1. LE ORIGINI E LE PRIME PUBBLICAZIONI
Ettore Rota nasce a Milano il 3 Marzo 1883. Dopo gli studi nel locale liceo Manzoni, nel 1901 s’iscrive alla facoltà di lettere dell’Università di Pavia, dove sotto la guida di Giacinto Romano (1854-1920) nel 1905 si laurea con la tesi “La reazione cattolica a Milano”. Pubblicata successivamente sul “Bollettino della Società pavese di storia patria” e pesantemente criticata, viene difesa dal Romano che ne esalta invece l’originalità. Subito dopo la laurea inizia l’insegnamento secondario ottenendo cattedre all’Aquila (1907-08) e Piacenza (1908-13), prima di approdare a Como (1914-18), dove si stabilisce definitivamente.
2. UN CAMBIO DI ROTTA
Dopo i primi lavori sul medioevo, tra cui un’edizione critica al “De rebus Siculis carmen” di Pietro da Eboli (1150-1220?), come molti altri storici del periodo, concentra i propri studi sul Risorgimento italiano. Già nel 1907 con il saggio pubblicato in “Raccolta di studi storici” in onore di Giacinto Romano, “Il giansenismo in Lombardia e i prodromi del Risorgimento italiano”, traccia gli elementi del Risorgimento nazionale e del moderno democraticismo. In “L’Austria in Lombardia e la preparazione del movimento democratico cisalpino” (1911), smonta la tesi di rinascita economica milanese sotto il governo austriaco mettendo in luce il malcontento della borghesia lombarda. Nel 1914, l’Istituto lombardo di scienze – di cui diventa tra l’altro socio corrispondente (1938) e membro effettivo (1949) – lo premia per il saggio “Il pensiero e l’arte degli scrittori francesi davanti e dopo la Rivoluzione negli scrittori italiani degli ultimi decenni del secolo XVIII e nei primi del secolo XIX”. Questo nuovo filone di ricerca sulle relazioni culturali tra Francia e Italia viene spesso ripreso nelle pubblicazioni per la “Nuova Rivista storica”, fondata nel 1917 dallo stesso Rota, Corrado Barbagallo (1877-1952), Antonio Anzilotti (1885-1924) e Guido Porzio (1868-1958).
3. LA CARRIERA ACCADEMICA
Ottenuta la libera docenza per titoli nel 1918 con una lezione su “Il pensiero politico di Giuseppe Mazzini”, giudicato da Gaetano Salvemini (1873-1957) e Giocchino Volpe (1876-1971). Nel 1924 sostituisce alla cattedra di storia moderna di Pavia Antonio Anzilotti (1885-1924), nel frattempo chiamato a insegnare a Pisa, ottenendo la conferma come professore ordinario della facoltà di lettere nel 1927. Tiene la cattedra di storia moderna alla facoltà di lettere dell’università di Pavia fino al 1952-53, occupandosi inoltre dei corsi di paleografia e diplomatica (1928-35 e 1937-52), storia politica coloniale (1936-38) e storia del Risorgimento (1952-53).
4. GLI ULTIMI ANNI
Nel 1945 è sottoposto al giudizio della commissione di epurazione, presieduta dal rettore Plinio Fraccaro (1883-1959), in merito a due sue opere: “Arrigo Solmi nella sua opera di politico e storico” (1934); “Italia e Francia davanti alla storia. Il mito della sorella latina” (1939). Pur pesantemente criticate, le due opere non costituiscono motivo per procedere con l’epurazione. Nella seconda metà degli anni quaranta del Novecento, cura per l’editore Marzorati i volumi “Questioni di storia moderna” (1948); “Questioni di storia medievale” (1951); “Questioni di storia del Risorgimento e dell’Unità d’Italia” (1951); “Questioni di storia contemporanea” (1952-1953)”. Nel Giugno del 1958 sostiene con successo la nomina alla cattedra di storia moderna di Mario Bendiscioli (1903-1998), uno dei suoi primi allievi a Pavia. È uno dei suoi ultimi interventi pubblici. Muore due mesi dopo colpito da un infarto il 23 Agosto 1958 a Cannobio (VB).
Da segnalare la collaborazione alla stesura di alcune voci della “Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti” edita dall’istituto dell’Enciclopedia Italiana fondato da Giovanni Treccani degli Alfieri (1877-1961).
5. LE FONTI
AA. VV., Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti, Istituto dell’Enciclopedia Italiana fondato da Giovanni Treccani, II Appendice (1949), voce “Rota, Ettore”.
AA. VV., Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 88 (2017), voce “Rota, Ettore”, curata da Frédéric Ieva.