16/19 novembre 636
Nessuna battaglia contro gli infedeli è entrata maggiormente nella retorica musulmana di al-Qādisiyyah. Basti pensare che tale nome fu ampiamente utilizzato da Saddam Hussein per descrivere la propria lunga guerra contro l’Iran e che al giorno d’oggi gruppi islamici radicali in ogni dove fanno riferimento ad essa.
Nella spinta a conquistare i territori a nord della penisola arabica subito dopo la morte di Maometto il 1º califfo Abu Bakr dovette immediatamente confrontarsi con l’Impero Sassanide che controllava la Mesopotamia e che qui aveva pure la propria capitale, Ctesifonte. L’Impero Sassanide, benchè indebolito dalla recente guerra con i Bizantini e da aspre contese successorie dopo la morte di Kavadh II nel 628, era ancora potentissimo. Territorialmente includeva tutto l’attuale Iran, l’Afghanistan e buona parte dell’attuale Pakistan sin quasi al fiume Indo. Aveva un’organizzazione sociale fortemente consolidata e stratificata, con una nobiltà di tipo feudale e una potentissima classe sacerdotale. Religiosamente parlando era monolitico nel credo mazdeo o zoroastriano. Purtroppo a partire dal 632 sul trono persiano sedeva un ragazzo, Yazdegerd III, dominato da vari reggenti ostili e gelosi l’uno dell’altro. Gli eserciti persiani, largamente composti da cavalleria pesante fortemente corazzata (clibanarii) ebbero difficoltà ad opporsi alle veloci schiere arabe guidate da Khalid ibn al-Walid. Tra il 633 e il 635 subirono una serie quasi ininterrotta di sconfitte in una serie di battaglie campali. Nel 636 i persiani strinsero la famosa alleanza con i bizantini, ma non riuscirono a muoversi in tempo per attaccare congiuntamente gli Arabi, contribuendo in tal modo indirettamente all’esito di Yarmouk. Si mossero comunque poco dopo concentrando un’enorme armata, con 33 elefanti da guerra, comandata dal generale Rostam Farrokhzad presso la capitale Ctesifonte. A questa gli Arabi non poterono inizialmente opporre i loro migliori guerrieri, ancora impegnati in Siria e Palestina contro i Bizantini. Gli Arabi erano comandati da un altro compagno di Maometto, Saad ibn Abi Waqqas. I due eserciti si confrontarono presso al-Qādisiyyah, una località posta vicino all’Eufrate nell’Iraq centrale. Come a Yarmouk gli Arabi, in inferiorità numerica, dovettero sopportare tre giorni di attacchi persiani. Al quarto giorno gli Arabi riuscirono alla fine a respingere gli elefanti sassanidi e, ciò che decise dell’esito della battaglia, a uccidere il generale Rostam. Era una caratteristica degli eserciti persiani che il comandante dirigesse la battaglia da una posizione sopraelevata (un palco, o qualcosa del genere) al centro, circondato dagli stendardi imperiali; quando il generale cadeva i persiani consideravano immediatamente la battaglia perduta e si ritiravano in modo più o meno ordinato. Questo infatti accadde a al-Qādisiyyah, dopodichè i Persiani si ritirarono oltre l’Eufrate.
al-Qādisiyyah non segnò comunque la fine della Persia pre-islamica. Malgrado perdesse poco dopo Ctesifonte Yazdegerd III si ritirò in Iran e da qui attaccò nuovamente gli Arabi, i quali inizialmente avevano rinunciato a conquistare la Persia propriamente detta. Solo dopo la sconfitta di Nahavand nel 642 i musulmani si dedicarono effettivamente a conquistare l’altopiano iranico. L’ultimo imperatore Sassanide si ritirò sempre più ad oriente per finire oscuramente di morte violenta a Merv nel 651, in un modo curiosamente reminiscente (fu ucciso da un mugnaio per sottrargli la borsa) della morte dell’ultimo Achemenide Dario III di fronte ad Alessandro Magno. I suoi eredi con i loro fedelissimi si rifugiarono in Cina. La popolazione persiana resistette alla conquista araba e la religione musulmana dovette essere imposta con la spada, perseguitando e estirpando violentemente il clero mazdeo. Ma i tratti distintivi della società persiana non vennero comunque meno costituendosi così uno dei maggiori, più peculiari e più originali centri dell’Islam.
Per approfondire:
Agha Ibrahim Akram, The Sword of Allah: Khalid bin al-Waleed, His Life and Campaigns, Rawalpindi, 1970
Agha Ibrahim Akram, Muslim Conquest of Persia, Cambridge, 1975
Peter Crawford, The War of the Three Gods: Romans, Persians and the Rise of Islam, Barnsley, South Yorkshire, 2013
Touraj Daryaee, Sasanian Persia. The Rise and Fall of an Empire, Londra, 2009
Parvenah Pourshariati, Decline and Fall of the Sasanian Empire, Londra, 2011