L’importanza del piacere femminile

1. L’ORGASMO FEMMINILE

Contrariamente ai soliti pregiudizi, nell’epoca medievale il sesso non era affatto un tabù. L’imperativo categorico era ovviamente «Non lo fo’ per piacer mio ma per dare figli a Dio» e, malgrado i divieti religiosi reprimessero le sessualità considerate deviate, i medici dispensavano consigli coniugali alle coppie regolari senza farsi problemi.

Costantino l’Africano (1020-1087) scrisse addirittura un intero trattato sull’argomento, il “Liber de coitu”, ma fu soprattutto il filosofo e medico persiano Avicenna (980-1037) a diffondere l’idea che fare l’amore fosse un’arte e dedicò diversi capitoli della sua opera più conosciuta, “Il canone della medicina”, al sesso e alla sua pratica. La posizione più gettonata per Avicenna era quella “del missionario”, che aveva insito il concetto di sottomissione della donna, ma anche una sorta di facilitazione del passaggio dello sperma per il concepimento. L’orgasmo femminile, infatti, godeva di una teoria molto fantasiosa: non solo era tollerato, ma ben accetto, perché c’era una corrente di pensiero medica convinta che il concepimento avvenisse attraverso l’emissione di sperma di entrambi i sessi. Quindi, se da un lato serviva l’eiaculazione maschile, dall’altro era necessaria anche quella femminile e, di conseguenza, l’orgasmo della donna. Avicenna diceva apertamente: «Non è vergognoso che il medico parli di come far diventare più grosso il pene, di come stringere la parte ricevente o di come far godere la donna, perché queste sono le cause che contribuiscono alla procreazione».

Era pertanto fondamentale che, per rimanere incinta, la donna provasse piacere durante il rapporto sessuale. Quindi l’uomo doveva prodigarsi per far godere la sua compagna. Idealmente, perché ci fosse il concepimento, gli sposi dovevano «pagare insieme il loro debito nei confronti di Madama Venere»: in altre parole, dovevano avere contemporaneamente l’orgasmo. Avicenna quindi si prodigò in consigli e rimedi per far eccitare le donne.

Il canone della medicina” insiste sull’importanza del ludus (gioco) tra l’uomo e la donna, quelli che oggi chiameremmo “preliminari”, e spesso alcuni piccoli dettagli erano imposti al lettore maschio: «Anche l’uomo faccia attenzione a questo capitolo, perché non è ovvio che prima di copulare, per circa un’ora, deve giocare con la donna, e viceversa: deve baciarla, toccarle i seni, i capezzoli e i genitali. È necessario continuare a farlo fino a quando l’uomo vede la donna passare dal pallido al rosso, il suo respiro diventa un po’ più frequente e sente sotto le sue dita un leggero fremito attorno alle parti dell’addome e delle mammelle». Non viene mai coinvolta nella produzione dell’orgasmo la clitoride, che sarà “scoperta” da Matteo Realdo Colombo (1516-1559) nel Cinquecento.

Oltre a esplorare le zone erogene, i medici incoraggiavano tutto ciò che poteva stimolare l’immaginazione. Parole provocanti, – il nostro “linguaggio sporco” – canzoni, storie erotiche: anche guardare altre coppie accoppiarsi… persino animali! Si potevano usare anche unguenti afrodisiaci da ingerire o da applicare sui genitali.

2.LA MASTURBAZIONE FEMMINILE

La masturbazione delle donne era molto più tollerata rispetto a quella maschile e serviva a placare il desiderio del fallo. Per esempio Alberto Magno (1205-1280), grande teologo del Duecento, disquisiva sulla masturbazione femminile nell’età della pubertà. Concluse che le ragazze, intorno ai quattordici anni, iniziassero a desiderare l’amplesso, essendo tuttavia impossibilitate a soddisfare questo bisogno carnale, per arrivare vergini a matrimonio. Non potendo quindi darsi pace, secondo Alberto era lecito che si masturbassero, potendo così scaricare la tensione sessuale accumulata e diventare più caste: «Certe ragazze di quattordici anni non trovano soddisfazione e se non hanno un compagno, immaginano il coito o il membro virile e fanno delle cose con le dita o altri strumenti».

Allo stesso modo, l’abate Oddone di Cluny (878-942), vissuto prima dell’anno Mille, scrisse rivolgendosi a una a caso di loro: «Ti sei forse comportata anche tu come alcune donne che si fanno oggetti e altri marchingegni a mo’ di membro virile? Li hai adattati alle tue o altrui intimità per provare piacere con altre donnacce o esserne da queste posseduta?»

3. LE FONTI

– Giuseppe Lauriello, “La sessualità nel Medioevo. Il «Liber de coitu» di Costantino Africano”, 2020.

– Giorgio Vercellin (a cura di), “Il canone di Avicenna”, 1991.

– Jean-Michel Agasse, “Désir, plaisir et pratiques sexuelles sous le regard d’un médecin de la Renaissance”, 2011.

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