- ORIGINI E STUDI
Alberto Pincherle nasce a Milano il 15 Agosto 1894, da una famiglia ebraica che dopo pochi anni si trasferisce a Roma. Nella capitale s’iscrive alla Sapienza nel 1912, laureandosi sotto la guida di Francesco Scaduto (1858-1942) in giurisprudenza nel 1918 con una tesi su Sigillum confessionis e segreto professionale. Questo primo contatto con la disciplina penitenziale della Chiesa antica lo spinge ad iscriversi alla facoltà di lettere e filosofia dove frequenta le lezioni di storia del cristianesimo di Ernesto Buonaiuti (1881-1946), figura chiave nella sua formazione di storico del cristianesimo. Grazie ad un assegno di perfezionamento nel biennio 1921-22 è a Cambridge nella prestigiosa Harvard University, dove segue i corsi di Giorgio La Piana (1879-1971) – col quale stringe una duratura amicizia – e quelli di George Foot Moore (1851-1932), di cui nel 1924 traduce l’opera I libri del Vecchio Testamento.
- LE PRIME OPERE
Dalle lezioni del Buonaiuti e dai corsi americani, nel 1922 vedono la luce I detti di Gesù e Gli oracoli sibillini giudaici. Entrambe le opere interessano l’ambito neotestamentario e il giudaismo della diaspora ed il suo rapporto con l’ellenismo. Sempre sulla spinta del Buonaiuti e di Raffaele Pettazzoni (1883-1959) – di cui aveva seguito le lezioni di storia delle religioni alla facoltà di lettere e filosofia – collabora con alcuni periodici con articoli sul Nuovo Testamento e sul cristianesimo moderno e contemporaneo. Non ancora dedito all’insegnamento, si occupa di alcuni manuali di storia e di latino per le scuole, oltre alla pubblicazione dei primi articoli sull’Africa cristiana, sul donatismo e su Agostino d’Ippona.
- UNA DIFFICILE EREDITÀ
Pochi mesi dopo la collaborazione al primo volume del Manuale introduttivo alla storia del cristianesimo, il 24 ottobre del 1925 ottiene la libera docenza. Già nel mese successivo tiene i suoi corsi all’Università di Roma, proseguendo inoltre l’insegnamento nel liceo romano del Nazareno. L’anno successivo, insieme al collega Ambrogio Donini (1903-1991), si ritrova a dover sostituire il maestro Buonaiuti – che già nel 1924 era incorso nella scomunica e nel 1925 nel divieto di vestire l’abito ecclesiastico – nel corso di storia del cristianesimo. Le vicende del Buonaiuti sono seguite con vivo interesse da Alberto Pincherle, che già aveva partecipato all’esperienza della koinonia promossa dallo stesso maestro, durante la quale aveva anche ricevuto il battesimo sub conditione, cioè invalido in caso di altro battesimo precedente. La ferma posizione del francescano Agostino Gemelli (1878-1959) – nel pretendere l’abbandono della cattedra da parte del Buonaiuti – trova l’inutile, per quanto decisa, opposizione dei suoi discepoli: la scomunica viene confermata dal Santo Uffizio il 26 Gennaio 1926. Nel 1928 è incaricato dall’Enciclopedia Italiana di dirigere la sezione Storia delle religioni e folklore – a cui contribuisce con numerosi articoli – oltre ad occuparsi dell’Ufficio schedario. Riceve elogi per il riconoscimento ricevuto che diventano presto critiche negative dal maestro Buonaiuti, che lo accusa di assecondare inopportunamente le idee di Giovanni Gentile (1875-1944). I rapporti tra il maestro ed il discepolo continuano nel corso degli anni Trenta diventando sempre più freddi. Dichiarato definitivamente decaduto dall’insegnamento il Buonaiuti nel 1931 per non aver prestato il giuramento di fedeltà al fascismo, Pincherle riceve definitivamente la cattedra di storia del cristianesimo grazie al sostegno del Pettazzoni. È una nomina subito criticata: Papa Pio XI (1867-1939), al secolo Ambrogio Damiano Achille Tatti, si lamenta della nomina di Pincherle con il suo segretario di Stato Eugenio Pacelli (1876-1958), futuro Papa Pio XII. Le pressioni politiche diventano presto accuse: ebreo e discepolo del Buonaiuti. Nella seduta del Senato accademico del 10 Luglio 1933, appurato che Pincherle è un cattolico praticante, è il rettore dell’Università di Roma Alfredo Rocco (1875-1935) a chiedere di riesaminare la nomina, pur ribadendo la libertà delle scelte della facoltà invita a “non urtare i sentimenti della quasi totalità degli italiani”. Il ruolo gli viene alla fine confermato.
- SANT’AGOSTINO, CAGLIARI E L’ESILIO IN PERÙ
Dopo la pubblicazione di diversi articoli sul tema, nel 1930 vede la luce Sant’Agostino d’Ippona vescovo e teologo, la sua opera più completa. Sette anni dopo lo ritroviamo all’Università di Cagliari come professore straordinario di storia delle religioni, ma dopo un solo anno a causa delle leggi razziali è costretto ad emigrare. Approda in Perù, dove dal 1939 al 1946 insegna alla Pontificia Universidad Católica del Perù e poi nell’Universidad nazionale mayor de San Marcos. È un’esperienza complicata sia per le difficoltà ad inserirsi in un ambiente totalmente nuovo, sia per la cagionevole salute dei figli. Si dimostra però anche un’opportunità per allargare i suoi studi di storia del cristianesimo oltre la visione eurocentrica. Sono di questo periodo la parziale traduzione dell’Apologética Historia de las Indian del domenicano Bartolomé de Las Casas (1484-1566) e le opere sulla dignità dell’uomo e l’indigeno americano.
- IL RIENTRO IN ITALIA
Con la fine della Seconda Guerra Mondiale, Pincherle nel ’46 rientra in Italia, riprendendo servizio a Cagliari. Il suo obbiettivo è la cattedra di storia del cristianesimo nell’Università di Roma – solo sfiorata in precedenza – per proseguire la strada tracciata dal suo Maestro. Finalmente nel 1949 vince il concorso che lo porta ad occupare la cattedra per vent’anni, diventando emerito nel 1970. Oltre ad occupare l’agognata cattedra, dirige l’Istituto di perfezionamento di studi storico-religiosi compresa l’annessa Scuola di perfezionamento. Il rientro in Italia coincide inoltre il ritorno all’Enciclopedia Italiana, come redattore del Dizionario enciclopedico. Nel periodo che va dal 1954 al 1959 è direttore e poi presidente dell’Istituto italiano di cultura di Bruxelles. Dal rientro in Italia i suoi studi si concentrano sempre più sul IV e V Secolo, con particolare interesse, come già dimostrato, per la figura di Sant’Agostino. Da questi studi nascono La formazione teologica di S. Agostino (1948) e Vita di Sant’Agostino (1980), uscito postumo a cura di Maria Grazia Mara (1923-2019). Si occupa anche dell’epoca della Riforma e delle vicende del cattolicesimo dal XVI al XVIII Secolo.
Muore a Roma il 18 Aprile 1979.
FONTI
AA. VV., Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 83 (2015), voce “Pincherle, Alberto”, curata da Paolo Vian