Strettamente collegato alla peste danzante, di cui si è trattato precedente articolo, il tarantismo è una malattia provocata dal morso della tarantola: un ragno molto diffuso nel Salento nei periodi estivi.
Quando si veniva attaccati dall’animale, si veniva colti da forti dolori addominali, deliri, palpitazioni, stato di catalessi, autolesionismo, depressione, sintomi contro i quali la medicina tradizionale non poteva far nulla.
Si cominciò a pensare che l’unico modo per curare il malato di tarantismo fosse quello di sottoporlo a questa musica ripetitiva, con il suono del tamburello, che faceva tornare a muovere l’infermo. Questi finiva per battere i piedi a ritmo, come se volesse schiacciare il ragno, fino a compiere dei movimenti acrobatici per poi finire a terra senza forze. Poteva durare ore o giorni, portando il tarantolato allo sfinimento, così che le sostanze letali che aveva in corpo potessero evaporare con il sudore. Le origini del rito della taranta sono incerte. Le prime testimonianze risalgono al Basso Medioevo: i primi riferimenti a un vero e proprio “esorcismo musicale” si hanno intorno al 1300. Infatti troviamo documentazione a riguardo nel “Sertum papale de venenis”, redatto nel 1362, ove si afferma che «coloro che sono morsi dalla tarantula traggono massimo diletto da questa o quella musica». A parlarne fu anche, negli stessi anni, il medico Cristoforo degli Onesti (†1392), nel trattato “De venenis”, e perfino Leonardo da Vinci (1452-1529) inserì il fenomeno tra le sue riflessioni.
2. SAN PAOLO
San Paolo, raffigurato insieme a un ragno, è ritenuto il protettore di coloro che sono stati “pizzicati” da un animale velenoso. La leggenda vuole che gli Apostoli Pietro e Paolo, durante il loro viaggio, si fermarono a Galatina e furono ospitati da un pio galatinese nella propria dimora, che sorgeva dove oggi si trova la Cappella.
Per ringraziarlo della cortese ospitalità, san Paolo conferì all’uomo e ai suoi discendenti il potere di guarire tutti coloro che fossero stati morsi dai ragni velenosi, definiti in dialetto “tarante”: semplicemente bevendo l’acqua del pozzo, posto all’interno della casa, e facendo il segno della croce sulla ferita, si poteva sconfiggere questa brutale malattia.
A partire dal 1600, il tarantismo venne associato ai disturbi mentali, spesso assimilato all’epilessia o all’isteria. Celebre l’affermazione del medico Francesco Serao (1702-1783), secondo il quale «la causa del tarantismo non è da ricercarsi nella tarantola ma nei pugliesi».
3. LE FONTI
Ernesto De Martino (1908-1965), “Sud e Magia”, Feltrinelli, Milano, 1959.
Mircea Eliade (1907-1976), “Lo sciamanismo e le tecniche dell’estasi”, Ed. Mediterranee, Roma, 1951.
Alfonso Di Nola (1926-1997), “Gli aspetti magico-religiosi di una cultura subalterna italiana”, Boringhieri, Torino, 1976.