(battaglia dello Stendardo)
22 agosto 1138
Northallerton, nota come la Battaglia dello Stendardo, fu il primo dei numerosi scontri campali che caratterizzarono i rapporti tra Scozia e Inghilterra prima dell’unione dei due regni all’inizio del ‘600.
La Scozia era stata solo minimamente toccata dall’espansione romana e la propria popolazione rimase eminentemente celtica nel carattere, pur se divisa tra due grandi gruppi di tribù, i Pitti abitanti nel nord e gli Scoti nel sud, nei territori compresi tra il Vallo di Adriano e il Firth of Forth. Fu anch’essa evangelizzata al pari dell’Inghilterra e dell’Irlanda ma per lungo tempo il cristianesimo scozzese si confuse e si adattò alle precedenti credenze e usanze celtiche. La creazione e la diffusione di monasteri (malgrado alcuni importantissimi come Iona) fu inferiore a quella dell’Irlanda, vivendo il paese sostanzialmente sino al IX secolo in modo prettamente tribale. Anche in Scozia arrivarono i vichinghi anche se, probabilmente a causa delle scarse ricchezze del paese, non si insediarono realmente nella parte continentale del paese, limitando sostanzialmente gli insediamenti alle isole, Orcadi a nord-est e Ebridi a ovest. Il regno di Scozia fu creato nel IX secolo quando le varie tribù riconobbero come re un certo Kenneth MacAlpin, di padre scoto e di madre pitta. L’autorità reale fu in generale debole per i successivi due secoli. I sovrani si successero secondo un sistema peculiare, venendo eletti dai capi tribù scegliendosi tra i discendenti di un comune antenato. Questo fece si che i conflitti tra pretendenti, sostenuti dalle varie e differenti tribù, fossero all’ordine del giorno: su diciotto sovrani scozzesi registrati tra l’843 e il 1058, quattordici morirono di morte violenta. Nel 1058 dopo la caduta del famoso Macbeth di shakespeariana memoria, il regno conobbe un periodo di maggior tranquillità sotto il re Malcolm III, che era stato educato nell’Inghilterra anglo-sassone ed aveva sposato una principessa, poi canonizzata, appartenente all’antica casa reale di Wessex. Durante il regno di Malcolm, protrattosi sino al 1093, l’Inghilterra in seguito alla giornata fatale di Hastings cadde nelle mani dei normanni, che portarono nell’isola il sistema feudale. I nuovi padroni dell’Inghilterra, nel corso della sistematica appropriazione delle terre dei precedenti padroni anglo-sassoni, vennero in breve a contatto con gli scozzesi nel nord. La monarchia scozzese, con particolari difficoltà ad imporsi a causa della frammentazione tribale del paese e del sistema clanico, guardò al feudalesimo come ad un modello importante da importare per consolidare il proprio dominio. E questo, malgrado alcuni conflitti a bassa intensità nelle terre di confine, ebbe luogo a partire dall’ultimo decennio dell’XI secolo. I sovrani scozzesi Duncan II, Edgardo, Alessandro I e Davide I, tutti figli di Malcolm III, furono educati in Inghilterra e cercarono di importare nel paese il sistema feudale. Da un lato concessero terre scozzesi ai nobili normanni, dall’altro ottennero dai sovrani inglesi concessione in feudo di terre in Inghilterra. Si fecero più stretti anche i contatti tra le due case regnanti, con il re Alessandro I che sposò una figlia di Enrico I d’Inghilterra e quest’ultimo sposato ad una sorella di Alessandro. Sotto il re Davide I, sul trono dal 1124, tale processo conobbe un’ulteriore importante accelerazione e i contatti tra la monarchia scozzese e quella inglese si fecero altresì più stretti.
