Battaglia di Dorileo

1º luglio 1097

Dorileo è oggi un sito archeologico nella Turchia centro-occidentale, nei pressi della città di Eskişehir. Durante la Prima Crociata fu il luogo del primo grosso scontro tra Crociati e Musulmani.

I cavalieri crociati provenienti dall’Europa occidentale si erano ritrovati a Costantinopoli ove erano stati accolti dall’imperatore Alessio I Comneno. In cambio dell’accoglienza i Crociati aiutarono l’imperatore a riconquistare dai Turchi Selgiuchidi la città di Nicea e in tale occasione ebbero modo di scontrarsi per la prima volta con i Musulmani. Alessio tuttavia privò i Crociati della possibilità di mettere a sacco Nicea una volta conquistata e questo raffreddò non di poco i loro rapporti. I Crociati decisero comunque di rimettersi in marcia verso oriente e Alessio li agevolò, ben felice di levarseli di torno, ora che l’ospite cominciava a diventare difficile da gestire. L’Asia Minore era allora nella gran parte nelle mani dei Turchi Selgiuchidi, che avevano costituito il Sultanato di Rum che aveva proprio in Nicea la propria capitale. I Bizantini solo controllavano dei modesti territori lungo le coste mentre la parte sud-orientale, la Cilicia, era controllata da piccoli principati armeni. Il potere del sultano di Rum, al tempo Kilij Arslan I, era limitato a est dall’altra dinastia turca dei Danishmenidi, che controllava l’Anatolia nord-orientale. Kilij Arslan aveva messo fine l’anno prima all’avventura di Pietro l’Eremita. Al tempo Kilij Arslan era impegnato a oriente appunto contro i Danishmenidi ed aveva inizialmente trascurato la minaccia dei Crociati. Ma la presa di Nicea, che non era riuscito a impedire, l’aveva bruscamente risvegliato, cosicché stipulò un’alleanza con i Danishmenidi per impedire il passaggio ai Crociati, ora giustamente percepiti come minaccia reale.

I Crociati, da parte loro, divisero l’armata in due grandi gruppi, che si avviarono da Nicea verso sud lungo la strada militare bizantina lasciando un giorno di marcia tra un gruppo e l’altro. L’avanguardia era guidata da Boemondo d’Altavilla e comprendeva oltre ai Normanni dell’Italia meridionale i loro cugini del Ducato di Normandia, guidati dal duca Roberto II (detto Cortacoscia, figlio maggiore di Guglielmo il Conquistatore) nonché gli uomini del poderoso conte Roberto II di Fiandra. Il secondo gruppo comprendeva invece i cavalieri della Borgogna, dell’Ile-de-France e della Linguadoca, con Goffredo di Buglione e suo fratello Baldovino, Raimondo IV conte di Tolosa, Stefano II conte di Blois e Ugo I conte di Vermandois. L’obiettivo della marcia era appunto Dorileo, un’antica città romana ormai in rovina presso il fiume, dove i Crociati avrebbero dovuto poi scegliere quale strada seguire. Entrambe le colonne comprendevano un grande numero di non combattenti, pellegrini e donne. Boemondo mise il campo presso il fiume Thymbres (l’odierno Porsuk, affluente del Sakarya) e qui alle prime luci dell’alba fu attaccato dai Turchi. I Turchi attaccarono con gli arcieri a cavallo, rovesciando frecce sul frecce sul campo crociato. I cavalieri cristiani tentarono una sortita ma vi rinunciarono subito disponendosi appiedati a difesa del campo, mentre le frecce turche mietevano vittime tra i non combattenti e i fanti appiedati, non coperti da armature. Con il passare delle ore la situazione per i crociati si fece critica sino a quando iniziarono, alla spicciolata, ad arrivare i primi cavalieri della retroguardia, che giunsero verso mezzogiorno. I crociati di Boemondo erano ormai spinti pericolosamente verso il fiume e la pressione turca non dava segno di allentarsi, malgrado gli arrivi di cavalieri della retroguardia. Una serie di contrattacchi crociati non ebbe successo, visto che i turchi godevano di superiorità numerica. La situazione, che si stava facendo oltremodo critica, fu sbloccata dal vescovo guerriero di Puy-en-Velay, Ademaro, che alla testa di forte contingente di cavalieri borgognoni riuscì ad attaccare i Turchi da tergo, disorientandoli e permettendo così alla fine un contrattacco di successo dei contingenti principali. A questo punto furono i Turchi a trovarsi nei guai e abbandonarono il campo con molte perdite. Kilij Arslan ne ebbe a sufficienza della sonora sconfitta e non tentò più di contrastare i crociati, che da lì alla Siria marciarono contrastati solo dal clima inospitale dell’estate anatolica attraverso la Cilicia.

Dorileo fu battaglia importantissima perché, mentre mise i Crociati di fronte a un nuovo, sconosciuto sino ad allora nemico, di cui impararono a conoscere in fretta le capacità belliche, permise alla Crociata di avere un futuro. Dopo la distruzione delle schiere disordinate di Pietro l’Eremita, con i sovrani europei in altre faccende affaccendati, il contingente crociato che raccoglieva la feudalità francese e normanna rappresentava per il grande movimento chiamato da Urbano II a Clermont nel 1095 l’unica speranza. Se a Dorileo Kilij Arslan avesse vinto, come rischiò di fare e come poi nello stesso luogo vinse 50 anni dopo suo figlio Masud I sul tedesco Corrado III, la crociata sarebbe finita. E, realisticamente, a quel tempo non vi sarebbe stato nessun altro in grado di effettuarla

Per approfondire:

Francesco Cognasso, Storia delle Crociate, Milano, 1967

John France, Victory in the East. A Military History of the First Crusade, Cambridge, 1996.

Steven Runciman, Storia delle Crociate, 1º vol. (trad.ital.), Torino, 1993

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