Cristianesimo e teologia – Capitolo III

1. Prime divergenze dottrinarie: montanismo e gnosticismo. Generalità.

Nel II secolo il mondo cristiano contava varie comunità, sparse su un ampio territorio, con ciascuna di fatto autonoma rispetto alle altre. Inoltre, i gruppi locali, almeno in qualche caso, erano suddivisi al loro interno in piccoli sottogruppi, indipendenti sia nell’amministrazione sia nei problemi legati al culto. In conseguenza, erano possibili divergenze dottrinali.

Una fu il montanismo – così definito dal nome del suo iniziatore, Montano – un movimento di natura profetica e millenarista. Tale corrente rivendicava la presenza delle profezie fra i carismi, e quindi osteggiava la nascente organizzazione della Chiesa che portava a disciplinare e controllare i carismi stessi.

Un’altra divergenza, ben più pericolosa, fu lo gnosticismo, che mise radici soprattutto ad Alessandria e a Roma. Il nome del movimento discende dalla parola γνῶσις (gnosis), che si traduce conoscenza, ma nel caso di specie va intesa, in linea di massima, come conoscenza dei misteri divini. La gnosi – principale elemento comune delle varie dottrine e sette raggruppate sotto lo stesso nome – non era raggiungibile con la riflessione razionale e con la contemplazione mistica, ma soltanto con la rivelazione di essa che il salvatore Cristo, Eone celeste, offriva a coloro che fossero pronti a riceverla.

2. Il montanismo.

Come già accennato, il montanismo era un movimento religioso, nato in Frigia (in odierna Turchia) intorno alla metà del II secolo e successivamente diffusosi nell’intera Asia Minore, nell’Africa romana, in Gallia ed a Roma. Più in particolare, era una sorta di recupero del primo profetismo dell’età apostolica. Proprio a questo si riallacciava Montano, il quale, a far epoca dal 156 (o 157), predicava l’imminente fine del mondo con la discesa della nuova Gerusalemme dal Cielo a Pepuza, un villaggio della stessa Frigia, ribattezzato anch’esso Gerusalemme. Nel vaticinio, presto si unirono due donne, Massimilla e Prisca (o Priscilla) che, al pari dell’iniziatore, si consideravano direttamente ispirate dallo Spirito Santo e capaci di visioni profetiche. In ogni modo, per inquadrare correttamente il montanismo, è necessario tenere presente la tensione escatologica del cristianesimo primitivo, che annoverava la profezia tra i carismi – «i doni elargiti da Dio Padre, attraverso l’azione dello Spirito Santo» – e in molti ambienti viveva nell’attesa del ritorno di Cristo sulla Terra e dell’instaurazione del suo regno. I montanisti, appunto, si opponevano all’incipiente organizzazione della Chiesa che portava a disciplinare e controllare i carismi, e sulle prime non incontrarono particolari ostacoli nei migliori teologi o vescovi del tempo. di là di una denuncia di Apollinare, presule di Ierapoli (città vicina all’odierna Āydīn, Turchia), che cadde sostanzialmente nel vuoto. Addirittura, sant’Ireneo di Lione (†202), nel 176/177, di fronte al pontefice sant’Eleuterio (†189), prese una posizione tutt’altro che contraria al movimento. Anche il successore al soglio, san Damiano I (†199), avrebbe mantenuto un atteggiamento neutrale nei confronti del movimento. Quest’ultimo, però, dopo la morte del suo iniziatore e delle due richiamate profetesse, e quindi dal 186 circa, iniziò a perdere il suo carattere profetico, per poi conoscere profonda crisi in età costantiniana, a causa del corso dato alla Chiesa cristiana dallo stesso imperatore. Ne sarebbe tuttavia rimasta qualche traccia prima nelle leggi di Giustiniano (482-565), che lo perseguirono, e poi, nel 722, nei provvedimenti di Leone III l’Isaurico (675-741), che ne segnarono la definitiva scomparsa.

3. Lo gnosticismo.

Lo gnosticismo era un movimento mistico ed eretico. Su di esso, le fonti sono alcuni accenni nel Nuovo Testamento ed una cinquantina di testi ritrovati nel 1946 a Naǵ‛ Ḥammādī (Egitto meridionale), che hanno fatto conoscere i cosiddetti Vangeli apocrifi. Soprattutto, però, vanno tenute in considerazione le opere polemiche di alcuni scrittori cristiani vissuti nel II/III secolo, con in testa sant’Ireneo di Lione, Dottore della Chiesa. Questi conosceva l’esistenza di varie sette – ofiti, setiani, cainiti ed altre – e gli gnostici di Alessandria, quali Basilide (†138?) e Carpocrate (†138), oppure di Roma, ove era stato attivo in particolare Valentino (†160/165), il quale, a sua volta, avrebbe avuto seguaci sia in Occidente sia in Oriente. Tuttavia, le varie scuole erano prive di autorità centrale, e quindi di indirizzo collettivo. Piuttosto varia, ad esempio, a seconda proprio delle scuole, la pratica religiosa che comportava differenti sacramenti e cerimonie di iniziazione e purificazione, talvolta accompagnati da riti magici.

