Strano destino quello dei Wittelsbach. E’ stata la dinastia tedesca che a mantenuto più a lungo di ogni altra il potere su un territorio importante nel Reich (la Baviera dal 1180 al 1918) eppure è stata sempre ai margini della storia, senza mai riuscire a scalare quelle vette ove sono riusciti Hohenzollern e Asburgo, nei tempi moderni, ed in epoca medievale Hohenstaufen e Lussemburgo. Eppure studiando la storia dei Wittelsbach è evidente che più di Hohenzollern e Asburgo essi ebbero la possibilità di imporsi, ma sempre furono incapaci di sfruttare l’opportunità e la fortuna del momento.
Tutto cominciò nel 1180 quando Ottone di Wittelsbach, un conte bavarese fedele sostenitore di Federico Barbarossa, fu infeudato con il Ducato di Baviera, tolto al guelfo Enrico il Leone, reo di non aver appoggiato l’imperatore nella spedizione italiana conclusasi con la disfatta di Legnano. Ottone morì quasi subito ma suo figlio, il duca Ludovico I (1183-1231) ebbe il grandissimo merito di legarsi strettamente agli Hohenstaufen cosicchè nel 1214 il giovanissimo Federico II, lo “Stupor Mundi“, lo infeudò anche del Palatinato Renano. Il legame dei primi Wittelsbach con gli Hohenstaufen non fu rotto neppure dal tragico avvenimento del 21 giugno 1208 quando, all’entrata del Duomo di Bamberga, un membro minore della casata, in un impeto di rabbia o forse di pazzia, assassinò il re Filippo, figlio del Barbarossa e zio di Federico II. Ludovico I fu a sua volta assassinato da uno sconosciuto sul ponte di Kelheim nel 1231 ma i suoi successori erano sicuramente nella prima metà del sec.XIII i più potenti signori dell’Impero dopo gli Hohenstaufen. Ma a questo punto furono essi stessi a minare le fondamenta stesse del loro potere. E’ del 1255 la prima divisione dei territori tra i figli del duca Ottone II (1231-1253): Ludovico II ebbe Palatinato e Alta Baviera (meridionale), Enrico XIII ebbe la Bassa Baviera (settentrionale). Questo mentre i Premyslidi di Boemia incrementavano i propri territori a seguito del Grande Interregno. La Baviera, unica in grado di opporsi alla Boemia nella successione alle terre austriache dei Babenberg si lasciò sfuggire l’occasione, preferendo le contese interne. Il Grande Interregno passò e l’incapacità dei Wittelsbach fu colmata dagli Asburgo, che ne approfittarono per ritagliarsi dal niente il potere sull’Austria. Ma non era finita. Nel 1294 il duca Ludovico II venne a morte e ancora divise i propri territori tra i due figli: a Ludovico IV andò l’Alta Baviera, a Rodolfo il Palatinato e questa divisione fu di fatto definitiva, durando sino al 1777 attraverso vicende storiche assolutamente diverse. Quindi, prima occasione perduta.
Nel XIV secolo andò persa anche la seconda. Ludovico per primo si inserì nelle contese per la corona tedesca e nel 1314 fu eletto re malgrado l’opposizione di un Asburgo, il duca d’Austria Federico il Bello. La vicenda è nota. Ludovico, passato alla storia come Ludovico il Bavaro, sconfisse Federico in battaglia ed ebbe la corona. Ma si scontrò con il papato avignonese, in una lotta epica che lo portò a farsi incoronare in Roma dal famoso Sciarra Colonna, sostenuto nelle sue pretese di indipendenza del potere laico da famosi pensatori quali Guglielmo di Occam e Marsiglio da Padova, e che ebbe come conseguenza ultima la Dichiarazione di Rhense del 1338, quando i principi tedeschi affermarono solennemente la laicità della corona di Germania. Ludovico però era uno che badava al sodo e alle contese con il papato preferì il rafforzamento della propria dinastia. Cosa che fece con il potere d’investitura che gli derivava dalla