Ernesto Sestan (1898-1986)

1. LE ORIGINI E LA FORMAZIONE DI UN ITALIANO DI CONFINE

Ernesto Sestan nasce – suddito dell’Impero austro-ungarico – a Trento il 2 Novembre 1898 da genitori istriani. Il padre, impiegato del catasto, viene trasferito a Trento pochi mesi prima della sua nascita. I rapporti con l’ambiente istriano, dove vivono molti parenti, rimangono stretti per molto tempo. L’ambiente di frontiera lo svezza all’idea di confronto e convivenza con nazionalità diverse, condizione inevitabile all’interno dell’allora Impero austro-ungarico. Con l’ingresso nel 1915 dell’Italia nel primo conflitto mondiale è costretto con la famiglia a trasferirsi ad Innsbruck per far ritorno l’anno successivo a Trento. Nel 1917 è chiamato nell’esercito imperiale. Spedito sul poco movimentato fronte rumeno ha la fortuna di non dover partecipare ad azioni di guerra particolarmente pericolose, grazie anche all’armistizio che poco dopo viene firmato tra Romania ed Imperi Centrali. L’esperienza al fronte lo vede protagonista di una fitta corrispondenza col padre raccolta nel 1997 in “Lettere dal fronte, 1917-1918”. Nel 1918 consegue la maturità a Vienna e l’anno successivo – finita la prima guerra mondiale e divenuto cittadino italiano – s’iscrive all’Istituto di studi superiori e pratici di Firenze. Qui segue le lezioni di diritto e istituzioni medievali di Alberto Del Vecchio (1849-1922) e quelle di paleografia e diplomatica di Luigi Schiaparelli (1871-1934), ma è «la figura morale prima e più che la virtù di storico» di Gaetano Salvemini (1873-1957) ad affascinare il giovane Sestan. È proprio col Salvemini che il 9 Luglio 1923 si laurea con la tesi d’argomento medievale “Le origini del podestà forestiero nei comuni toscani“, saggio innovativo di carattere giuridico-istituzionale pubblicato l’anno successivo sull’Archivio storico italiano.

2. LE AMICIZIE FIORENTINE, L’INSEGNAMENTO E LE PRIME OPERE

Profondamente colpito dall’arresto nel ’24 di Salvemini a causa della sua attività antifascista – culminata nella pubblicazione del periodico clandestino “Non Mollare” per il quale fu processato insieme agli altri redattori – si occupa di correggere per il suo maestro le bozze della “Storia della politica estera italiana” pubblicata solo nel 1944. Fuggito in Francia il Salvemini, i due si ritroveranno solo nel 1947. A Firenze, sempre in quel periodo, conosce Federico Chabod (1901-1960) con cui instaura una sincera amicizia e a cui riconosce «una reale superiorità, fra gli amici, solo a Chabod» (da “Memorie di un uomo senza qualità”, 1997). Sempre in Toscana inizia la sua attività d’insegnante negli istituti magistrali di Pisa (1925-26) e Firenze (1926-29). È di questi anni la collaborazione all’Archivio storico italiano con articoli di storia medievale in tedesco e successivamente alla rivista Leonardo dove si occupa di recensire opere di storia moderna e contemporanea, tra cui gli studi di Chabod e Francesco Ercole (1884-1945) su Niccolò Macchiavelli (1469-1527). Nel 1929 viene chiamato da Giovanni Gentile (1875-1944) all’Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti, edita dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana fondato da Giovanni Treccani degli Alfieri (1877-1961) come redattore per la sezione storia medievale e moderna. Qui, dove tra l’altro conosce Gioacchino Volpe (1876-1971), si occupa di diverse voci tra le quali spiccano “Germania” – per il periodo dalla Riforma a Napoleone – ed “Europa” sempre per il periodo moderno e contemporaneo.

3. UN INEVITABILE ATTO DI FEDELTÀ

Lasciata l’Enciclopedia italiana per riprendere l’insegnamento a Napoli, nel 1931 ritorna a Roma dove grazie a Gioacchino Volpe diventa segretario della Regia Accademia d’Italia – incarico che lo obbliga ad iscriversi nel ’33 al Partito nazionale fascista, decisione che successivamente sente come «colpa e vergogna» – oltre ad occuparsi della redazione della “Rivista storica italiana” per conto dello stesso Volpe. Lasciata nel 1936 l’Accademia, diventa prima provveditore agli studi di Siena e poi preside di istituto magistrale.

