tutte le classi politiche francesi (feudalità, clero e borghesia cittadina) e troncò ogni rapporto col papato” (così in www.treccani.it).
Ad Anagni, la famiglia Castani controllava il Castello poi l’attuale palazzo museale (Sala delle oche) e il c.d. “Traietto”. Costituivano una struttura inaccessibile. Il luogo dove poteva trovarsi il papa erano questi tre edifici e dove si consumò il, diciamo, vilipendio nei suoi confronti. Gli storici sono di opinioni diverse; probabilmente il fatto, passato alla storia come “lo schiaffo di Anagni” potrebbe essere accaduto nel Traietto. Secondo altri si poteva trattare della cattedrale di Santa Maria ove risiedeva la curia.
Il primo a muovere contro il papa fu Sciarra facendo razzia nella cattedrale. Il nipote del papa, Francesco, disse che Nogaret diede fuoco alle porte della cattedrale. Sembra giusta la ricostruzione secondo cui il papa venne abbandonato da molti suoi collaboratori e financo da alcuni parenti. Nelle Storie pistoresi si legge che furono i parenti ad aprire le porte della città agli insorti. Bernardo Gui disse che tutti i servitori scapparono tranne Pietro Rodriguez e Boccassio.
Durante le razzie lo Sciarra e molti altri raggiunsero le stanze del Caetani che venne aggredito furiosamente e verbalmente ma tra le testimonianze non vi è traccia del leggendario schiaffo con guanto, per giunta di ferro. Lo Sciarra urlava affinché il Caetani rinunciasse al suo Officio ma egli resisteva ostinatamente. Se non fermavano la mano dello Sciarra il papa sarebbe morto in quel giorno. Non vi furono percosse, secondo alcuni, ma dopo i primi momenti concitati il Caetani venne tenuto sotto custodia. Secondo altre testimonianze, alcuni uomini dei Colonna furono molto violenti e fermati dai francesi di Nogaret.
Lo schiaffo venne aggiunto da un cronista francese del XVII secolo e finito su tutti i libri di autori che non riportavano le fonti principali.
Nicola Boccassio, fedelissimo di Benedetto Caetani, cardinale di Ostia e Velletri, rimasto sempre a lui vicino, disse che molti gli misero le mani addosso nei momenti più concitati; e questa mi sembra il fatto più vicino alla realtà. Nogaret in persona disse che fece di tutto per evitare che il pontefice fosse aggredito nonostante taluni lo volessero morto. Sembra attendibile la testimonianza del Nogaret secondo cui il papa fu “custodito” nelle sue stanze private.
È corretto aggiungere che alcune punizioni inferte al papa, come quella di essere avvolto con pelle di asino o posto con la faccia nel posteriore di un cavallo sono tipiche topoi di storie medievali (si veda la sorte di Brunechilde).
Si tenga presente che, nel 1310, si tenne un processo ad Avignone con difensori del Caetani. Non vi sono tracce di percosse, schiaffi o altre violenze simili. E’ chiaro che se vi fossero state sarebbero state evidenziate dai suoi difensori.
Tra le tante fonti diverse tra loro sembra che molte concordino nel ricordare che il Caetani assunse un atteggiamento ostinato, irremovibile, seduto sul trono, secondo altri disteso sul letto, sempre con i paramenti sacri. Fermamente convinto a non cedere alle richieste degli insorti.
Personalmente non sono mai stato un tifoso del Caetani ma confrontando le varie testimonianze e la incrollabile rassegnazione del papa al precipitare degli eventi, ho nutrito tutta la stima per chi sapeva che poteva morire in ogni momento senza mai crollare psicologicamente.
In tanti hanno paragonato Bonifacio VIII a Giobbe o Cristo come Dante nel XX canto del Purgatorio. In molti concordano che rimase per tre giorni senza cibo e acqua ma poi, sicuramente, qualcosa gli fu offerto. Altri sostengono che fu lui a digiunare per protestare contro i soprusi subiti. Rimase prigioniero sino alla mattina del 9 quando la popolazione di Anagni lo liberò uccidendo qualche francese di guardia. È certo che i francesi non permisero ai Colonna e Sciarra di uccidere il papa per le estreme conseguenze che ne sarebbero derivate. Tra i tanti, si ricorda il card. Luca Fieschi che avrebbe condotto il popolo verso il palazzo papale.
Una nota di colore: appena liberato furono portati vivande e bevande per rifocillare il papa che perdonò tutti purché riconsegnassero i tesori e oggetti rubati. Questo perdono cozza con l’arroganza e la risolutezza del carattere del Caetani ma appartiene ad una prassi consolidata del Medio Evo: sottomettersi e chiedere perdono a chi alla fine ottiene vittoria. Spesso evitava di perdere la vita come successe anni prima a Pietro e Giacomo Colonna.
Il 16 settembre partì per Roma per giungervi il 21 dopo un viaggio non privo di pericoli. Anche il luogo dove sarebbe dovuto soggiornare non era scontato con i Colonna e gli Orsini che potevano catturarlo in ogni momento.
Morì tra l’11 e il 12 ottobre 1303 a Roma. Si ignorano le cause visto che le cronache parlano di morte naturale.
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Una breve conclusione si può fare alla luce dei fatti accaduti così drammatici.
E’ un fatto acclarato che mai più la Chiesa si sia messa in una situazione fortemente in contrasto con i poteri imperiali al limite di perdere il suo rappresentante più importante, così come si deve registrare che il potere assoluto dei monarchi francesi sarà sempre più forte fino alla Rivoluzione Francese che culminerà con l’esecuzione del re e consorte.
Ma è dallo scontro tra Filippo e Bonifacio che i re francesi cominciano a trasformare il regno in qualcosa di assoluto, un imperialismo i cui poteri sembrano derivare da un dio come avvenne in Egitto e in alcuni imperatori romani. L’assolutismo politico che dominerà la scena nei secoli successivi hanno solide basi da quello francese a partire dal “grande dissidio”. Su questa scia politica si innesta il c.d. Gallicanesimo e la Chiesa gallicana con una propria “religione regia” e il titolo di rex christianissimus che comincia proprio con Filippo il Bello. La mediazione del papa cessava per sempre in Francia e il potere regio poteva avere contatti soprattutto con la chiesa francese. Solo dopo la fine della rivoluzione vi sarà un cambiamento radicale nella politica tra la Francia e la Santa Sede.
Ci sarebbero tante cose da aggiungere di quegli eventi così importanti ma per questo ci sono gli storici. Qui ho voluto solo evidenziare il “fatto” clamoroso attraverso le fonti principali.
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BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA.
A. BARBERO, Bonifacio VIII e la casa di Francia, Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo-Accademia Tudertina. pag. 273-327, 2003;
M. CIOCCHETTI, Racconti di un evento: l’”aggressione” a Bonifacio VIII, Anagni, 7-9 settembre 1303, UniversItalia, 2020