I. IL PONTIFICATO DI GIOVANNI X
Dopo i brevi pontificati di Anastasio III (911-913) e Landone (913-914) venne eletto Giovanni X (914-928). La sua nomina fu voluta dai signori del tempo, Teofilatto (860-920/924) e la consorte Teodora (870-916). I due riuscirono a crearsi una posizione di rilievo: Teofilatto ricoprì la carica di vestatarius pontificio e fu anche magister militum e senator romanorum.
Insieme alla figlia Marozia (890-936 ca), che nel 915 si era unita ad Alberico (†924) duca di Spoleto e marchese di Camerino, segnarono le sorti di Roma, lasciando i pontefici del tempo ad ubbidire ai loro voleri.
L’elezione di papa Giovanni X, avvenuta nel 914, si pone in un periodo ancora turbolento che vede i Saraceni continuare le loro incursioni. Il pontefice, memore delle azioni dell’imperatore Ludovico II, autore di un’impresa militare contro i Saraceni nel Meridione, tentò di seguirne l’esempio affidando l’incarico e l’offerta della corona d’Italia al potente Berengario del Friuli (850-924). Questi venne effettivamente incoronato nel 915 come re d’Italia e dispose che contro l’orda saracena si contrapponessero le forze guidate dal marchese Adalberto d‘Ivrea (870-929) e Alberico di Spoleto.
Fu una sorta di crociata ante litteram contro un nemico da tempo assillante, che fece anche germogliare un primo sentimento nazionale, di un popolo unito contro il comune nemico.
La vittoria riportata da Alberico sconfiggendo i Saraceni nella battaglia di Garigliano del 916 gli consentì di avere ulteriore notorietà, ma gelosie e tradimenti fecero naufragare nel nulla tale vittoria. Difatti Adalberto d’Ivrea si sollevò contro il suocero, l’imperatore Berengario del Friuli, mentre venne chiamato in Italia il re Rodolfo di Borgogna (888-937) al quale fu offerta la corona. Lo sfortunato Berengario del Friuli prese allora una fatale decisione: chiedere aiuto agli Ungari, popolo altrettanto pericoloso quanto i Saraceni, che si rese colpevole di saccheggi e misfatti, nonché dell’incendio di Pavia.
Berengario del Friuli fu assassinato nel 924 e nemmeno la sorte di Alberico fu felice: scacciato da papa Giovanni X e dal popolo di Roma, venne ucciso nel suo castello di Orte dove cercò rifugio.
Ma anche il vincitore morale della vittoria contro i Saraceni, papa Giovanni X, non ebbe una sorte migliore. Volendo allontanare da sé lo strapotere di Marozia, cercò un accordo con Ugo di Provenza (880-947), ma l’astuta nobildonna romana offrì la sua mano al fratellastro di questi, Guido († 929) marchese di Toscana.
Lo scontro finale tra Marozia e papa Giovanni X avvenne nel 928 quando le forze militari del papa, guidate dal fratello Pietro, furono schiacciate dalle truppe fatte pervenire in Laterano dalla potente donna e il suo consorte. Mentre Pietro venne ucciso, papa Giovanni X fu imprigionato e morì poco dopo, forse strangolato o forse per inedia, a Castel Sant’Angelo.
II. GIOVANNI XI
Nato dalla relazione tra Marozia con papa Sergio III, Giovanni XI (907/910-936) salì sulla Cathedra Petri grazie alle manovre della madre, dopo i pontificati di Leone VI (†928) e Stefano VII (†931), che già erano stati due pedine di Marozia.
Fu in qualche modo una pedina nelle mani prima della genitrice poi del fratellastro Alberico II (912-954) quando questi, sollevatosi contro la madre e l’allora coniuge Ugo di Provenza, riuscì a diventare il signore di Roma, lasciando che il fratello pontefice seguisse i propri voleri, rinchiuso tra le mura del Laterano.
Un atto fondamentale compiuto da Giovanni XI fu il privilegio concesso nel 931 a Oddone abate di Cluny con il quale si sanciva la protezione papale nei confronti del monastero cluniacense e la dipendenza dal Papato. Ciò diverrà un elemento importante per la riforma cluniacense.
Alla morte di Giovanni XI, il fratello scelse quale successore Leone VII (†939).
III. MAROZIA, FIGLIA DEL SUO TEMPO
Si è spesso tramandata di Marozia l’immagine di femme fatale che seduceva gli uomini con il suo fascino. Questa immagine è anche il frutto di ciò che i cronisti del tempo scrissero su di lei, definendo il periodo in cui visse come l’epoca della pornocrazia.
La prima notizia che la riguarda è la relazione che la legò appena quindicenne al maturo papa Sergio III, da cui ebbe il figlio Giovanni.
Forse fu all’inizio una pedina nelle mani dei genitori che seppero usare l’avvenenza della propria figlia per consolidare alleanze. Ma Marozia in tal senso non fu né la prima né l’ultima donna ad essere pegno di alleanze.
Sicuramente fu una donna di un certo acume politico se seppe crearsi una solida rete di protezione attraverso le tre unioni che la videro al fianco dapprima di Alberico di Spoleto, poi del marchese Guido di Toscana, fratellastro di Ugo di Provenza.
L’ultime nozze avvennero nel 932, proprio con Ugo di Provenza. Furono nozze particolari: innanzitutto fu eliminato lo spauracchio dell’incesto avendo Ugo di Provenza ventilato la possibilità che Guido non fosse suo fratello; chi celebrò il matrimonio fu proprio il figlio della donna, papa Giovanni XI, mentre l’altro figlio Alberico II, contrario alla nuova unione della madre e malvisto dal nuovo patrigno fu da questi schiaffeggiato. Il rancore del giovane lo portò a farsi promotore di una rivolta tra i romani e a scombinare i piani della genitrice.
Il giorno delle nozze Marozia constatò con mano la fine del proprio potere: uno dei figli le si rivoltò contro e di lì a poco sarebbe divenuto princeps dei romani mentre il novello sposo l’abbandonò al suo destino cercando di mettersi in salvo con una fuga di certo non degna di un re: si narra infatti che si calò con una fune giù dalle mura di Castel Sant’Angelo.
Di Marozia non si seppe più nulla e probabilmente morì tra il 936 e il 937.
Quanto a Ugo di Provenza, cercò per ben due volte nel 933 e nel 936 di portare a termine la propria vendetta contro il figliastro. Ma ciò che poté fare fu solo concludere una pace con Alberico II, al quale concesse anche la mano della propria figlia Alda.
Alberico II, divenuto princeps et senator omnium Romanorum, diventò di fatto il signore di Roma, tanto da essere ricordato anche come Alberico di Roma.
Con lui iniziò una nuova fase della città e, contestualmente, l’epoca dei papi cortigiani.
IV. LE FONTI
– Ferdinand Gregorovius, Storia di Roma nel medioevo dall’età carolingia al XI secolo, vol. II, ed. ResGestae
– Dizionario biografico degli italiani, edito dalla Treccani, alla voce Giovanni XI alla voce Marozia.
– Rendina, C. I papi. Storia e segreti, eNewton