carica regale e con il vecchio sistema dei matrimoni. In primo luogo, all’estinzione degli Ascani nel 1320, investì il proprio figlio maggiore Ludovico V con la Marca di Brandeburgo, nel nord-est del paese. Poi, vedovo della prima moglie Beatrice di Slesia, sposò egli stesso in seconde nozze Margherita d’Avesnes, unica erede delle Contee di Hainaut, Olanda, Zelanda e Frisia, creandosi così un’ulteriore base di potere a nord-ovest. Nel 1340 fu baciato dalla fortuna quando il ramo dei duchi della Bassa Baviera si estinse e ancora nel 1342 spinse la famosa Margherita Maultasch, erede del Tirolo, a separarsi dal proprio marito Giovanni Enrico di Lussemburgo per sposare il già citato Ludovico V, Margravio di Brandeburgo. A questo punto Ludovico IV e i suoi figli controllavano dei territori immensi in seno all’impero: Baviera, Tirolo, Brandeburgo, Hainaut, Olanda, Zelanda e Frisia. I cugini (con cui i rapporti non erano ottimi) controllavano il Palatinato. Mai così tanto potere in una sola famiglia. Eppure anche qui in mezzo secolo tutto se ne andò. Ludovico il Bavaro morì di un colpo apoplettico nel 1347 quando gli elettori, spinti soprattutto dalle cricche ecclesiastiche ma anche timorosi del troppo potere della famiglia, gli elessero come successore Carlo IV di Lussemburgo, re di Boemia. Ludovico stesso frantumò nei fatti l’eredità, dividendola tra i figli. La Baviera divenne un condominio, il Tirolo fu perso nel 1363 quando il giovane erede di Ludovico V morì senza figli e finì agli Asburgo, il Brandeburgo fu venduto dal più incapace dei figli di Ludovico, Ottone V, ai Lussemburgo, e i territori di Hainaut, Olanda, Frisia e Zelanda si avviarono a fare vita propria, finendo poi nel 1435 con la celebre Jacqueline di Baviera nell’orbita borgognona. Nel 1392 lo stesso Ducato di Baviera venne suddiviso nei Ducati di Monaco, Ingolstadt, Landshut e Straubing che passarono il successivo secolo e mezzo a guerreggiare tra loro. Al danno si era inoltre aggiunta la beffa nel 1356 quando nella famosa Bolla d’Oro, ai Wittelsbach bavaresi non fu riconosciuta la dignità elettorale, che andò invece ai più poveri cugini palatini. Seconda occasione perduta.
I secoli XV e XVI passarono stancamente. I Wittelsbach palatini si dividono in varie linee anche se la dignità elettorale e la capitale Heidelberg restano ai primogeniti maschi. Riescono a produrre due re: un re di Germania con l’elettore Roberto III che però sceso in Italia le prende da Gian Galeazzo Visconti nella battaglia di Brescia nel 1401 e prontamente si ritira; e, tramite complicate successioni dinastiche, un re di Danimarca, Svezia e Norvegia chiamato Cristoforo III, ricordato per aver vigorosamente represso delle rivolte contadine ed essere morto senza eredi nel 1448 lasciando Copenaghen alla Casa di Oldenburg che vi regna tuttora. In più cominciano ad accostarsi alla Riforma, e questa è tanta roba. In Baviera invece il XV secolo passa tra lotte tra i quattro ducati, con l’episodio della povera Agnes Bernauer che si staglia sopra un grigiore totale; finito il MedioEvo anche alla povera Baviera arride un po’ di fortuna cosicchè, estintesi le varie linee ducali, nel 1503 il duca Alberto IV di Baviera-Monaco riesce a riunire tutti gli staterelli in un unico ducato di Baviera. Ma deve pagar pedaggio all’Asburgo Massimiliano I, Re dei Romani e di Germania oltrechè grandissima volpe, che gli porta via bei territori adiacenti alla Felix Austria. Alberto IV per fortuna fa una leggina per cui da allora la Baviera non si divide più, e passa di padre in figlio secondo la Legge Salica. Ma la terza fregatura sta maturando.
