A partire dall’814, dopo la morte di Carlo Magno (742-814) la dinastia carolingia, lacerata da dissidi interni, visse momenti veramente difficili, mentre il Papato dovette districarsi nei complessi e non sempre benevoli rapporti intercorrenti sia con gli imperatori succeduti a Carlo Magno sia con il popolo di Roma. A tutto ciò si aggiunsero le incursioni dei saraceni che più volte colpirono il territorio italico.
Alla morte del suo protettore, papa Leone III (750-816) si sentì perso. Già ammalato, dovette subire lo spauracchio del ritorno dei suoi mortali nemici, il primicerio Pasquale e il sacellario Campolo, che anni prima avevano messo in pericolo la sua vita. Era stato per questo motivo che egli si era rivolto a Carlo Magno incontrandolo a Paderborn nel 799. La resa dei conti si preannunciò molto dura e il Papa stesso non esitò a far condannare a morte i due nemici, suscitando lo sdegno di Ludovico il Pio (778-840) che volle vederci chiaro.
Successore di Leone III fu Stefano IV (770-817), eletto 10 giorni dopo la morte del predecessore. Per garantirsi la benevolenza dell’imperatore – che in pratica dovette subire la nomina del nuovo Papa – egli si adoperò per informarlo dei motivi che avevano condotto alla sua scelta. Il viaggio intrapreso per giungere a Reims ebbe come finalità l’incoronazione e l’unzione di Ludovico il Pio e della moglie Ermengarda (778-818), ma permise di rinsaldare i legami con l’imperatore e mettersi sotto la sua protezione. Papa Stefano IV morì nell’817.
Papa Pasquale I (775-824) venne eletto ad appena un giorno dalla morte di Stefano IV. Anch’egli si affrettò a rendere omaggio all’imperatore. Fu un abile diplomatico, mantenendosi neutrale nelle discordie tra Ludovico il Pio e il nipote Bernardo (797-818), re dei Longobardi per volontà del nonno Carlo Magno. All’origine della lite vi fu l’emanazione della Ordinatio Imperii con la quale l’imperatore regolava la ripartizione del regno tra i suoi figli, di fatto compromettendo la posizione del nipote sul trono d’Italia. Nei rapporti tra papa e imperatore si inserì anche la concessione da parte di questi di un diploma, il “Pactum Ludovicianum”, in cui venivano garantiti dei privilegi a San Pietro. Nell’823 il Papa incoronò ed unse Lotario I (795-855), figlio di Ludovico il Pio e co-imperatore, rafforzando il diritto del pontefice di incoronare l’imperatore nella città di Roma.
II. DALLA “CONSTITUTIO ROMANA” AL TRATTATO DI VERDUN
Successore di Pasquale I fu Eugenio II (780-827), la cui nomina fu voluta da uomini fidati di Ludovico Il Pio, tra cui l’abate Wala (755-836), consigliere e parente di Carlo Magno. Fu durante il papato di Eugenio II che venne stilata, nell’824, la “Constitutio Romana”, un documento imperiale costituito da 9 articoli avente lo scopo di regolare il sistema giudiziario romano, garantendo buoni rapporti tra imperatore, papato e città di Roma. Il documento garantiva inoltre il diritto-dovere dell’imperatore di vigilare sulla correttezza dell’elezione dei pontefici.
Qualche anno più tardi, dopo la parentesi del pontificato di Valentino (800-827), fu eletto Gregorio IV (795-844), in un periodo veramente difficile per la famiglia carolingia, coinvolta nelle lotte tra Ludovico il Pio e i tre figli di primo letto, astiosi nei confronti del padre che, in seguito alla nascita del figlio Carlo II (823-877) dal secondo matrimonio con Giuditta di Baviera (800/805-843), volle inserirlo nella spartizione del regno, di fatto mettendo in crisi l’Ordinatio Imperii di alcuni anni prima. Nell’833 a Colmar, Lotario cercò di ottenere il favore del pontefice, non immaginando che questi infiammasse gli animi quando affermò la superiorità della Chiesa di Roma rispetto i vescovi franchi, schierati al fianco di Ludovico il Pio. Lotario I corse ai ripari cercando di non creare una frattura tra il Papa e i vescovi, costringendo di fatto questi ultimi ad abbandonare Ludovico il Pio che, trovatosi solo, abdicò nell’833 per poi tornare di nuovo sul trono nell’834, seppur scomunicato dai vescovi vicini al figlio Lotario I. La scomunica di Ludovico il Pio provocò un’ulteriore frattura fra il Papa e Lotario I. La pace all’interno della famiglia carolingia giunse solamente nell’843, tre anni dopo la morte di Ludovico il Pio, quando fu siglato il Trattato di Verdun e si giunse alla spartizione dell’impero fra Lotario I, Ludovico il Germanico (804-876) e Carlo II. Un anno dopo morì Gregorio IV.
III. I SARACENI IN SAN PIETRO
Il suo successore Sergio II (790-847), eletto in modo molto frettoloso, dovette fronteggiare l’arrivo di Ludovico II (822/825-875), figlio di Lotario I, che giunse a Roma per contestargli l’aver violato la “Constitutio Romana”. La frettolosità nella nomina di Sergio II era dovuta all’incidente occorso quando una parte del popolo gli aveva contrapposto il diacono Giovanni. Per evitare l’inasprirsi dei rapporti con la famiglia imperiale, i due giunsero ad accordarsi, tacitando in qualche modo le loro pretese: Sergio II ottenne conferma da Ludovico II di giungere in pace; lo unse come re del Regnum Italicum senza però prestargli giuramento; Ludovico II da parte sua gli impose lo zio Drogone di Metz (801-855), uno dei tanti figli illegittimi di Carlo Magno, come vicario apostolico in Gallia e Germania.
