1. LE ORIGINI E I PRIMI STUDI
Federico Chabod nasce ad Aosta il 23 Febbraio 1901 da Laurent Chabod, notaio originario della Valsavaranche, e da Giuseppina Baratono. Le montagne e l’alpinismo lo conquistano prima dell’amore per gli studi storici che intraprende alla facoltà di Lettere e Filosofia di Torino. Sotto la guida di Pietro Egidi (1872-1929) si laurea con la tesi “Del Principe di Niccolò Machiavelli” e si specializza a Firenze l’anno successivo con Gaetano Salvemini (1873-1957), a cui si lega con profondo affetto e nel 1925 ne organizza l’espatrio in Francia attraverso il Piccolo San Bernardo. Su spinta di Egidi rielabora la tesi di laurea per l’introduzione di una ristampa del Principe (1924) e per un saggio pubblicato nel 1925 nella Nuova Rivista storica, dove mette in evidenza “il carattere ed i limiti del pensiero” del segretario fiorentino. Vinto nello stesso anno il concorso a cattedra di filosofia, storia ed economia politica negli istituti superiori, si mette in aspettativa fino all’anno scolastico 1928-29 per partecipare alla missione di archivistica presso l’Archivo de Estado di Simancas in Spagna guidata da Egidi. In questa occasione ha modo di raccogliere abbondante materiale documentario per il futuro lavoro sul ducato milanese al tempo di Carlo V (1500-1558). Nel 1925-26 è a Berlino dove segue il seminario di Friedrich Meinecke (1862-1954), con cui ha modo di confrontarsi circa la data e le modalità di composizione dell’opera più famosa di Niccolò Machiavelli (1469-1527). Da questo confronto nasce il saggio “Sulla composizione de Il Principe“ e poco dopo l’articolo su “Uno storico tedesco contemporaneo: Federico Meinecke” entrambi pubblicati nel 1927.
2. L’INCONTRO CON VOLPE ED IL PENSIERO DI CROCE
Nel 1928 inizia l’attività d’insegnante al liceo Mamiani di Roma e la collaborazione come redattore per la storia medievale e moderna all’Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti, edita dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana fondato da Giovanni Treccani degli Alfieri (1877-1961), dove conosce la futura moglie, Jeanne Rohr. Sempre a Roma, tra il 1930 e il 1934 è alunno borsista presso la Scuola di storia moderna e contemporanea fondata nel 1925 da Gioacchino Volpe (1876-1971). Chabod considera quest’ultimo come un nuovo maestro e non rinnega la riconoscenza e l’affetto verso lo storico di Paganica, al di là delle traversie affrontate da Volpe nel dopoguerra per la sua adesione al regime fascista, al punto di fornire nel 1954 un suo contributo in onore di Volpe in “Usi e abusi nell’amministrazione dello Stato di Milano a mezzo il ‘500“, in “Studi storici in onore di Gioacchino Volpe per il suo ottantesimo compleanno“. Contributo che gli porta le pesanti critiche dell’antifascista Ernesto Rossi (1897-1967). Nello stesso periodo partecipa con grande interesse al dibattito e alle riflessioni sulle teorie crociane su storia e storiografia e sul concetto di storia etico-politico. Nel 1952 Chabod pubblica “Croce Storico”, un importante scritto con le sue riflessioni sul pensiero storico e storiografico di Benedetto Croce (1866-1952), “distinguendo due momenti, il filosofico e lo storico, nella convinzione che, sebbene questi avesse una disposizione naturale per entrambi, fosse l’istinto dello storico a parlare in lui per primo“.
