Un cane diventato santo

I. IL CANE SANTO

Nel XIII secolo le cronache ci narrano di un santo molto particolare che fu oggetto di devozione popolare per i miracoli che scaturirono presso la sua tomba, oggetto di culto e pellegrinaggi nella zona di Lione, a Sandras, tra Chatillon-sur-Chalaronne e Marlieux. La leggenda ci e’ stata tramandata per la prima volta nel 1250 circa, dal predicatore e inquisitore domenicano Etienne de Bourbon ( nato a Belleville-Sur-Saone verso il 1190-95, morto a Lione verso il 1261). Il dotto frate aveva appreso in confessione che la popolazione del luogo era particolarmente devota a san Guinefort martire. Incuriosito da questo nome iniziò ad indagare, scoprendo stupefatto che si trattava di… un cane.

II. I RITUALI E IL CHALLENGE

I contadini rendevano omaggio al levriero “martire” in un bosco nelle vicinanze, e in modo particolare le donne ritenevano che, attraverso alcuni rituali, il suo intervento fosse determinante nel guarire i bambini malati. La tomba divenne quindi meta di pellegrinaggio, e il popolo iniziò a portarvi i bambini malati creduti “scambiati” con i bambini sani rapiti dagli spiriti della foresta,credenza avvalorata anche da Lutero. Etienne de Bourbon, sconcertato, entrò in azione e fece abbattere il bosco sacro ammonendo i contadini di non seguire più culti paganeggianti. Purtroppo per lui il culto perdurò fino al 1930 quando la chiesa lo bandì definitivamente.

III. I DUE SAN GUINIFORT

Anche in Italia si trovano chiese dedicate ad un tal San Guniforte… un santo irlandese dalla biografia incerta che però non ha assolutamente nulla di canino. L’unico dato certo risale alla fine del XIX Secolo. Il parroco don Eugenio Sironi (1886) ottenne da Pavia alcune reliquie di Guniforte dalla chiesa di san Gervaso e Protaso. Il martire pavese, oriundo irlandese, col fratello Guiniboldo sarebbe fuggito dalla persecuzione passando dalla Germania con la famiglia. Due sorelle sarebbero state uccise a Como e il fratello aveva subito la stessa sorte. Solo Guniforte era giunto a Milano, dove a sua volta era Stato colpito da frecce: creduto morto e abbandonato era morto nella casa di una cristiana che lo aveva soccorso. Le cronache attribuiscono queste vicende al 350 dopo Cristo, sotto l’imperatore Teodosio. Le due agiografie evidentemente si sovrapposero con il tempo. Infatti secondo i popolani, anche il San Guiniforte umano tutelava i bambini. Col tempo, la sua figura fu assimilata a quella di un santo umano, superando gli ostacoli della canonizzazione.

IV. LA LEGGENDA

Ma da dove ha origine tale leggenda? La storia vuole che il cane fosse di guardia in un castello dove il cavaliere suo padrone viveva col figlio di pochi mesi. Tornando un giorno dalla caccia, il cavaliere trovò la stanza a soqquadro, con la culla rovesciata, mentre il cane aveva le zanne insanguinate. Del bambino, ancora in fasce, nessuna traccia. Credendo che il fido levriero lo avesse sbranato, il nobile lo uccise con la sua spada. Poco dopo sentì il bambino piangere e lo trovò illeso sotto la culla, assieme a una vipera uccisa dal cane. Una volta scoperto l’errore, il cavaliere seppellì il cane con tutti gli onori. In breve tempo si creò il fenomeno di pellegrinaggio,specialmente femminile, di cui abbiamo parlato in precedenza.

