I dieci giorni (mai esistiti) che hanno cambiato il mondo

Premessa.

Il 15 ottobre 1582, nel convento di Alba de Tormes, si spegne Teresa Sánchez de Cepeda Dávila y Ahumada, molto meglio conosciuta come santa Teresa d’Avila, Dottore della Chiesa. La mistica è in agonia dal 4 ottobre. Ne dovrebbe discendere che la sofferenza premorte sia durata circa undici giorni… ed invece no. Soltanto poche ore. Difatti, i giorni fra il 5 ed il 14 ottobre di quel 1582 mai sono esistiti, inghiottiti in una sola notte: proprio quella che seguì il 4 del decimo mese dell’anno.

1. I problemi del calendario giuliano.

Rari documenti del Cinquecento fanno riferimento a Luigi Lilio, un medico ed astronomo di origini calabresi. Nato nel 1510, studiò a Napoli, poi a Roma e fu certamente docente di medicina a Perugia nel 1552 prima di morire in anno imprecisato. Eppure, il suo contributo, nella presente storia, fu decisivo. Nel periodo, anzi già da tempo, era molto sentita l’esigenza della riforma del calendario civile, istituito da Giulio Cesare (100-44 a.C.) nel 46 a.C. – dunque detto giuliano – e da allora rimasto pressoché inalterato. Tale calendario era inesatto, in quanto ciascun anno aveva circa dodici minuti in più rispetto alla durata dell’anno astronomico. Nell’ultimo quarto del XVI secolo, il vantaggio guadagnato dal calendario civile su quello astronomico era di dieci giorni. Le ragioni per cui la riforma si rendeva necessaria erano sia pratiche sia teologiche. Pratiche, perché diverse attività umane dipendevano proprio dal calendario civile: la semina, il raccolto, la potatura, la vendemmia non potevano essere sfalsati rispetto al clima delle varie stagioni. Teologiche, in quanto la Chiesa, fin dal primo concilio di Nicea (325), aveva legato la Pasqua all’equinozio di primavera, stabilito dal calendario giuliano al 21 marzo. Più precisamente, la principale festa della cristianità era stata fissata alla prima domenica successiva alla quattordicesima luna dopo quell’equinozio. In sintesi, era a rischio la corretta datazione della Pasqua. All’epoca, il problema era estremamente serio, in quanto i protestanti, da alcuni anni separatisi dalla Chiesa di Roma, accusavano quest’ultima di essere giunta ad un tale livello di corruzione e di lassismo che neppure la data della Santa Pasqua era ormai certa.

2. Gregorio XIII e la riforma del calendario.

In risposta a tali critiche, nel 1574, il pontefice Gregorio XIII, al secolo Ugo Boncompagni (1502-1585), istituì presso il Vaticano una Commissione di studio per la fissazione della data esatta della Pasqua, tramite la riforma del calendario giuliano, applicabile in primo luogo nei Paesi di confessione cattolica. Di tale Commissione faceva anche parte – unico laico fra gli altri componenti, tutti appartenenti al clero – Antonio Lilio, fratello di quel Luigi in precedenza richiamato. Evidentemente, quest’ultimo doveva essere morto prima dell’insediamento della Commissione: dunque, nello stesso 1574 oppure in anno precedente. In ogni modo, Antonio presentò la proposta che il germano aveva elaborato nei suoi studi astronomici. Di suggerimenti, in realtà, ne furono esaminati diversi, basati sui molti ragionamenti e principi, ma la Commissione approvò proprio quello di Luigi Lilio. Del resto, tale proposta era molto semplice, e quindi comprensibile da tutti: specie dai contadini e dai preti, le due categorie che più ne avrebbero gestito le conseguenze, gli uni nei lavori agricoli, gli altri nella liturgia. La soluzione prevedeva, in primo luogo, di eliminare dieci giorni dal calendario civile per sincronizzarlo a quello astronomico. In secondo, di eliminarne altri tre ogni quattro secoli: segnatamente, considerando bisestili, oltre quelli divisibili per quattro (ad esempio, 1760, 1904, 2012…), soltanto gli anni secolari 1600, 2000 e 2400, ma non tali gli altri (1700, 1800, eccetera). In conseguenza, l’anno 2000, di recente vissuto, ha una duplice caratterizzazione: è stato l’anno di passaggio dal secondo al terzo millennio, ma anche l’unico secolare, dal 1600 al 2400, ad essere considerato bisestile.

La riforma fu deliberata e promulgata con la bolla papale Inter gravissimas del 24 febbraio 1582 decidendo di eliminare i dieci giorni dal 4 al 15 ottobre di quello stesso anno. Dal nome del pontefice, il calendario è passato alla storia come gregoriano. In Italia, nella penisola iberica, nei Paesi Bassi, in Lussemburgo, in Polonia e in Lituania – tutti cattolici – la riforma prese piede immediatamente. La Francia attese un paio di mesi, e passò all’improvviso dal 9 al 20 dicembre di quel 1582. L’Austria e la Svizzera si adeguarono poco dopo, rispettivamente nel 1583 e nel 1584.