3. L’INSEGNAMENTO UNIVERSITARIO ED I NUOVI STUDI
Nominato professore universitario nel 1935 viene chiamato a Perugia nella facoltà di scienze politiche, per passare nel 1938 alla facoltà di lettere dell’università di Milano. Dall’esperienza e dal materiale raccolto nell’Archivio di Simancas nasce il libro “Per la storia religiosa dello Stato di Milano durante il dominio di Carlo V. Note e documenti” (1935), opera che Chabod ritiene sempre incompleta. È in questo periodo che approfondisce l’evoluzione dell’esercizio del potere, da Machiavelli alla piena età barocca, spostando la propria ricerca sull’evoluzione della “ragion di Stato“. In parallelo alle ricerche su Machiavelli si concentra sulle figure di Francesco Gucciardini (1483-1540), di cui cura la voce nell’Enciclopedia Italiana, e di Giovanni Botero (1544-1617), sfruttando ancora le lunghe ricerche compiute a Simancas per il libro “Giovani Botero” (1934) ed il saggio “Il Rinascimento”. Nel 1936 insieme a Ruggero Moscati (1908-1981) dà inizio all’imponente progetto “Storia della politica estera italiana dal 1861 al 1914”, di cui vede la luce nel 1951 solo il primo volume “Premesse” dedicato alla pubblicazione dei documenti diplomatici italiani. Il suo spaziare tra vari argomenti lo porta nel 1940 ad aderire ad un progetto di storia economica, dal Settecento agli inizi della Prima guerra mondiale, rimasto però incompleto.
4. L’IMPEGNO POLITICO
L’aiuto fornito al Salvemini ci indica chiaramente i sentimenti di Chabod nei confronti del regime fascista. Il suo trasferimento da Perugia a Milano, coincide con uno dei periodi peggiori della recente storia d’Italia. Dopo l’armistizio dell’8 Settembre 1943 si ritira in Valle d’Aosta, recandosi a Milano solo per tenere le sue lezioni universitarie. Quando i viaggi diventano impossibili decide di abbracciare la causa della resistenza e di trasformarsi nel partigiano “Lazzaro”. Anche le lezioni universitarie risentono dell’occupazione tedesca. Chabod imposta il corso universitario del 1943-44 sull’idea di nazione e su quella di Europa, contrapponendo “nettamente l’idea germanica della nazione-razza, che combattevo, e l’idea della nazione-plebiscito di tutti i giorni“. Concetti su cui ritorna nei suoi corsi a guerra finita. Accanto all’impegno universitario corrisponde l’impegno politico diretto. Aderisce al Partito d’azione e nell’estate del 1944 entra nella banda partigiana fondata da Amilcare Crétier (1909-1933) e in quel periodo comandata dal cugino Remo Chabod. Nel luglio del 1944 riesce ad indire le prime elezioni comunali libere in Valsavaranche, la valle di cui era originario il padre. Si prodiga nella difesa della Valle d’Aosta e della sua italianità, arrivando a denunciare con un telegramma inviato ai tre “grandi”, Harry S. Truman (1884-1972), Iosif V. Stalin (1878-1953), Winston L. S. Churchill (1874-1965), i tentativi annessionistici francesi. Il suo impegno politico lo porta ad assumere la funzione di prefetto della Valle d’Aosta per conto del CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) e poi quella di primo presidente della nuova regione autonoma.
5. GLI ULTIMI ANNI
Finita la guerra dismette gli abiti da politico per riprendere gli studi, assumendo nel 1946 la cattedra di storia moderna all’Università di Roma oltre a vari incarichi accademici, tra cui la direzione della “Rivista storica italiana“, dell’Istituto storico italiano per l’età moderna e contemporanea e dell’Istituto italiano per gli studi storici di Napoli; a questi si aggiunge nel 1955 la presidenza del Comitato internazionale di scienze storiche. La morte di Croce nel 1952 e quella di Meinecke due anni dopo lo costringono ad un alto commiato da questi due maestri. L’eterna insoddisfazione per i risultati raggiunti lo porta costantemente a rivedere i suoi scritti, allargando la prospettiva nella ricerca di nuovi dettagli. È il caso del ducato milanese e della sua burocrazia, riesaminato in “Lo Stato di Milano nella prima metà del secolo XVI” (1955) e in “Alle origini dello Stato moderno” (1957), e del già citato Giovanni Botero, ma anche di Paolo Sarpi (1552-1623) “La politica di Paolo” (1952). Si spegne a causa di una grave malattia il 14 Luglio 1960, in una clinica romana.
6. LE FONTI
AA. VV., Il Contributo italiano alla storia del Pensiero-Storia e Politica (2013), Voce “Chabod, Federico”, curata da Sergio Bertelli
AA. VV., Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 24 (1980), voce “Chabod, Federico”, curata da Franco Venturi.