V. LUOGHI DIVERSI STESSA STORIA

Questa storia la ritroviamo nel folklore e nelle leggende di svariate parti del mondo. Dalla Francia ci spostiamo in Gran Bretagna. La storia racconta che nel XIII secolo, contemporaneo a Guinefort, il principe Llywelyn il Grande aveva un palazzo in una città del Caernarvonshire, e poichè lo stesso era un grande appassionato di caccia, aveva molti cani che lo aiutavano e che convocava soffiando nel corno. Un giorno apparvero tutti tranne il preferito, di nome Gelert. Il principe, dispiaciuto per l’assenza, non attese oltre e iniziò la battuta di caccia. Quando tornò fu accolto da Gelert con le mascelle che grondavano sangue. Il signore inorridito pensò che il cane avesse azzannato il figlio di un anno. Corse in casa e trovò la culla rovesciata e le pareti sporche di sangue. Llywelyn si convinse che il cane Gelert avesse ucciso il proprio figlio. Pazzo di dolore prese la spada e la immerse nel cuore del segugio. Mentre il cane ululava nella sua agonia, Llywelyn udì il grido del figlio che proveniva da sotto la culla rovesciata. Era illeso. Accanto al bimbo un enorme lupo, ucciso dal coraggioso Gelert. Il signore, preso dal rimorso per l’azione compiuta, decise di seppellire il cane con una solenne cerimonia. La città nella quale accaddero i fatti cambiò nome in Beddgelert, che in gallese assume il significato di tomba di Gelert. Queste leggende non sono altro che una variazione del racconto popolare indiano “Il bramino e la Mangusta“, dove la mangusta prende il posto del cane. Si trova anche in altre versioni, e l’animale sacrificato assume la forma di una donnola, un gatto, un orso o un leone. L’essenza della storia rimane la stessa.

VI. FAKE NEWS PROTESTANTE O RETAGGIO DI UN ANTICO CULTO ?

Un animale venerato come santo è probabilmente un unicum in agiografia, e non sorprende l’ostilità della gerarchia ecclesiastica nei confronti di tale culto. Un unico esempio, pur nelle evidenti e sostanziali diversità, pare avvicinarsi a quello del santo cane: quello del martire Cristoforo cinocefalo, cioè dalla testa di cane, una leggenda molto diffusa soprattutto in Oriente nella tarda antichità ma che presto ha lasciato il posto a una versione decisamente più “normale” del santo che ha perso l’attributo mostruoso della testa canina per evolversi nel “trasportatore di Cristo” che l’iconografia occidentale ci ha fatto conoscere . L’ interpretazione più ragionevole è che questa storia sia frutto della propaganda protestante per attaccare la Chiesa di Roma accusandola di aver promosso agli onori della canonizzazione un cane e di averlo addirittura introdotto nel martirologio. Un chiaro esempio della decadenza dottrinale del Cattolicesimo. Un’altra ipotesi potrebbe essere il retaggio di un culto antichissimo, di origine silvestre, che sovrapponendosi a quello di San Guinifort convisse con esso fino all’età tardo-antica e al Medioevo. La cosa era abbastanza frequente basti pensare che nel VI e VII secolo vennero indetti due concili per sancire definitivamente l’abolizione dell’adorazione degli alberi, definendola sacrilega e mettendo fuori legge i culti che si tenevano nei boschi (dendroforia). Bisogna anche considerare che la festa di San Guinefort cadeva nel periodo della della Canicola (dal latino Canicula: “piccolo cane“), ovvero la stella più luminosa (Sirio) della costellazione del Cane Maggiore, che sorge e tramonta con il Sole dal 24 luglio al 26 agosto rappresenta il periodo più caldo, afoso e opprimente (il periodo appunto della “canicola“). Il forte simbolismo di questo periodo era derivato da varie credenze: si pensava per esempio che la presenza di Sirio nel cielo fosse la causa della calura, sommandosi il suo calore a quello del sole; aveva risvolti malefici per il “surriscaldamento del sangue” che facilitava le malattie, in realtà causate dall’aumento delle zanzare malariche.

VII. BIBLIOGRAFIA

— Jean-Claude Schmitt, “Il Santo Levriero. Guinefort guaritore di bambini” (trad.ital.), Torino, 1962

— Gilberto Camilla e Massimo Centini, “Sciamanismo e Stregoneria“, Torino, 2005

 

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