Il pontificato di Sergio II fu attraversato anche dal problema delle invasioni dei saraceni, non nuovi a queste imprese visto che già nell’813 avevano attaccato Cemtumcellae, dirigendosi poi verso il Meridione. Nuove invasioni si erano verificate nell’827, quando erano sbarcati a Mazara e nell’831 a Palermo. Essi irruppero di nuovo nell’845 nel Meridione per giungere poi fin verso Porto e Ostia Nuova. Il Papa approntò misure difensive che però non impedirono il saccheggio delle due basiliche di San Pietro e San Paolo fuori le mura. L’assoluta mancanza di intervento di Lotario I e di suo figlio confermò i difficili rapporti con il papato, che poté giovarsi del braccio armato del duca Guido di Spoleto (805-860), unico difensore del cuore della Cristianità.
Ulteriori misure difensive furono intraprese da Leone IV (790-855), successore di Sergio II. Questi fece costruire una cinta muraria che inglobava anche il Vaticano – rimasto fuori dalla cinta difensiva delle Mura Aureliane – costituendo quella Civitas Leonina, baluardo contro i saraceni rimasti ancora un temibile pericolo.
IV. NICCOLO’ I MAGNO
Tra i vari pontefici saliti sulla cattedra di Pietro merita una menzione particolare Niccolò I Magno (820-867), stimato dall’imperatore Ludovico II, che ne favorì l’elezione nell’858. L’amicizia tra i due fu vicendevole e si manifestò attraverso reciproci atti di sottomissione. Il pontificato di Niccolò I Magno non fu affatto facile, ma egli vi fece fronte con mano sicura, riuscendo a riportare all’obbedienza l’arcivescovo Giovanni di Ravenna che gli si era ribellato nel tentativo di rendersi autonomo dalla Chiesa di Roma. Nonostante l’arcivescovo si fosse per ben due volte rivolto all’imperatore, Niccolò I Magno riuscì a vincere la partita contro il presule riottoso, peraltro da lui scomunicato.
Agli inizi del suo pontificato, il Papa dovette intervenire nella difficile situazione creatasi a Costantinopoli quando il patriarca Ignazio fu sostituito dall’imperatore Michele III (842-867) con il protospatario Fozio (810-893). Da Roma il Papa inviò due messi per giungere a un accordo, ma questi altro non fecero che parteggiare per Fozio, probabilmente facendosi corrompere. La contesa tra Roma e Costantinopoli non era scevra di problematiche religiose avendo Fozio rifiutato sottomettersi alle imposizioni papali in materia di digiuno del sabato, di celibato dei sacerdoti e di aggiunta del «filioque» al Simbolo niceno-costantinopolitano. Intervenne però il successore di Michele III, l’imperatore Basilio I (867-886), che depose Fozio.
Tra l’863 e l’864 l’amicizia tra Niccolò I e Ludovico II entrò in crisi per colpa del fratello dell’imperatore, Lotario II (835-869). Questi, unito in matrimonio con Teutberga (†875) intese ripudiarla per contrarre matrimonio con l’amante Gualdrada (ca 835-869). La questione assunse connotati molto tristi per la regina ripudiata, accusata anche di incesto con il fratello. Niccolò I convocò allora un sinodo da tenersi a Metz, cui avrebbe dovuto partecipare Lotario II, pena la scomunica. Vescovi compiacenti dichiararono sciolto il matrimonio con Teutberga e valido quello con Gualdrada. I due vescovi incaricati di riferire quanto avvenuto al sinodo, Guntero di Colonia e Teutgaudo di Treviri, non avevano immaginato tuttavia l’inflessibilità del pontefice circa l’autorità della Chiesa in materia di matrimonio: egli non solo li fece attendere prima di riceverli, ma vennero anche deposti e scomunicati.
I due furono costretti a rivolgersi a Ludovico II, furente per come veniva trattato il fratello. Il suo arrivo a Roma nell’864 diede prova della risolutezza del Papa. Anche Ludovico II non fu ricevuto subito dall’antico amico. Seguirono scontri e violenze di ogni tipo da parte dei soldati dell’imperatore, che si placò solo quando il Papa minacciò la scomunica. Ludovico II dovette arrendersi ai voleri del Papa ed altrettanto fece Lotario II riprendendosi la moglie Teutberga ed abbandonando Gualdrada, salvo poi tentare nuovamente nell’866 di ritornare con la concubina.
Due anni dopo questi eventi, l’energico e risoluto Niccolò I si adoperò in favore dell’evangelizzazione dei Bulgari di re Boris (†907), affidando tale incarico ai vescovi Paolo di Populonia e Formoso di Porto (816-896). In tale modo si inserì a pieno titolo nelle dispute tra preti latini e greci operanti in quella terra, garantendo ai primi una supremazia sugli altri, di fatto portando dalla propria parte i Bulgari. Egli preparò per re Boris anche i Responsa, una serie di precetti intesa a fornire risposte in ogni aspetto della vita di quel popolo.
Papa Niccolò I Magno morì il 13 Novembre dell’867, ammirato e temuto.
Solo dopo la sua morte, le particolari vicende che avrebbero coinvolto il vescovo Formoso avrebbero finito per allontanare i Bulgari dalla Chiesa di Roma, favorendo invece Costantinopoli e così vanificando l’opera di Niccolò Magno e di Formoso.
V. LE FONTI
Ferdinand Gregorovius, Storia di Roma nel medioevo dall’età carolingia al XI secolo, vol. II, ed. ResGestae; Enciclopedia edita dalla Treccani alla voce Pasquale I; Dizionario biografico degli italiani, edito da Treccani, alla voce Sergio II di Bonaccorsi I, vol. 92;