I. ALBERICO II – PRINCEPS ET SENATOR ROMANORUM
Dopo aver messo in disparte la potente genitrice Marozia (890-936) e aver in pratica recluso in Laterano il fratellastro pontefice Giovanni XI (907/910-936), Alberico II (912-954) divenne padrone assoluto della città, tanto da essere ricordato anche come Alberico II di Roma.
Fu un uomo capace, in grado di dare un volto nuovo alla città da un punto di vista amministrativo e urbanistico. Con lui Roma potè rinascere a nuova vita, con un romano come princeps a governarla.
Ci fu una congiura ordita nei suoi confronti cui sembra abbiano partecipato anche le sorelle. Una di queste si tirò indietro facendo saltare la congiura stessa e condannando alla punizione coloro che vi avevano partecipato.
Si contrappose ai continui attacchi di Ugo di Provenza (880-947), suo patrigno, che cercò invano di avere la rivincita per lo smacco subito anni prima.
II. UNA CORONA CONTESA
Il periodo in cui Alberico II regnò su Roma non fu esente da problematiche che si trascinavano da lungo tempo. Vale la pena ripercorrerne in sintesi gli avvenimenti più importanti. Ugo di Provenza, che nel 931 aveva nominato coreggente il figlio Lotario II (925-950), di indole fortemente diversa dal padre donnaiolo, nel 938 sposò la vedova di Rodolfo di Borgogna, Berta e decise il matrimonio tra la figlia di lei Adelaide (928/933-999) e il proprio figlio Lotario II. Nel 941 si spinse una seconda volta presso Roma cercando lo scontro con il figliastro Alberico II.
A farsi mediatore tra i due fu l’abate Oddone di Cluny (878-942), in ottimi rapporti con il princeps di Roma che lo aveva sostenuto nella riforma cluniacense. Nonostante le devastazioni nelle campagne attuate dagli uomini di Ugo di Provenza, i Romani appoggiarono il loro signore.
Berengario d’Ivrea (900-966), sposato con Willa nipote di Ugo di Provenza, scampato alla trappola architettata dallo stesso Ugo grazie all’avvertimento forniti da Lotario II, chiese protezione a Ottone I (912-973), ma nel 945 vedendo declinare l’astro di Ugo di Provenza, Berengario d’Ivrea giunse di nuovo in Italia.
L’astuto Ugo inviò il benvoluto figliolo ad intercedere presso vescovi ed ottimati affinché fosse concesso a questi di indossare la corona d’Italia mentre Ugo stesso preparò il proprio ritorno in Provenza, non prima di aver siglato una pace con Alberico II concedendogli la mano della figlia Alda.
Lotario II, re d’Italia dal 947 al 950, morì o per febbre o, si sospettò, per un avvelenamento voluto da Berengario d’Ivrea.
Questi, di fatto privo di alleanze, forzò la mano: cinse la corona d’Italia come Berengario II e nominò correggente il figlio Adalberto, meditando di unirlo in matrimonio con la vedova di Lotario II, la bella e giovane Adelaide di Borgogna. Rinchiusa prigioniera sul lago di Garda, la coraggiosa donna grazie all’aiuto del vescovo Adelardo riuscì a fuggire e a chiedere l’aiuto di Ottone I.
Questi, già glorioso delle sue passate imprese, meditando di riportare in auge l’antico impero carolingio, si inserì di buon grado in tali discordie. Nel 951 mosse con il suo esercito non trovando opposizione alcuna. A Pavia il quarantenne Ottone I sposò la bella ventenne Adelaide di Borgogna.
L’anno successivo inviò i vescovi di Magonza e Coira a Roma presso il pontefice Agapito II che però rifiutò la richiesta di entrare nella città. Dietro Agapito II ci fu la mente di Alberico II, conscio del pericolo di un sovrano straniero.