Nel 1135 morì Enrico I d’Inghilterra ed il paese precipitò in quel periodo noto come l’Anarchia, in cui il trono fu contestato tra la figlia del defunto, Matilde, ed il nipote, Stefano di Blois, che fu in effetti riconosciuto come re e incoronato. L’Inghilterra cadde in preda ad una guerra civile che sarebbe durata un ventennio e che si sarebbe conclusa con l’avvento dei Plantageneti. In tale contesto il re di Scozia, ormai strettamente legato alle cose d’Inghilterra e oltretutto zio di Matilde, vide nel conflitto un’opportunità per accrescere i propri territori. Due invasioni scozzesi del nord dell’Inghilterra ebbero luogo tra il 1135 e il 1137, una terza, molto più seria nel 1138. Davide trasse truppe per la propria spedizione non solo dalle terre scozzesi meridionali, ove ormai poteva contare su nobili cavalieri armati e addestrati alla normanna e leve feudali, ma anche dalle selvagge Highlands, da cui scesero le antiche orde tribali allettate dalla promessa di bottino nella ricca Inghilterra. L’invasione fu estremamente violenta e l’azione delle orde scozzesi lasciò traccia nelle cronache inglesi del tempo. Se l’uso del tempo era di rapinare le mandrie degli avversari questa volta la rapina si estese agli esseri umani, con donne e ragazzi inglesi ridotti in schiavitù e avviati verso il nord mentre i maschi adulti venivano uccisi. Favorito da alcuni baroni inglesi sostenitori di Matilde Davide conquistò la Cumbria e il Northumberland e si spinse a sud raggiungendo in breve lo Yorkshire e gettando il paese nel panico. Ma a questo punto un vecchio uomo di chiesa, l’Arcivescovo Turstano di York, si erse a coalizzare i baroni inglesi e a radunarli per fronteggiare l’invasione. Le forze inglesi si radunarono e fronteggiarono gli Scozzesi il 22 agosto presso Northallerton, oggi una ridente cittadina dello Yorkshire settentrionale. I cavalieri smontarono e si strinsero in posizione difensiva attorno alle insegne dell’arcivescovo, presente sul campo, erette e visibili a tutti su un carro, del tutto simile al carroccio di lombarda memoria. Insieme ai cavalieri erano frammisti gli arcieri mentre le leve feudali stavano sul retro. Gli Scozzesi attaccarono con gli uomini delle Highlands, descritti come mezzi nudi e armati di spade e picche, mentre i cavalieri feudali stavano in riserva. L’attacco frontale fu però indebolito dagli arcieri, che ebbero buon gioco contro gli Scozzesi privi d’armatura, e si infranse del tutto contro i guerrieri normanni pesantemente armati. Le perdite scozzesi furono enormi e nella ritirata i selvaggi uomini del nord impedirono pure qualunque azione ai cavalieri scozzesi, che si ritirarono a loro volta. Gli Inglesi tuttavia non inseguirono, soddisfatti del risultato conseguito, e in breve pace fu fatta tra Davide e Stefano, con gli Scozzesi che mantennero il controllo del nord sopra lo Yorkshire. Questa situazione permase per circa 20 anni risparmiando paradossalmente il nord dell’Inghilterra dalla guerra civile. Nel 1157 il nuovo re inglese, Enrico II, forte delle risorse non solo dell’Inghilterra ma anche della Normandia e dell’Aquitania, impose al nuovo re scozzese, il giovane Malcolm IV, la restituzione delle terre del nord, e Malcolm prudentemente accettò. Malgrado successivi scontri, che avrebbero costellato tutto il Medio Evo, il confine tra Inghilterra e Scozia restò così definito sino all’unione delle due corone.
Per approfondire:
John Beeler, Warfare in England 1066–1189, New York, NY, 1966
Benjamin Hudson, Kings of Celtic Scotland, Westport, CT, 1994
John D. Mackie, A History of Scotland, Harmondsworth, 1964
Richard Oram, David: The King Who Made Scotland, Stroud, Gloucestershire, 2004
John Prebble, The Lion in the North. One Thousand Years of Scotland’s History, Harmondsworth, 1971
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