15/20 agosto 636
Non conosciutissima, insieme alla successiva di al-Qadisiyyah, fu battaglia di enormi dimensioni e di importantissime conseguenze per la storia della civiltà.
Tra il 610, anno in cui iniziò la predicazione di Maometto, e il 632, anno della morte del profeta, il nuovo credo islamico aveva unificato religiosamente e politicamente la penisola arabica, che si costituì in un vero e proprio stato, noto come il Califfato Rashidun (degli ortodossi). A nord della penisola stavano i territori del Medio Oriente e della Mesopotamia, allora divisi tra l’Impero Bizantino a ovest e l’Impero Persiano dei Sassanidi ad est, e questi due grandi stati si erano fortemente indeboliti a seguito della lunga guerra tra loro che si era da poco conclusa nel 628 dopo la battaglia di Ninive. Schermaglie tra gli Arabi e i vicini del nord erano già avvenute vivente Maometto; ma dopo il 634, regnante a Medina il 2º califfo, Umar, la spinta verso nord ricevette nuovo impulso, costringendo Bizantini e Sassanidi a reagire. Gli Arabi in queste incursioni ebbero generalmente la meglio, ottenendo una serie di vittorie, grazie soprattutto ad un leader militare di grandissimo livello, Khalid ibn al-Walid, uno dei compagni originari del profeta. Nel 636 Eraclio, l’imperatore bizantino, decise che era giunto il momento di porre fine a tali incursioni e si portò personalmente in Oriente, facendo base ad Antiochia ed organizzando un’enorme esercito per risolvere una volta per tutto il problema arabo. Fece di più, strinse un’alleanza con i Persiani al fine di stringere gli Arabi in una tenaglia, ma la disorganizzazione di questi ultimi contribuì al fallimento del disegno strategico. Eraclio divise l’armata inizialmente in cinque corpi, affidandoli a differenti generali con l’incarico di colpire i differenti contingenti arabi operanti nella regione, grosso modo coincidente con l’attuale Palestina e Giordania. Il comandante arabo manovrò invece in modo tale da concentrare le proprie armate per decidere il tutto in un’unica battaglia campale, che si combattè alla fine sulle rive del fiume Yarmouk, un affluente del Giordano che oggi segna il confine tra Siria e Giordania. Gli eserciti si confrontarono per parecchi giorni, durante i quali gli Arabi ricevettero parecchi rinforzi. Nel campo bizantino invece pare che parecchie discordie siano insorte tra i vari comandanti. E’ accettato che i Bizantini disponessero di una grande superiorità numerica.
Lo svolgimento della battaglia è noto abbastanza in dettaglio, una descrizione dettagliata è offerta nella Wikipedia inglese e molti articoli si trovano sul web. Basti dire che i Bizantini attaccarono per cinque giorni su sei ma senza successo. Il sesto giorno un contrattacco arabo, con un sapiente uso della cavalleria, portò al collasso delle linee bizantine, che si trovarono altresì chiusa la via di fuga al seguito del controllo arabo dell’unico ponte sullo Yarmouk. Tradizionalmente per i Bizantini fu un’ecatombe, con quasi tutti i comandanti caduti sul campo. Eraclio in Antiochia fu scioccato dal risultato e si ritirò precipitosamente a Costantinopoli, abbandonando così il Medio Oriente cristiano al proprio destino. Qualche centro resistette ancora, come Gerusalemme che cadde solo nel 638, ma la geografia politico-religiosa del mondo si era modificata per sempre. La grande espansione musulmana entrava nel vivo.
Per approfondire:
Agha Ibrahim Akram, The Sword of Allah: Khalid bin al-Waleed, His Life and Campaigns, Rawalpindi, 1970
Peter Crawford, The War of the Three Gods: Romans, Persians and the Rise of Islam, Barnsley, South Yorkshire, 2013
Fred McGraw Donner, The Early Islamic Conquests, Princeton, NJ, 1981
John F. Haldon, The Byzantine Wars, Stroud, Gloucestershire, 2001
Walter E. Kaegi, Byzantium and the Early Islamic Conquests, Cambridge, 1995
Georg Ostrogorsky, Storia dell’Impero Bizantino (trad.ital.), Torino, 1968
Warren Treadgold, Byzantium and Its Army, 284-1081, Stanford, CA, 1995
David Woods, Jews, Rats, and the Battle of Yarmūk in “The late Roman Army in the Near East from Diocletian to the Arab Conquest“, Oxford, 2007