Il ‘500 finisce in piena Controriforma. I Wittelsbach, senza troppa convinzione, si trovano con l’elettore palatino Federico IV a capo del bando protestante nell’impero. Viene il ‘600 e, con maggior convinzione, uno dei più grandi Wittelsbach, il Duca (poi Elettore) di Baviera Massimiliano I è a capo del bando cattolico, che appoggia i cattolicissimi Asburgo d’Austria. Un altro Wittelsbach, di carattere meno deciso, l’elettore palatino Federico V, è a capo dei protestanti, accetta la corona di Boemia, si scontra con i cattolici, perde alla Montagna Bianca, è la Guerra dei Trent’Anni. Non è il caso qui di descriverla. Basti sapere che Massimiliano riesce a diventare elettore dando alla Baviera il giusto posto e che gli eredi di Federico V riescono a restare nella loro capitale di Heidelberg: ma ambo i Wittelsbach sono a capo di due paesi completamente distrutti. e di fatto non hanno ottenuto nulla. Massimiliano, l’eroe cattolico della guerra, ha di fatto sostenuto gli Asburgo. Tanta spesa, tante risorse, ma risultati pochi. Piccoli corollari: una sottolinea palatina ascende al trono di Svezia, producendo 50 anni dopo un tipo a nome Carlo XII. Ma sono magre soddisfazioni. Anche nel ‘600 per i Witttelsbach successo rimandato.
Con la fine del secolo barocco torna un personaggio intrigante, si chiama Massimiliano II Emanuele, è Principe Elettore di Baviera, si agita a più non posso, guida gli eserciti bavaresi e austriaci contro i Turchi alla conquista di Belgrado nel 1688, diventa Governatore dei Paesi Bassi spagnoli e riesce a imporre il proprio figlio, Giuseppe Ferdinando, ad erede del trono degli Asburgo di Spagna. Ma il giovanissimo principe muore nel 1699, altra iella, e nulla se ne fa. Massimiliano Emanuele combatte gli Asburgo alleato di Luigi XIV nella Guerra di Successione di Spagna, ma è sconfitto a Blenheim nel 1704 da Eugenio di Savoia e da Marlborough e perde pure la Baviera, che gli viene restituita solo nel 1714. Con suo figlio, l’elettore Carlo Alberto, si consuma l’ultimo tentativo di questa grande casata a ritagliarsi un grande ruolo in Europa. Ma è un dramma. Carlo Alberto reclama i territori asburgici alla morte dell’imperatore Carlo VI, ha l’appoggio della Francia, ma ha la sfortuna di trovarsi di fronte una virago a nome Maria Teresa, che muove contro di lui l’intera Ungheria. Carlo Alberto riesce nel 1742 ad essere pure eletto imperatore Carlo VII a Francoforte, ma non gli obbedisce nessuno. Gli Ungheresi occupano pure Monaco e con la sua morte nel 1745 cala il sipario sui tentativi della Casa di Wittelsbach. Quarta occasione perduta.
Dal 1745 al 1918 la storia è molto più tranquilla. Palatinato e Baviera si riuniscono per ragioni dinastiche (la linea bavarese si estinse) nel 1777 e nel 1806 l’elettore Massimiliano IV, grandissimo opportunista, ottiene da Napoleone il titolo di re di Baviera. Nel 1813 è il primo a tradire il suo benefattore e a tornare con gli Asburgo. L’800 è il secolo del gossip: re Luigi I se la fa con una ballerina, Luigi II accetta il II Reich ma poi diventa matto, e a lui succede uno che già matto era. Un giovane principe di nome Ottone viene eletto al trono di Grecia ma dopo trent’anni ne viene cacciato. Due sorelle principesse di una linea collaterale entrano nella leggenda rispettivamente come imperatrice d’Austria e regina delle Due Sicilie. Nel novembre 1918 l’ultimo re di Baviera, il vecchio Luigi III, è il primo costretto ad andarsene dalle rivoluzioni tedesche. L’ultimo principe ereditario, Roberto, si copre di gloria nella I Guerra Mondiale e mantiene alto il prestigio della famiglia durante gli anni bui. Un’altra principessa, Elisabetta, regina dei Belgi, diventa nota come la “regina rossa“. Oggi sono più vivi che mai, hanno le loro cospicue proprietà e sono ben ricordati. Sono sempre stati “second best”.
Per approfondire:
AA.VV., Die Wittelsbacher und die Kurpfalz im Mittelalter. Eine Erfolgsgeschichte?, Ratisbona, 2013
Adalbert von Bayern, Die Wittelsbacher. Geschichte unserer Familie, Monaco, 1979
Ludwig Holzfurtner, Die Wittelsbacher. Staat und Dynastie in acht Jahrhunderten, Stoccarda, 2005
Hans-Michael Körner, Die Wittelsbacher. Vom Mittelalter bis zur Gegenwart, Monaco, 2009