10 agosto 955
La prima metà del X secolo fu in Europa occidentale il periodo delle ultime devastanti incursioni di un popolo proveniente dalle pianure e dalle steppe dell’est. Tali incursioni, generalmente ad opera di popoli nomadi, avevano segnato la vita delle popolazioni sin dalla crisi dell’Impero Romano nel III secolo; grandi orde guerriere a caccia di bottino avevano spesso trovato debole resistenza da parte prima di un Impero Romano in declino e poi di stati proto-feudali che faticavano a muovere i primi passi. Ma nessun ciclo di incursioni da parte di un singolo popolo si protrasse così a lungo come nel caso degli Ungari. Stanziati nelle pianure intorno al basso Volga, tributari dell’Impero Kazaro, gli Ungari iniziarono la loro migrazione verso ovest spinti da conflitti con altre popolazioni, come i Peceneghi. Verso la fine del secolo attraversarono i Carpazi e si stabilirono in quella pianura attraversata dal Danubio che poi prese il nome di Ungheria. Sino a qui le resistenze che incontrarono furono modeste, per lo più ad opere di tribù slave. Ma da qua vennero in contatto con gli stati dell’occidente e furono lesti a capire come ad occidente si aprissero grandissime possibilità di razzie, di bottino, favorite oltretutto dalla divisione politica causata dal collasso dell’Impero Carolingio, ove i vari regnanti non si fecero alcuno scrupolo ad allearsi con i nuovi predoni pur di prevalere sui propri rivali. Gli Ungari effettuarono grandissime scorrerie in Moravia, in Germania, in Francia e nell’Italia centro-settentrionale. Più volte i principi dell’occidente cercarono di opporsi, ma più spesso che no andarono in contro a rovinose disfatte, come il re d’Italia Berengario sul Brenta nel 899 e il duca di Baviera Luitpold a Pressburg nel 907, battaglia di cui si è già parlato. Dopo il 920 raggiunsero l’Oceano Atlantico e nel 942 si spinsero sino in Catalonia e nell’Italia meridionale. Enrico l’Uccellatore, il primo re tedesco della famosa Casa di Sassonia, riuscì a batterli nel 933 nella battaglia di Riade nella Germania centrale ma senza ottenere un risultato definitivo. Il figlio di Enrico, Ottone I, salito al trono nel 936, ebbe parecchio a che fare per buona parte del suo regno con le orde ungare, visto che la feudalità tedesca non esitò a contrattarli quali mercenari per combattere il sovrano. Ma una volta ottenuta la vittoria sulla feudalità e avendo altresì conquistato il Regno d’Italia, nel 951, decise alla fine di affrontare il problema ungarico una volta per tutte. Nell’estate 955 l’ennesima orda ungara, guidata dai capi Bulcsu, Lehel e Sur, invase la Germania meridionale mettendo l’assedio alla città di Augsburg. L’esercito tedesco, composto soprattutto da cavalleria pesante, di circa 9000 uomini, arrivò in soccorso della città assediata: lo componevano contingenti da tutte le regioni della Germania, Sassonia, Svevia, Baviera, Franconia e financo Boemia. Gli ungari godevano di una superiorità numerica stimata in quasi 3 a 1. La loro truppa si componeva soprattutto di cavalleria leggera, abilissima nel combattimento a distanza con archi e lance. I tedeschi resistettero ad un iniziale ed improvviso attacco ungaro e furono rapidi a contrattaccare, costringendo gli ungari ad un combattimento ravvicinato ove erano decisamente più deboli dei corazzati cavalieri tedeschi. Gli ungari fuggirono sconfitti ma l’esercito tedesco non si disperse dandosi invece alla caccia metodica dei fuggiaschi, di cui fu fatta sistematicamente strage. I tre capi, catturati, furono portati in catene nella vicina Ratisbona e qui impiccati. Ottone colse un grandissimo successo, e si narra che le truppe vittoriose lo abbiano alzato imperatore sui loro scudi sul campo di battaglia. Dopo Augsburg gli Ungari cessarono le scorrerie in Occidente; continuarono ancora a guerreggiare debolmente con Bulgari e Bizantini ma sostanzialmente si trasformarono in un popolo stanziale, che 45 anni con il santo re Stefano sarebbe diventato il Regno d’Ungheria. Ottone dopo la vittoria di Augsburg rimase senza rivali, padrone assoluto della Germania e dell’Italia e con un indiscutibile primato in tutto l’Occidente: nel 962 in Roma avrebbe ravvivato il moribondo Sacro Romano Impero, che da allora sino al 1806 sarebbe rimasto indissolubilmente legato alla nazione tedesca.
Per approfondire:
Charles R.Bowlus, The Battle of Lechfeld and its Aftermath, August 955. The End of the Age of Migrations in the Latin West, New York, NY, 2006
Hans Delbrück, History of the Art of War, Vol.3, Medieval Warfare (trad.ingl.), Lincoln, NE, 1990
Pál Engel, The Realm of St Stephen: History of Medieval Hungary, 895–1526, Londra-New York, 2001
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