- DA CATANIA A FIRENZE
Angelo Pernice nasce a Catania il 21 Novembre 1873. Compie i primi studi nella città natale fino al 1901, in quest’anno infatti si trasferisce a Firenze, dove continua gli studi nella futura Università di Firenze, l’Istituto di studi pratici e di perfezionamento, e dove l’anno successivo consegue la laurea in lettere. Gli anni catanesi sono dedicati dal Pernice allo studio del mondo celtico, da cui nel 1899 ne nasce il saggio “Sui Celti e la loro immigrazione in Italia”
2. DAI CELTI AI BIZANTINI
Inizialmente incoraggiato dal suo mentore, l’antichista Achille Coen (1844-1921), a proseguire nello studio della cultura celtica, favorendo tra l’altro una sua recensione al “Vercingetorix” di Camille Jullian (1859-1933), è lo stesso Coen ad indirizzarlo agli studi di Storia Bizantina. Il risultato è ottimo. Il Pernice, nel 1905, pubblica “L’imperatore Eraclio”, maestosa opera divisa in quattro volumi e dedicata al suo mentore Achille Coen. È un opera da vero storico. L’autore infatti analizza “le condizioni sociali, religiose e politiche dell’impero nella prima metà del secolo VII” muovendo non solo dalle fonti greche e latine, ma integrandole con quelle persiane, copte, armene e arabe, oltre a raccogliere informazioni anche da fonti agiografiche.
3. L’INSEGNAMENTO E LA PRIMA GUERRA MONDIALE
Firenze diventa presto la sua città d’adozione, e nel 1904, proprio dal capoluogo toscano inizia la sua carriera d’insegnante di storia, che lo porta inoltre a Macerata, Ascoli ed Imperia, da dove collabora con la rivista fiorentina “Archivio storico italiano”. Nel 1911 viene trasferito a Venezia, dove comincia ad interessarsi alla storia contemporanea dell’Europa orientale. Ed è sempre a Venezia, nel 1915, che produce il suo lavoro più diffuso: “Origine ed evoluzione storica delle nazioni balcaniche”. Siamo allo scoppio del primo conflitto mondiale ed il Pernice si profonde in opere dal forte senso nazionale, oltre a tradurre “La Russia d’oggi” di Feitel Lifschitz (1875-1947), pubblica “Il problema nazionale e politico della Dalmazia”, un saggio breve sulle cause del conflitto mondiale, dove da una parte riconosce la sacralità del principio di nazionalità per tutti i popolo, dall’altro considera la nazione come “un ente storico, morale, giuridico” e non una semplice sommatoria di residenti in un determinato territorio. Nel 1918 torna ad insegnare a Firenze, dove nel 1923 ottiene la libera docenza nell’università della città toscana, con la lezione “Le origini dello stato della Chiesa”. Due anni dopo scrive i due manuali di storia “La vita italiana nel Medio Evo e nel Rinascimento” e “Gli imperi del Medioevo”. Punto centrale della sua analisi è la fine del sistema feudale grazie all’azione dei Comuni, che considera come un embrione d’Italia. Considerazione simile ai paragoni risorgimentali della lotta tra Lega Lombarda e gli imperatori tedeschi. In questo stesso anno s’interessa alla storia e all’arte della Romania e diventa corrispondente in Italia dell’Accademia di Romania, per la quale traduce il suo articolo “La Romania monumentale”.
4. GLI ULTIMI LAVORI
Un ulteriore riconoscimento alla sua carriera arriva dall’Enciclopedia italiana, con cui collabora dal 1929 al 1937, contribuendo con circa 200 voci legate alla storia bizantina e all’Oriente balcanico. Nel 1938 va in pensione e nel secondo dopoguerra pone sostanzialmente fine alla sua produzione. Muore a Firenze il 2 Novembre 1972.
5. FONTI
AA. VV., Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 82 (2015), voce “Angelo Pernice”, curata da Giuseppe De Santis.
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[Nell’immagine: due delle opere menzionate di Angelo Pernice tratta dal WEB]