ottobre 741
Pressoché sconosciuta questa battaglia è importante poiché segnò una serie di eventi con elevata importanza storica. Marcò di fatto la fine dell’unitarietà territoriale del califfato islamico, permise lo sviluppo della Reconquista in Spagna e diede inizio a quel processo che, culminato nel 750 con la rivoluzione abbaside, permise un Islam universale e non esclusivamente a dominanza araba come era stato sino ad allora.
Le conquiste arabe dal 632 non avevano visto i conquistatori imporre con la forza la conversione. L’élite araba aveva permesso nei paesi conquistati il mantenimento dei credi e delle usanze precedenti, limitandosi ad incoraggiare la conversione, tramite per esempio l’esenzione fiscale per i convertiti. Ma in generale non aveva permesso neppure ai convertiti l’ascesa alle stanze del potere civile e militare, che era rimasto saldamente concentrato nelle mani arabe. Tale situazione si era mantenuta e anzi rafforzata sotto gli Omayyadi, al potere a Damasco dal 661. Territorialmente verso il 740 il califfato Omayyade era al massimo della sua estensione: includeva oltre all’Arabia, tutto il Medio Oriente, la Persia, territori nell’Asia centrale e nell’attuale Pakistan e, a occidente, tutto il Nordafrica, la Spagna, la parte occidentale dell’Anatolia, buona parte del Caucaso. Il Nordafrica ad est dell’Egitto era stato costituito in un’unica provincia, detta Ifriqiya, con capoluogo a Kairouan, nell’odierna Tunisia. Dal punto di vista etnico il Nordafrica contava una larga popolazione autoctona, i Berberi, che avevano abbracciato entusiasticamente l’Islam, fornendo un contributo sostanziale alla conquista della Spagna. Ma gli Omayyadi, in ossequio alla loro tradizione, continuarono a considerare i Berberi come sudditi di serie B, buoni come carne da cannone e come polli da tassare quando se ne presentava la necessità. E i Berberi risentivano enormemente di questa loro situazione, mentre la nobiltà araba Omayyade si crogiolava. Tra il 717 e il 740 il califfato aveva speso enormi risorse in imprese belliche tutto sommato sfortunate: nel 717/718 l’imperatore bizantino Leone III, con l’aiuto bulgaro, aveva respinto il grande tentativo di assedio di Costantinopoli e negli anni successivi aveva rintuzzato i tentativi di invasione dell’Anatolia sino alla grande vittoria di Akroinon nel 740. Nel Caucaso gli Arabi si scontrarono con un popolo delle steppe, i Khazari, e anche qui furono di fatto respinti. Conflitti continui si ebbero pure con le popolazione turche a est, nell’Asia centrale e con gli Indù. Le risorse erano quindi sotto stress e sotto il califfo Hisham molti governatori provinciali, per raddrizzare la situazione, scelsero di ignorare la legge islamica e di tassare anche i convertiti. In Nordafrica, a complicare le cose, aveva avuto successo una predicazione di tipo kharigita, teorizzante un Islam di tipo molto radicale, in aperta opposizione all’autorità costituita. Quando alla fine del 739 o all’inizio del 740 il grosso dell’esercito Omayyade lasciò l’Ifriqiya per una spedizione contro la Sicilia, le tribù berbere esplosero in rivolta nell’attuale Marocco, occupando Tangeri e uccidendo l’odiato governatore Omayyade; fecero poi a pezzi sempre presso Tangeri, nell’ottobre/novembre 740, nella cosiddetta battaglia dei Nobili, una colonna di cavalleria composta dal fior fiore della nobiltà araba di Ifriqiya. A questo punto la rivolta si estese a est e da Kairouan chiesero aiuto a Damasco, che prontamente rispose. Un grande esercito Omayyade mosse dall’Egitto nel 741 mentre i Berberi si ritiravano nuovamente verso est. Alla fine si combattè a Bagdoura, sul fiume Sebou, presso l’odierna Fez. I Berberi, malgrado fossero peggio equipaggiati, godevano di una larga superiorità numerica e i califfali commisero seri errori tattici e di sottovalutazione dei loro nemici. Fatto sta che furono fatti a pezzi con solo 10.000 uomini che sfuggirono al massacro rifugiandosi a Ceuta.
Gli eventi susseguenti videro gli Omayyadi contenere la ribellione nel 743 salvando l’Ifriqiya anche se l’Algeria e il Marocco furono perduti per sempre per il califfato, costituendosi così i primi stati islamici indipendenti. Bagdoura fu gravida di conseguenze per la Spagna. Qui la notizia del disastro provocò immediatamente una ribellione delle guarnigioni berbere del nord che si ribellarono ai loro comandanti arabi precipitandosi a sud, verso l’Andalusia, ove l’elemento arabo era prevalente. E mentre gli Arabi andalusi alla fine riuscirono ad avere la meglio sui Berberi a nord sopra il fiume Duero le guarnigioni abbandonate furono rapidamente conquistate dai cristiani delle Asturie, guidati dal loro re Alfonso I. Gli Asturiani provvidero a distruggere e desolare il territorio che avrebbe in seguito costituito un enorme cuscinetto tra la Spagna islamica e quella cristiana e permesso un certo qual sviluppo ai regni del nord, sviluppo che fu poi essenziale per la Reconquista dei secoli successivi.
In Oriente infine, le notizie del successo della grande rivolta berbera rinforzarono l’attività segreta degli Abbasidi che preparavano una grande ribellione contro gli Omayyadi facendo leva sull’universale scontento delle popolazioni sottomesse. Questa ribellione si sarebbe concretizzata nel 750 con la fine del califfato Omayyade e la nascita di un Islam politico completamente diverso, aperto alle popolazioni non arabe.
Per approfondire:
Julien, Charles-André, Histoire de l’Afrique du Nord, des origines à 1830, Parigi, 1931
Ibn Khaldoun, Histoire des Berbères et des dynasties musulmanes de l’Afrique, t. 1, Algeri, 1852
Abd al-Wahid Dhannun Taha, The Muslim conquest and settlement of North Africa and Spain, Londra, 1989