Nei dieci anni del suo regno Ottone II (955-983) si era trovato fin da subito a dover gestire difficili situazioni, spesso concomitanti tra loro.
Quando nel 973, alla morte di Burcardo III di Svevia (915-973), Ottone II aveva concesso il ducato di Svevia al proprio nipote Ottone (954-982), figlio del suo fratellastro Liudolfo (930-957), Enrico II il Litigioso (951-995), che si era sentito defraudato in quanto Burcardo III era suo cognato, aveva cospirato per ben due volte contro il giovane sovrano costringendolo ad imprigionarlo.
È dopo questa seconda congiura che Ottone II decise di disgiungere la Baviera dalla Carinzia, affidando il controllo di questa al figlio di Corrado il Rosso (929-955) e Liutgarda (931-953), Ottone di Worms (950-1004), suo nipote per parte paterna.
Nello stesso periodo a Roma nonostante fosse stato eletto Benedetto VI (†974) sul soglio pontificio, nomina cara alla fazione imperiale, la componente nemica all’imperatore, che trovava nella nobile famiglia dei Crescenzi gli esponenti di spicco, aveva fatto il nome di colui che, conosciuto come Franco o Francone, era stato eletto come antipapa con il nome di Bonifacio VII (†985).
Il povero Benedetto VI, fatto prigioniero, era stato strangolato nel 974, mentre Bonifacio VII, impadronitosi del tesoro papale, fuggiva verso Costantinopoli.
La cacciata di Bonifacio VII era stata possibile anche grazie all’intervento degli alleati del sovrano. La presenza di tali alleati consentiva ad Ottone II, lontano da Roma, di contare su uomini fidati, sia a Roma che nel meridione, avvalendosi qui dei servigi di Pandolfo Capodiferro (935-981) che era principe di Benevento e Capua e rappresentava per il sovrano una garanzia per contrastare le manovre greche e saracene nel meridione.
Nel 974 avveniva la nomina sul soglio pontificio di Benedetto VII (†983), vescovo di Sutri, scelto dall’Imperatore. Come se la difficile situazione romana non fosse di per sé sufficiente a causare problemi, nel 978 Lotario IV (941-986), genero di Adelaide di Borgogna (928/933-999) e cognato di Ottone II avendone sposata la sorellastra Emma (948/950-988), prima figlia di Adelaide di Borgogna, costringeva il giovane sassone a una prova di forza. I due erano in attrito a seguito della mancata restituzione dei territori che appartenevano alla famiglia di Lotario. Questi allora si era spinto fino al palazzo di Aquisgrana, spostando provocatoriamente in direzione del suo paese l’aquila di bronzo che simboleggiava il potere; Ottone II per tutta risposta entrava fin sotto le mura di Parigi, faceva suonare il Te Deum a Montmartre e si ritirava, umiliando l’avversario. Una umiliazione questa che, originata forse anche dalla scelta di Ottone II di nominare come duca di Lotaringia Carlo (953-991/992), fratello minore di Lotario IV e in difficili rapporti con questi, aveva colpito tanto Lotario IV quanto Adelaide di Borgogna, segnando l’allontanamento tra madre e figlio per ben due anni.
Nel 980 Ottone II poteva godere di lieti eventi: finalmente era nato un erede, Ottone III (980-1002), e si era riconciliato con la madre, Adelaide di Borgogna. Ma Roma chiedeva nuovamente la sua presenza e il giovane imperatore, che nel 981 vi fece ritorno, colse l’occasione per spingersi da qui nel meridione d’Italia per frenare l’avanzata greca e saracena in tale territorio.
Difatti nel 982 Ottone II guidava un’armata di alleati, tra i quali vi era Landolfo IV di Benevento (955-982), figlio di Pandolfo Capodiferro, contro l’emiro di Sicilia Abu Al-Quassim (†982). In un primo momento gli eventi volgevano positivamente per Ottone II, che vedeva cadere anche lo stesso emiro sul campo di battaglia, ma poi un capovolgimento della situazione costringeva il giovane imperatore a fuggire avventurosamente, raggiungendo a nuoto una delle due navi greche dette salandria che si trovavano nel territorio per ricevere tributi. Dapprima egli nascose la propria identità, poi, facendo intendere di avere disponibilità di un tesoro da offrire ai greci che lo avevano tratto in salvo, era riuscito a sottrarsi anche a loro, in tal modo ingannandoli.
La sconfitta subita nella battaglia di Capo Colonna nel 982, conosciuta anche come battaglia di Stilo, dove avevano perso la vita molti nobili scesi al fianco del sovrano, rappresentava una delegittimazione per il giovane Ottone II agli occhi dei suoi alleati, i quali chiedevano un incontro con il sovrano. L’incontro avvenne a Verona nel 983 e si decise di garantire la stabilità del potere facendo nominare re dei Franchi Orientali Ottone III, di appena tre anni.
Successivamente Ottone II, meditando una seconda campagna nel meridione d’Italia, era tornato a Roma per nominare il successore del defunto Papa Benedetto VII nella persona di Pietro Canepanova (†984) salito sul soglio pontificio con il nome di Giovanni XIV, e qui nel mese di Dicembre a ventotto anni si spegneva, vittima di una malattia.
Veniva sepolto in Roma, nelle Grotte Vaticane.
Ricordato per la sconfitta della battaglia di Capo Colonna, Ottone II fu un giovane sovrano che aveva cercato di mantenere il dominio ricevuto in eredità dal padre, la cui fama era già di per sé un peso troppo grande da sostenere, ma aveva agito anche nell’ottica di crearsi una solida rete di alleanze con persone fidate, nella maggior parte dei casi suoi coetanei, quasi a voler lasciare una impronta di sé.
FONTI
– Keller, H., Gli Ottoni una dinastia imperiale fra Europa e Italia (secc. X e XI), Carocci editore, 2021;
– Ferdinand Gregorovius, Storia di Roma nel medioevo dall’età carolingia al XI secolo, vol. II, ed. Res Gestae, 2016;
– Thietmar di Merseburg Cronaca, Introduzione e traduzione i Matteo Taddei, presentazione di M.Ronzani, appendice di P.Rossi, Pisa University Press, 2018