4. LA CARRIERA UNIVERSITARIA E GLI ULTIMI ANNI

Alla fine della Seconda guerra mondiale, spinto da Chabod ed alcuni altri amici, partecipa e vince il concorso per la cattedra di storia medievale e moderna presso l’università di Cagliari, dove si trasferisce nel Gennaio 1949. Nel giro di due anni passa alla Scuola Normale Superiore di Pisa e all’Università della stessa città. Nel Novembre 1954 sostituisce, a seguito del pensionamento, Nicola Ottokar (1884-1957) sulla cattedra di storia medievale nell’Università degli Studi di Firenze. Vi rimane fino al 1967, quando a causa della improvvisa scomparsa di Delio Cantimori (1904-1966) si trasferisce sulla cattedra di storia moderna. Preside della facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Firenze dal 1964 al 1970, anno in cui raggiunti i limiti di età per l’insegnamento universitario viene nominato professore emerito. Nello stesso anno viene eletto presidente della Deputazione di storia patria per la Toscana e assume la direzione dell’Archivio storico italiano. Accademico dei Lincei già dal ‘57 nel 1975 viene nominato socio nazionale. Uomo curioso ed appassionato porta avanti con costanza le sue ricerche e gli impegni istituzionali fino al 1985, quando ormai in precarie condizioni di salute si dimette da ogni incarico. Muore poco dopo a Firenze il 19 Gennaio 1986.

5. I MOLTEPLICI CAMPI DI STUDIO

Nel lungo periodo che val 1924 al 1946, è difficile inquadrare l’ambito di ricerca di Sestan a causa della produzione “su richiesta” che gli viene affidata in relazione agli impegni istituzionali. Oltre alla già citata collaborazione con l’Enciclopedia Italiana, va segnalata la curiosità rivolta verso Max Weber (1864-1920) di cui apprezza il ruolo attribuito alla dottrina calvinista come componente non trascurabile della mentalità economica moderna. Queste riflessioni diventano un saggio uscito nel 1933 e successivamente usato come introduzione per la traduzione in italiano de “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo” (1943 e 1965). Nel dopoguerra la produzione diventa più matura ed impegnata, anche verso temi forti. Con “La costituente di Francoforte (1848-1849)”, uscita nel 1946, mette a confronto quegli anni lontani carichi di grandi speranze con la recente e distruttiva storia tedesca che aveva perso lo spirito positivo della «costituente di Francoforte».

Nello stesso anno pubblica una negativa critica a uno scritto di Fabio Cusin (1904-1955) sulla delicata questione della “italianità” dei triestini e della popolazione della Venezia Giulia. Opera che anticipa un dossier sul pericolo di una completa annessione della Venezia Giulia alla Iugoslavia da sottoporre all’attenzione del ministro degli Esteri Alcide De Gasperi (1881-1954). Se questi lavori così vari possono farci pensare a Sestan come un non-medievista, è lo stesso autore a smentirci. Nel 1952 pubblica la sua opera più impegnativa “Stato e nazioni nell’Alto Medioevo. Ricerche sulle origini nazionali in Francia, Italia, Germania”. È lo stesso autore a spiegare nelle “Memorie” il tema dell’opera: «Un tema che mi ha sempre interessato è il formarsi di una nazione, come unità spirituale, culturale, linguistica e la parte che in questa formazione aveva avuto il potere politico, lo Stato». Approdato sulla cattedra fiorentina, si occupa dello studio delle città medievali con due lavori di assoluto rilievo: “La città comunale italiana dei secoli XI-XIII nelle sue note caratteristiche rispetto al movimento comunale europeo” (1960), presentato all’XI Congresso internazionale di scienze storiche di Stoccolma, e “Le origini delle signorie cittadine: un problema storico esaurito?” (1961). Altro campo battuto da Sestan riguarda la storia politica e culturale della Toscana ottocentesca. Questi molteplici campi d’interesse non gli impediscono comunque di continuare le sue ricerche sull’Alto Medioevo che gli valgono nel 1959 l’ingresso nel comitato direttivo del Centro di studi sull’Alto Medioevo di Spoleto.

6. LE FONTI

AA.VV., Enciclopedia Italiana di Scienze, lettere ed arti, Istituto dell’Enciclopedia Italiana fondato da Giovanni Treccani, III Appendice (1961), Voce “Sestan, Ernesto”.

AA. VV., Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 92 (2018), voce “Sestan, Ernesto”, curata da Giuliano Pinto.

AA. VV., Istituto dell’Enciclopedia Italiana fondato da Giovanni Treccani, Il Contributo italiano alla storia del Pensiero-Storia e Politica (2013), voce “Sestan, Ernesto”, curata da Grado Giovanni Merlo

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