Il Monastero di Santa Chiara di Napoli nasce come cappella di corte, durante la dominazione angioina. A volere l’ edificio il re Roberto d’Angiò (1277-1343), con la consorte Sancha d’Aragona (1285-1345). I due regnanti, infatti, desideravano un luogo di culto, degno del loro rango, da dedicare al Santissimo Sacramento. Al di là della cappella, furono pensati un convento francescano per accogliere i frati che si occupavano delle funzioni liturgiche, ed un monastero per l’Ordine di clausura delle Clarisse. Il monumentale complesso, composto da chiesa, monastero, chiostro e torre campanaria, è dedicato a santa Chiara (1194-1253) proprio per la presenza delle suore claustrali.
LA STORIA
La costruzione del complesso, iniziata nel 1310, fu portata a termine nel 1328. La chiesa, costruita dall’architetto e scultore Gagliardo Primario (†1348), ha un’unica navata con dieci cappelle per lato. Nella sacra struttura, sono sepolti i regnanti della casa angioina, nonché i più importanti dignitari di corte. Nella medesima, riposano anche le spoglie dei Borbone e quelle di Salvo d’Acquisto (1920-1943), eroico vicebrigadiere dei Carabinieri, insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare, che sacrificò la sua vita per salvare un gruppo di civili durante un rastrellamento delle truppe naziste nel corso del secondo conflitto mondiale. Grandioso è il sepolcro di Roberto d’Angiò, costruito da Giovanni e Pacio Bertini, architetti originari di Firenze e molto attivi a Napoli nel XIV secolo. I medesimi artisti furono autori anche del pulpito e dell’altare maggiore.
Purtroppo, poche sono rimaste le testimonianze sui meravigliosi affreschi realizzati da Giotto (†1337) e dagli apprendisti facenti parte della sua bottega napoletana. Per circa quattro secoli, il complesso di Santa Chiara non subì alcuna modifica. Nel XVIII secolo, l’architetto e pittore Ferdinando Sanfelice (1675-1748) ed il “collega” Domenico Antonio Vaccaro (1678-1745), insieme ad un gruppo di decoratori, arricchirono la costruzione con abbellimenti di stile barocco. Nel 1943, i bombardamenti su Napoli, conseguenza della Seconda Guerra Mondiale, danneggiarono gravemente la chiesa, che, attualmente, ha recuperato l’originario aspetto medievale.
IL CHIOSTRO
Il chiostro di Santa Chiara è una splendida oasi di pace. Della costruzione originaria, è rimasto il bellissimo colonnato con sessantasei archi. Il giardino, così come si può oggi ammirare, fu realizzato dal già richiamato Domenico Antonio Vaccaro, su invito della badessa Ippolita Carmignano, la quale, come indicato da uno storico, «reputava l’antica facies gotica ormai poco adeguata ad ospitare le giovani aristocratiche costrette alla clausura dalle loro influenti e ricche famiglie».
La zona verde ha quattro grandi aiuole, a loro volta divise da vialetti interni con sessantaquattro pilastri impreziositi da maioliche dipinte a mano da artigiani appartenenti alle migliori botteghe dell’epoca (i Massa, i Donato ed i Chianese). In particolare, si tratta di maioliche policrome che ben si sposano con la natura circostante. Parte del giardino è all’italiana, con siepi e fontane. Altra area, invece è dedicata alla coltivazione.
IL MUSEO
Il museo di Santa Chiara, aperto nel 1995, ha quattro sale espositive: la “Sala Archeologica”, con i reperti ritrovati durante gli scavi; la “Sala della Storia”, in cui sono illustrati i vari cambiamenti artistici vissuti dal complesso; la “Sala dei Marmi” e la “Sala dei Reliquiari”, ove sono esposte pregiate urne sacre.
Sono presenti, inoltre, numerose opere, fra le quali meritano certamente un cenno il trecentesco Fregio di Santa Caterina dei fratelli Bertini e l’Ecce Homo di Giovanni da Nola, al secolo Giovanni Merliano (1488-1558), uno dei più celebri scultori del Cinquecento napoletano.
L’AREA ARCHEOLOGICA ED IL PRESEPE
Il complesso di Santa Chiara presenta anche un’area archeologica con una zona termale risalente al I secolo d.C. scoperta nel secondo dopoguerra.
All’interno del monastero, è pure un meraviglioso presepe, realizzato durante il regno di Ferdinando IV di Borbone (1751-1825).
Nel rispetto della tradizione presepiale partenopea, la rappresentazione sacra è abbracciata idealmente dalla vita dei quartieri dell’antica Napoli. La Natività è posta al centro della scena ed è collocata in un monumento romano diroccato. Immagine simbolica che sta a significare la nascita della nuova era cristiana sulle macerie del paganesimo. L’allestimento è creato in cartapesta, sughero e legno. I vari pastori sono fatti di ferro filato, stoppa e terracotta.
LA FAMOSA CANZONE
Sia consentita una conclusione moderna. Munasterio ‘e Santa Chiara è il titolo di celebre brano dedicato all’antico ed incantevole complesso napoletano. La canzone fu lanciata nel 1945 da Giacomo Rondinella, e successivamente ripresa, con notevole successo, da molti altri artisti fra i quali Mario Abbate, Roberto Murolo, Claudio Villa, Peppino di Capri e Mina. Protagonista della canzone è un emigrante che esprime con toni accorati il desiderio di ritornare nella sua città, con la paura di ritrovarla in macerie dopo il tremendo conflitto bellico. Il monastero di Santa Chiara, distrutto dalle bombe, anche grazie a questa struggente melodia, diventa così il simbolo di tutta una nazione che vuole risorgere dopo aver vissuto l’orrore della guerra.
FONTI:
· sito Internet ufficiale del Monastero di Santa Chiara
· portale “italiani.it”
· Jovino G., La Chiesa e il Chiostro maiolicato di S. Chiara in Napoli. Napoli, ASMEZ, 1983
· Donatone, G., Il chiostro maiolicato di Santa Chiara, Napoli: ESI, 1995