20 agosto 1119
Il grande scontro tra Francia e Inghilterra, che si protrasse nei fatti negli ultimi 4 secoli del Medio Evo, cominciò in sordina. E, ragionevolmente, pochi avrebbero potuto scommettere in quegli albori del XII secolo che la Francia si sarebbe evoluta nel primo stato europeo per dimensione, popolazione e potenza politica e militare.
Dissolta l’unitarietà dell’impero carolingio nell’ 840 in Francia si era affermata una monarchia nazionale, il cui sovrano già da allora risiedeva in Parigi. Ma tale monarchia fu estremamente debole, senza un controllo effettivo su un territorio che teoricamente comprendeva un’area molto simile a quella della Francia moderna. Gli ultimi esponenti della stirpe carolingia regnarono nominalmente sul paese, con varie interruzioni, dall’ 840 al 987. Ma sempre dovettero fare i conti con una riottosa feudalità, non solo laica ma pure ecclesiastica, per cui nei fatti il loro potere effettivo poco si estese oltre Parigi e le zone limitrofe. E la situazione non cambiò, anzi forse pure peggiorò, quando ai Carolingi successero i Capetingi nel 987. Ma se il potere effettivo dei sovrani era debole non lo stesso poteva dirsi del prestigio che essi rivestivano all’interno della stratificata società feudale non solo francese, ma europea. Nessuno mise per esempio in dubbio il potere sovrano di investitura e di concedere in feudo terre proprie o comunque rimaste senza padrone. E nel 911, ancora sotto i Carolingi, questo potere d’investitura aveva portato alla costituzione di uno dei primi principati feudali quando il re Carlo III il Semplice aveva investito il capo vichingo Rollone del territorio che sarebbe diventato noto come Ducato di Normandia.
Qualcosa di molto diverso era invece avvenuto in Inghilterra, già sotto i sovrani anglo-sassoni, ove il potere della monarchia si confrontava si con una nobiltà violenta e riottosa ma che non godeva neppur lontanamente di un’autonomia rispetto alla corona simile a quella francese. E tale situazione, passata tutto sommato indenne sotto i re danesi sino all’invasione normanna di Guglielmo il Conquistatore nel 1066, si era mantenuta. Guglielmo aveva attuato la sostituzione violenta della nobiltà anglo-sassone con i suoi fedeli che l’avevano aiutato nella conquista e fu in grado di costituire una monarchia fortemente accentrata e forte, tutto l’opposto di quella francese. Fu paradossalmente in Normandia, con i propri vassalli in quanto duca, che dovette affrontare le tipiche insubordinazioni feudali.
Nel 1119 il Conquistatore era morto da tempo e sull’Inghilterra regnava il suo figlio più giovane, un sovrano duro e spregiudicato di nome Enrico I. Costui aveva tolto nel 1106 la Normandia al fratello maggiore, Roberto Cortacoscia, uno degli eroi della I Crociata e doveva affrontare l’insubordinazione di alcuni vassalli a lui ancora fedeli. La monarchia francese, invece, negli ultimi 120 anni non si era particolarmente evoluta e si manteneva arroccata al proprio potere nella regione parigina, detta dell’ Ile de France. Basti pensare che uno di questi sovrani, Filippo I, sul trono dal 1060 al 1108, si era distinto più che altro come un barone ladro, intento soprattutto a compiere scorribande e razzie nei territori dei signori vicini. Dal 1108 regnava a Parigi suo figlio, Luigi VI, che rispetto al padre si stava maggiormente distinguendo per aumentare l’autorità, quantomeno morale, della monarchia stessa.
Nell’estate di quell’anno 1119 Enrico che, non dimentichiamolo, in quanto duca di Normandia era vassallo di Luigi VI, si dovette confrontare con la ribellione di uno dei suoi maggiori vassalli, Amalrico III di Montfort, conte d’Evreux. Costui si era appellato al re di Francia, facendogli omaggio di uno dei suoi castelli, Les Andelys (oggi nel dipartimento francese dell’Eure). Luigi, tutto teso ad aumentare la propria base di sovranità effettiva aveva accettato e si era affrontato a muovere con le proprie truppe nel territorio. Tanto per dare una dimensione agli eventi aveva con se 500 cavalieri. Enrico, dal canto suo, non era stato con le mani in mano e con 400 cavalieri da Noyon si dirigeva anche lui nella zona. L’incontro fu apparentemente fortuito, o almeno così il fatto è descritto in modo unanime, ed avvenne a Brémule, località sita nell’attuale comune francese di Val d’Orger. Enrico apparentemente fece smontare la maggioranza dei propri cavalieri, schermandoli con una minoranza rimasta in sella. I cavalieri francesi caricarono e a quanto pare non erano dotati di lance, ma solo di spade e di mazze ferrate. Non si parla di arcieri o di balestrieri da nessuna parte. La prima linea inglese ruppe l’impeto della carica francese e nel successivo corpo a corpo gli inglesi appiedati ebbero la meglio. La tradizione vuole che un cavaliere inglese sia riuscito ad afferrare le briglie del cavallo di Luigi VI gridando: “Il re è preso” al che Luigi abbia reagito vibrando un colpo di mazza ferrata e rispondendo: “Il re non è preso, ne in guerra, ne a scacchi”. In ogni caso i morti veri furono pochi, Luigi ritornò nelle sue terre ed Enrico si contentò con la sottomissione del conte d’Evreux. Nei decenni successivi entrambe le monarchie crebbero in potenza e i sovrani inglesi, con la successione Plantageneta, divennero i maggiori feudatari del re di Francia. Sarà con il nipote di Luigi VI, il grande Filippo Augusto, che la monarchia capetingia si imporrà conquistando la Normandia: a Bouvines, circa un secolo dopo, Francesi e Inglesi incrociarono nuovamente le armi.
Per approfondire:
Achille Luchaire, Les premiers Capétiens 987-1137, Parigi, 1911
Charles Petit-Dutaillis, La monarchie féodale en France et en Angleterre, Parigi, 1971
Henri Thuillier, Brémule. Episode des guerres franco-normandes, Évreux, 1912