Come cominciò il Medioevo

L’ultimo imperatore romano, il piccolo Flavio Romolo Augusto, detto anche Augustolo, venne deposto da Odoacre che, in alcuni documenti e da alcuni storici come Marcellino e Cassiodoro, veniva descritto come rex della penisola italica. Per ragioni di opportunità storica si fa cominciare il Medio Evo, più precisamente l’alto Medio Evo, con questo atto che pose fine all’Impero romano d’Occidente.

Odoacre forse era a capo di varie tribù barbariche, forse anche degli Unni, sicuramente proveniente dalla zona che oggi corrisponde alla Germania orientale. Non aveva la ferocia di Attila o di alcuni imperatori romani difatti diede una rendita di seimila soldi ad Augusto e lo mandò a vivere in Campania con i suoi parenti (così, Anon, Valesiani, Pars Posterior, 38, in M. G. H., AA, IX, pag. 310).

E’ noto che Odoacre estese il suo dominio conquistando la Sicilia e la Dalmazia. Queste conquiste erano dovute non tanto a calcoli politici quanto ad esigenze pratiche per avere terreni e popoli nuovi da depredare. Così abbandonò il Norico (attuale Austria) dando modo, in seguito, alla calata dei Longobardi. Negli ultimi decenni dell’Impero romano e nei secoli a seguire queste invasioni determinavano grandi spostamenti di popoli, e il loro massacro, veri e propri mutamenti, diremmo oggi, etnici.

Odoacre non interferì mai nelle decisioni del Papa e del suo clero ma una considerazione va fatta.

Quando si diffusero i Vangeli, anche apocrifi, quando il Cristianesimo cominciava a diffondersi già sotto l’Impero romano, salvo alcune eccezioni, quel movimento religioso costituiva una mina, un problema al potere politico di Roma. Le persecuzioni ne sono una prova. Paradossalmente, durante l’inizio dell’Evo di mezzo, la Chiesa divenne il difensore dell’Impero e unico erede naturale di quella cultura e del suo spirito giuridico (in tal senso, Gabriele Pepe, Il Medio Evo barbarico in Italia, Torino, 1945, pag.5). La disgregazione sociale, politica, antropologica causate dalle invasioni barbariche, con distruzione di intere popolazioni e città, conobbe una battuta d’arresto con la nascita di un polo d’attrazione per tutti: la Chiesa di Roma. Lì si continuarono e si perfezionarono quella cultura, quelle leggi, quelle consuetudini che riportarono fasti nella nostra penisola sino al suo culmine, quando si giungerà all’Umanesimo. Molti re e imperatori d’Oriente riconobbero alla Chiesa quel rispetto guadagnato con le capacità giuridiche dei sinodi, dei concili, nel farsi promotore di una nuova organizzazione sociale che stava nascendo con il monachesimo. Pian piano la Chiesa si sostituirà al disperso mondo romano riscrivendo, è il caso di dire alla lettera, quel mondo che si andava a perdere nella polvere della Storia. Gli amanuensi hanno salvato quei libri, quella storia, quei racconti di cui altrimenti non avremmo mai conosciuto nemmeno l’esistenza. Il dominio della coscienza, che sarà la fortuna della Chiesa, era la carta vincente per osteggiare e vincere, tal volta, i vari re che giungeranno nella penisola e non può essere un caso che tale Chiesa è ancora oggi, unica, ancora a regnare a dispetto di tutti gli altri centri di potere, di allora, finiti da un bel pezzo. Ma quella Chiesa non era certo quella di oggi; era ricca, persecutrice, avida, più attenta alla politica terrena che alle esigenze dell’anima dei suoi fedeli; eppure, al suo interno, nascevano proprio all’inizio del Medio Evo, persone meravigliose che la faranno mutare per sempre. San Benedetto da Norcia, Papa Gregorio I (detto Magno) gettarono le basi per una rinascita culturale e giuridica a cui tutti noi dobbiamo molto. Famosi monaci, Santi e giuristi che faranno la sua fortuna negli anni a venire si rifacevano a questi due grandi della Storia. Mentre i re barbari erano affaticati in guerre e conquiste nuove solo la Chiesa recuperava i quadri dirigenti del vecchio impero, funzionari e legulei capaci di frenare e ordinare la furia smodata di quei marrani.

Ultima precisazione.

La fortuna ha voluto che molti di quei barbari tanto barbari non lo fossero. Soprattutto quelli provenienti dalle terre d’Occidente guardavano con ammirazione la cultura romana. Essi volevano vestire, mangiare, vivere come i romani. Per loro giungere nella penisola italica, per ripercorrere le antiche gesta dei valorosi condottieri romani, era motivo di vanto e orgoglio. Questo particolare è degno di nota in quanto, con tutte quelle guerre e saccheggi, potevamo perdere tutta la conoscenza del passato. Anch’essi fecero in modo di recuperare ciò che non si era distrutto con il loro passaggio.

Merita ricordare come finì Odoacre.

Brevemente l’imperatore Zenone fece in modo che Teodorico movesse contro Odoacre. Teodorico era stato ostaggio alla corte di Zenone dagli otto ai diciotto anni, e si distinse come valido guerriero e stratega. Alla guida degli Ostrogoti mosse verso l’Italia. Dopo varie battaglie, perse e vinte, si giunse ad una tregua. Il Vescovo di Ravenna, Giovanni, fece in modo di dettare una pace affinché entrambi avrebbero potuto regnare. Detta tregua durò poco.

“…di sua propria mano Teodorico lo scannò … Tutti quelli dell’esercito di Odoacre furono, d’ordine di Teodorico, uccisi ciascuno dove si trovava con tutti i suoi consanguinei” (così Anon, Valesiani, cit.).

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