giugno/agosto 915
Nel IX secolo i Saraceni del Nord Africa (Ifriqiya) acquisirono un indiscusso predominio marittimo nel Mediterraneo occidentale, stante la lontananza della flotta bizantina e la debolezza delle poche navi che potevano essere in mare da alcune città costiere italiane, come Amalfi, Gaeta e Napoli. Utilizzarono questa forza per proseguire la loro espansione innanzitutto in Sicilia, che fu da essi tolta ai Bizantini tra l’827 e il 905, ma anche nell’Italia continentale e nella Francia meridionale. In generale i Saraceni ebbero un particolare modello operativo: delle flotte attaccavano le città costiere e le saccheggiavano. Dopo un certo tempo, quando conoscevano il territorio, sbarcavano più in forze e costruivano delle grandi basi, come degli enormi campi trincerati sulla costa, da dove lanciavano incursioni nell’interno. Nell’ Italia centro-meridionale le incursioni videro tra l’altro lo sbarco alla foce del Tevere e il sacco di Roma, per difendere la quale furono quindi costruite le Mura Leonine; l’attacco a Montecassino, nell’883, quando l’abate Bertario fu trucidato e l’incendio dell’abbazia di Farfa nel 898. In seguito si stabilirono alla foce del fiume Garigliano, dove eressero un importante campo trincerato intorno all’antica città di Minturno. Da qui lanciarono una serie di incursioni anche in profondità, raggiungendo l’alto Lazio e anche l’Umbria. In più strinsero una serie di rapporti con i vari principati e città-stato della zona, che presero di sovente a impiegarli come mercenari: si distinsero in particolare in questo senso i duchi di Napoli e la città di Amalfi. Per chi ricorda come i Normanni si imposero nell’XI secolo capite bene quale rischio si sia corso. Il merito di averli cacciati per sempre andò a un papa, Giovanni X, che salì al soglio di Pietro nel 914. Stanco di subire le incursioni organizzò una lega di quasi tutti i potentati italici del tempo, cui aderì anche il re Berengario I e l’imperatore bizantino, cha dalla Puglia inviò una flotta. L’armata coalizzata iniziò ad aggredire le masnade saracene sin dall’alto Lazio, costringendole a rifugiarsi nella base del Garigliano, ove le strinse d’assedio guidata dallo stesso papa dal giugno all’agosto 915, mentre la flotta bizantina, coadiuvata dalle navi di Gaeta, Napoli e Roma impediva i rifornimenti via mare. Nell’agosto i Saraceni, stremati e a corto di viveri, tentarono un’ultima sortita con l’intenzione di dirigersi verso la Sicilia, ma furono sconfitti, catturati e nella gran maggioranza massacrati. La vittoria fu tale che le incursioni e gli stanziamenti saraceni nella penisola cessarono quasi del tutto; solo nel XVI secolo, sotto gli Ottomani e i pirati barbareschi, sarebbero riprese in un contesto peraltro completamente diverso.
Per approfondire:
Marco Di Branco, 915. La battaglia del Garigliano, Cristiani e musulmani nell’Italia medievale, Bologna, 2019
Charles W. Previté-Orton, Italy in the Tenth Century, in “Cambridge Medieval History, Vol.III”, 1922