3. Christopher Clavius.

Il calendario fu invece oggetto di critiche nei Paesi protestanti. Tuttavia, va ricordata la difesa sostenuta, su solide basi scientifiche, da Christopher Clavius (1538-1612), gesuita, matematico ed astronomo tedesco che aveva fatto parte della Commissione nominata dal pontefice. Anzi, l’«Euclide del XVI secolo» – come è stato definito – diede un contributo non indifferente alla stessa confezione del calendario, in quanto fu lui a scartare l’ipotesi di adottare il cosiddetto anno siderale, ritenuto troppo complesso. Senza alcun dubbio, egli fu un valido scienziato. Sostenitore del geocentrismo, si oppose decisamente alla teoria eliocentrica proposta qualche anno prima da Niccolò Copernico (1473-1543). Nondimeno, considerando i problemi del modello tolemaico, vi apportò alcune modifiche, aumentando da nove a undici il numero dei cieli. Agli inizi del XVII secolo, Clavius godeva di grande fama, e Galileo Galilei (1564-1642) gli fece visita nel 1611, per discutere con lui le osservazioni che aveva eseguito con il cannocchiale. Il genio pisano ignorava che proprio in quell’anno la Chiesa aveva iniziato a nutrire sospetti su di lui… Il tedesco ascoltò le entusiastiche tesi del collega italiano, ma sostenne di nutrire forti dubbi a proposito della presenza di montagne sulla Luna. Per curioso gioco della storia ed ironia della sorte, proprio a Clavius è stato dedicato uno dei maggiori crateri presenti sul satellite terrestre. Ed è proprio in esso che si trova la base lunare statunitense nel celeberrimo film 2001: Odissea nello spazio, diretto da Stanley Kubrick.

4. Conclusioni.

Con il tempo, quasi tutti gli Stati del globo hanno adottato il calendario gregoriano. È interessante la vicenda della Russia, Paese in cui il calendario giuliano è rimasto in vigore fino a poco dopo la presa del potere da parte dei bolscevichi. La «Rivoluzione d’ottobre», ancora definita come tale, si verificò il 28 ottobre 1917, secondo il calendario giuliano all’epoca in vigore, ma la data, secondo quello gregoriano, è il 7 novembre. Ed è proprio in questo giorno che, durante il periodo sovietico (ed anche oltre), si sono svolte le celebrazioni anniversarie della presa del Palazzo d’inverno. Addirittura, il 7 novembre 1941, Iosif Vissarionovič Džugašvili, meglio noto come Iosif Stalin (1878-1953), fece sfilare l’esercito sotto il Cremlino per sollevare il morale della popolazione con i Nazisti non lontani da Mosca. Attualmente, quasi tutti i Paesi del mondo adottano il calendario gregoriano: fanno eccezione soltanto l’Iran, l’Afghanistan, l’Etiopia e il Nepal. L’India, la Corea del Nord, il Bangladesh, Israele, il Pakistan e il Myanmar lo utilizzano ma gli accostano anche calendari locali.

Quei dieci giorni, mai esistiti, hanno dunque cambiato il mondo. E gran parte del merito va assegnato proprio al poco noto Luigi Lilio. Lo scienziato non conosceva le leggi che regolano il movimento dei pianeti, che sarebbero state scoperte, poco tempo dopo, da Giovanni Keplero (1571-1630). Neppure aveva idea dei modelli fisici e matematici che avrebbero reso immortali prima Galileo e poi Isaac Newton (1642-1726), per tacere di altri. Eppure, grazie alle sue intuizioni, riuscì a elaborare un calendario così preciso da sfidare i secoli.

Bibliografia:

Agostino Borromeo, Gregorio XIII, in Enciclopedia dei Papi, 2000

Giovan Giuseppe Mennella, I dieci giorni di ottobre mai esistiti che sconvolsero il mondo, in L’Unità Laburista – Fermare Ankara, n.16, 11.10.2019

Marco Ruffini, Le imprese del drago: politica, emblematica e scienze naturali alla corte di Gregorio XIII, Roma, 2005

Jacopo Santoro, Dieci giorni mai esistiti. La riforma del calendario gregoriano, in InStoria, n.68, agosto 2013

Giuseppe Capoano; Francesco Vizza, Luigi Lilio. Il dominio del tempo, Padova, 2017

Egidio Mezzi; Francesco Vizza, Luigi Lilio, medico, astronomoe matematico di Cirò, ideatore della riforma del calendario gregoriano, Reggio Calabria, 2010

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