Carlo VI di Valois, detto il Beneamato o anche il Folle (1368-1422), era figlio di Carlo V di Francia (1338-1380) e di Giovanna di Borbone (1338-1378). Ereditò il trono all’età di undici anni, nel bel mezzo della Guerra dei Cent’Anni (1337-1453). Fu affidato ai quattro zii che amministrarono il reame in modo scriteriato, dilapidando ingenti quantità di denaro. Una volta salito al trono fu sovrano illuminato, regalando al regno un periodo di benessere e prosperità, tanto da guadagnarsi tra il popolo l’epiteto di «Beneamato». Ma nell’agosto del 1392, durante un viaggio verso la Bretagna con il suo esercito, esattamente nella foresta di Le Mans, Carlo ebbe un improvviso attacco di follia che lo portò a uccidere quattro cavalieri del suo seguito, rischiando di ammazzare anche il suo stesso fratello Luigi d’Orléans (1372-1407). Il re fu ricondotto alla ragione e cadde in stato comatoso per quattro giorni.
2. IL BALLO DEGLI ARDENTI
L’anno seguente il re fu protagonista di un altro tragico episodio, passato tristemente alla storia come “Il ballo degli ardenti”. Il 28 Gennaio 1393, in occasione del 3° matrimonio di Catherine de Fastaverin, dama di compagnia di Isabella di Baviera (1370-1435) moglie di Carlo VI, il re e altri cinque nobili francesi si esibirono in una danza mascherati da “uomini selvaggi”. Nel bel mezzo della danza Luigi I Duca di Orléans, fratello di Carlo, diede fuoco ai danzatori con una torcia. Quattro di loro perirono tra atroci tormenti. Carlo VI si salvò per l’intervento provvidenziale della zia, la Duchessa di Berry, che lo protesse avvolgendolo nella sua gonna. Questo tragico episodio rese evidenti le tare psichiatriche latenti nella famiglia reale e non fece altro che acuire la patologia di Carlo.
3. LA SINDROME DELL’UOMO DI VETRO
Il re spesso non riconosceva la moglie e i figli. Aggrediva senza alcuna motivazione cortigiani e servi. Credeva che il suo corpo fosse fatto di fragile vetro. Tra i sudditi vigeva il divieto di toccarlo. Per non correre questo rischio, si avvolgeva con spessi mantelli e passava ore chiuso nelle sue stanze. Evitava così di entrare in contatto con gli altri. La percezione di essere di vetro e quindi fragili era stata spesso descritta in relazioni mediche tra XI e il XVII secolo di individui di classe elevata con tratti psicotici di malinconia e depressione. Si sussurrava che Carlo VI fosse caduto vittima di un maleficio per opera di sua cognata, Valentina Visconti (1371-1408), moglie di suo fratello Luigi. I Visconti erano noti in tutta Europa per le pratiche di magia nera. Gian Galeazzo (1351-1402), signore di Milano e padre di Valentina, era un esperto mago e negromante, come lo erano stati i suoi avi.
4. L’EPILOGO DEL REGNO DI CARLO VI
Comunque malgrado i pettegolezzi e le alternanti crisi, il re governò per ben 42 anni sulla Francia. Probabilmente il sovrano era affetto da schizofrenia paranoide, e alternava periodi di acuzie ad altri in cui aveva un comportamento adeguato. La follia di Carlo continuò in modo ingravescente.
In seguito alla disfatta di Azincourt (1415), il sovrano firmò il trattato di Troyes (1420), che diseredava il figlio Carlo VII (1403-1461) e riconosceva il diritto al trono a Enrico V d’Inghilterra (1387-1422). Enrico era alleato dei duchi di Borgogna (in conflitto con la corona francese dal primo episodio di follia di Carlo), e si appropriò di diversi territori francesi sino al decisivo intervento di Giovanna d’Arco (1412-1431), nel 1429, che liberò la Francia e consegnò il regno a Carlo VII di Valois, figlio di Carlo VI che regnò sino al 1461.
5. L’UOMO DI VETRO NELLA STORIA
È interessante notare che la sindrome dell’uomo di vetro apparve proprio nel Medioevo, una fase storica in cui il vetro cominciò a essere utilizzato nelle vetrate delle chiese o per le prime lenti. Secoli più tardi ne saranno affetti anche la principessa Alexandra Amelie di Baviera (1826-1875) e il compositore Pëtr Il’ič Čajkovskij (1840-1893), che arrivò al punto di temere che la sua testa cadesse a terra mentre dirigeva l’orchestra. In effetti fu una condizione così frequente che persino René Descartes (1596-1650) ne fece menzione in una delle sue opere ed è anche l’effetto patito da uno dei personaggi di Miguel de Cervantes (1547-1616) nella sua “Licentiate Vidriera“.
Tuttavia con il passare del tempo questo disturbo diminuì di frequenza fino a scomparire praticamente dopo il 1830. Probabilmente una delle concause fu che l’uso del vetro era sempre più frequente e meno inusuale.
6. FONTI:
Jacopo Calsolaro, “Carlo VI: il Re di Francia che pensava di esser fatto di …”, 18 Novembre 2019
Claude Gauvard, “Il re di Francia e l’opinione pubblica al tempo di Carlo VI“, in Cultura e ideologia nella genesi dello Stato moderno. Atti della tavola rotonda di Roma (15-17 ottobre 1984), Publications de l’École française de Rome, 1985, p. 353-366