Berengario II nel frattempo fu costretto ad acconsentire ai piani di Corrado di Lotaringia (929-955), luogotenente di Ottone I: seppure insignito della corona d’Italia, nella dieta di Augusta insieme al figlio accettò di divenire vassallo di Ottone I. Questi, tanto per la minaccia degli Ungari, quanto per i problemi che il nuovo matrimonio creò con il figlio di primo letto Liudolfo (930-957), fu costretto a tornare nei dominii germanici.
III. LA RIFORMA CLUNIACENSE
Ad Alberico II si devono le elezioni al soglio pontificio dei quattro papi che si succedettero durante la sua signoria: Leone VII (†946), Stefano VIII (†942), Marino II (†946) e Agapito II (†955). Furono papi cortigiani, sue creature, fantocci se vogliamo, incapaci di porsi in contrasto con il loro signore.
Dobbiamo ricordare che il periodo in questione non fu, dal punto di vista del Papato, un periodo chiaro, né i papi succedutisi sulla Cathedra Petri furono, almeno non tutti, esempio di benevolenza e devozione.
La necessità di un rinnovamento in tal senso si fece sentire e il centro propulsore fu l’Abbazia di Cluny in Borgogna. Nel 931 tale abbazia ricevette per opera di papa Giovanni XI un documento attestante la dipendenza direttamente dal papato e l’indipendenza da ogni potere laico e religioso.
Dopo il suo fondatore Bernone (850-927), fu il predetto Oddone di Cluny che portò ai massimi livelli di fama e potenza l’abbazia e la riforma da essa propugnata volta al recupero della liturgia e in particolare della santa messa, della regola del silenzio, delle attività di beneficenza e cura dei più deboli.
La riforma coinvolse in un primo momento l’ordine benedettino cui l’abbazia apparteneva, per poi diffondersi anche ad altri ordini. Non va dimenticato che l’abbazia crebbe tanto in potenza spirituale quanto in quella materiale, potendo beneficiare di terre e chiese a testimonianza del suo potere. Fu anche centro di diffusione della cultura grazie agli scriptoria istituiti.
IV. PAPA AGAPITO II
Fu un altro dei papi cortigiani scelti da Alberico II, ma a differenza degli altri, figure piuttosto evanescenti, Agapito II, romano, fu un pontefice ben diverso, nonostante l’ingombrante presenza del signore di Roma.
Intervenne nella disputa sull’arcivescovato di Reims, dibattuta tra Artoldo e Ugo di Vermandois. La disputa fu oggetto di tre sinodi in cui si decise la scomunica di Ugo il Grande conte di Parigi, essendo tale contesa infatti terreno di scontro tra Luigi IV d’Oltremare e lo stesso Ugo il Grande.
Come già ricordato in precedenza, Agapito II oppose il rifiuto alla richiesta di ingresso in Roma fatta da Ottone I. Prudente e diplomatico, aperto anche ad una politica non circoscritta al solo territorio italico, tenne il pontificato per dieci anni.
V. LA MORTE DI ALBERICO II
Dopo ventidue anni di regno morì Alberico II nel 954.
Prima di morire, fece giurare ai nobili romani presso la confessione di San Pietro che, alla morte di papa Agapito II, avrebbero eletto papa il proprio figlio Ottaviano (937-964).
La stirpe di questo princeps romano diventerà forte nei decenni successivi attraverso i Conti di Tuscolo che tanto potere avranno in Roma.
Suo figlio Ottaviano, divenuto pontefice con il nome di Giovanni XII, non fu né della tempra né ebbe le stesse capacità politiche del padre. Negli anni a seguire, questo giovane ragazzo condusse alla rovina quanto il padre aveva creato.
VI. LE FONTI
– Ferdinand Gregorovius, Storia di Roma nel medioevo dall’età carolingia al XI secolo, vol. II, ed. ResGestae;
– Milani M. Arduino e il regno italico, Ist. De Agostini, 1988, Novara;
– Enciclopedia dei papi, edita dalla Treccani, alla voce Agapito II, di Arnaldi G. (2000).