Battaglia di Sagrajas

(anche detta di Zallaqa)

23 ottobre 1086

Nella seconda metà del secolo XI, quando Alfonso VI regnava in Castiglia e il Cid Campeador compiva le sue imprese, la Reconquista cristiana della penisola iberica appariva come una certezza. La caduta del Califfato di Cordoba verso il 1030 e la sua frammentazione nei cosiddetti taifas, staterelli musulmani creati dai potenti locali, faceva sì che agli stati cristiani del nord, Castiglia e in minor misura Aragona, Barcellona e Navarra, si opponessero dei dinasti deboli, dotati di scarse forze militari, in perenne conflitto l’uno con l’altro, pronti a rivolgersi ai sovrani cristiani per averne aiuto contro i rivali. L’immagine tradizionale è quella di emiri spesso debosciati, dediti ai piaceri nei loro palazzi circondati da giardini e fontane, immersi in una raffinata cultura, contro rudi guerrieri coperti di ferro provenienti dal nord. Re Alfonso VI dalla sua capitale arrivava ad assumere il titolo di Imperator. Ma fu a questo punto che la supremazia cristiana fu violentemente messa in discussione.

Tutta la storia politica del mondo islamico è costellata di movimenti a base sociale e religiosa che periodicamente si alzano contro l’ordine costituito giudicato corrotto e decadente. La storia degli Almoravidi ricade pienamente in questo clichè. La setta nacque intorno al 1040 nel Marocco meridionale tra le popolazioni berbere, predicando un’aderenza particolarmente stretta all’Islam, criticando il corrotto regime Ziride nell’Ifriqiya e auspicando la distruzione di coloro che non si adeguavano alle regole. Conquistò in breve le tribù berbere del Sahara e si espanse pure a sud del deserto. Tra il 1050 e il 1080 gli Almoravidi conquistarono un impero immenso: gli attuali territori del Marocco, ove nel 1062 fondarono Marrakech, dell’Algeria occidentale, dell’ex-Sahara spagnolo e della Mauritania. A sud la tradizione, supportata peraltro da importanti correnti accademiche, vuole che abbiano conquistato l’Impero del Ghana, garantendosi così delle notevoli fonti di metalli preziosi, soprattutto oro. Verso il 1080 erano pronti a questo punto a espandersi nella penisola iberica.

Vi furono chiamati nel 1086 dai sovrani dei taifas, incapaci di resistere alla travolgente avanzata cristiana, dopo che Alfonso VI nel 1085 ebbe conquistato l’importantissima città di Toledo. Nel luglio attraversarono lo stretto di Gibilterra e in Siviglia si riunirono ai contingenti militari inviati dai vari taifas. Il loro leader si chiamava Yusuf ibn Tashfin ed era anziano ma dotato di un carisma e di un’energia oltremodo notevoli. Mossero verso nord, verso l’Estremadura, e Alfonso abbandonò l’assedio di Saragozza per far loro fronte. I due eserciti si trovarono alla fine uno di fronte all’altro in una località a nord di Badajoz, nota come Sagrajas o Zallaqa. Le fonti coeve o poco posteriori narrano di cifre enormi di guerrieri mentre fonti contemporanee parlano di qualche migliaio di cristiani e 3 volte tanti musulmani. Fu una battaglia estremamente sanguinosa in cui l’esercito cristiano fu rovinosamente disfatto, perdendo la stragrande maggioranza dei propri effettivi, con poco più di 500 cavalieri che fecero ritorno a Burgos. Lo stesso Alfonso VI fu ferito. Ma anche per i musulmani le perdite furono elevate, cosicché Yusuf ibn Tashfin non proseguì l’avanzata, scegliendo anzi di ritornare in Africa per riorganizzare i propri uomini.

Ciononostante le conseguenze della battaglia furono enormi. Gli Almoravidi decisero di ritornare in Spagna, cosa che avrebbero fatto pochi anni più tardi mettendo di fatto fine alla prima esperienza di regni taifas in el-Andalus e sottoponendo la Spagna islamica al loro duro regime. E tornarono, infliggendo inoltre ai cristiani altre sonore disfatte campali negli anni successivi, cosicché la Reconquista subì una battuta d’arresto, protraendosi nell’immediato ben nel corso del secolo successivo e di fatto per tutto il Medio Evo sino alla definitiva conquista di Granada nel 1492. Gli Almoravidi soccombettero anch’essi nel secolo XII ad un nuovo movimento riformista, gli Almohadi, che distrusse il potere Almoravide in Marocco, permettendo altresì in Andalusia una nuova esperienza di regni taifas.

Per approfondire:

Vincent Lagardère, Le vendredi de Zallaqa: 23 octobre 1086, Parigi, 1989

Ramón Menéndez Pidal, La España del Cid. Madrid, 1947

Bernard F. Reilly, El reino de León y Castilla bajo el rey Alfonso VI, 1065-1109, Toledo, 1989

Luis Suárez Fernández, Historia de España antigua y media, Madrid, 1975

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