Ad ogni modo, idea pressoché comune era il contrasto fra la perfezione e ineffabilità di Dio e il mondo, con il male, in ogni senso, che è in esso. In altri termini, gli gnostici ritenevano che il mondo, nel quale esiste il male, non poteva esser stato creato da Dio.

Il contrasto fu da loro superato con un modello di emanazione di spiriti divini, gli Eoni, che nel loro complesso componevano un perfetto mondo celeste, il Pleroma. Tuttavia, l’ultimo di tali esseri, poiché lontano dal primo Padre (chiamato Abisso da Valentino), commise il peccato di smodato desiderio di conoscenza. In conseguenza, una parte di tale Eone – che Valentino definisce Achamoth, figlia della colpevole Eone Sophia – fu scacciata dal Pleroma e divenne origine prima del mondo materiale, creato da un Demiurgo (che ancora Valentino fa nascere da Achamoth): dio inferiore, sovente cattivo, ignaro della perfezione del Dio supremo ed a capo di una corte di angeli malvagi. La redenzione e liberazione dell’uomo non poteva che giungere dal celeste mondo superiore tramite Gesù… o Cristo, atteso che in alcuni sistemi gnostici si trattava di due entità distinte. In ogni caso, il Salvatore era un Eone: in quanto tale, non poteva aver rivestito un reale corpo umano né aver sofferto ed esser morto sulla Croce. Queste erano state soltanto apparenze, prive di importanza. Contava, invece, che Gesù (o Cristo) fosse venuto nel mondo «per sciogliere l’ignoranza e annientare la morte». Pertanto, non per la remissione dei peccati, bensì per offrire nella rivelazione la conoscenza di Dio, in modo che l’uomo potesse purificarsi della materia fisica e pervenire alla liberazione della sua parte spirituale.

Quest’ultima esisteva in quanto discendente dalla parte di Eone caduto: quindi da Achamoth, figlia di Sophia, nel modello valentiniano. Tuttavia, erano pochi gli uomini a possederla realmente. Segnatamente, gli pneumatici (da πνεύμα – pnèuma – che significa spirito), in quanto i soli in grado di intendere ed accogliere la conoscenza, ed anche gli unici destinati alla salvezza. Quanto agli altri esseri umani, gli gnostici li distinguevano in due categorie. Da un lato, gli psichici – dotati di un’anima, ma privi di spirito – il cui destino era quello di seguire il Demiurgo quando l’Eone caduto, dopo la fine del mondo, sarebbe rientrato nel Pleroma. Il Demiurgo, appunto, ne avrebbe preso il posto, mentre Achamoth, nella dottrina di Valentino, sarebbe andata in sposa a Gesù. Da un altro lato, o forse meglio sul gradino più basso, gli ilici, privi di anima e di spirito, che sarebbero periti in un incendio che ne avrebbe distrutto «corpo, materia, fango», i soli elementi di cui erano composti.

In termini più sintetici, la salvezza, nella dottrina gnostica, dipendeva esclusivamente dal possesso della gnosi, e l’anima – per altro non presente in tutti gli uomini – non raggiungeva la salvezza stessa attraverso la fede, le opere o la Grazia, come insegnato dal cristianesimo. Ne discende che gli gnostici stessi si consideravano come una élite, ed è inoltre evidente come la loro gerarchizzazione antropologica, poc’anzi richiamata, rappresentasse un ulteriore elemento della loro eresia.

4. Il docetismo.

Come poc’anzi rilevato, gli gnostici smentivano sia l’incarnazione sia la Passione di Gesù, e dunque la sua natura umana. Questa presa di posizione era docetica. Per docetismo, infatti, si intende il pensiero di tutti coloro che, in vario modo, negavano la realtà carnale del corpo umano di Cristo, e quindi la sua nascita, la sua Passione e la sua morte sulla Croce. Sia chiaro, però, che non esistevano sette di cui il docetismo fosse la peculiarità. Il medesimo, piuttosto, rappresentava una caratteristica presente in correnti o individui vari.

5. Conclusioni.

Durante il Medioevo, idee gnostiche sarebbero riapparse in alcuni movimenti. Ad esempio nei Càtari, dichiarati eretici dalla Chiesa cattolica e sterminati nella crociata albigese (1209-1229). In seguito a questa, lo gnosticismo sarebbe sostanzialmente scomparso in Europa, sopravvivendo soltanto in alcune sette orientali ancora oggi esistenti in Iraq e Cina. Di fatto, però, lo gnosticismo continua a serpeggiare pure nel vecchio continente, tanto da essere stato richiamato da Sua Santità Francesco I, al secolo Jorge Maria Bergoglio (n. 1938), nell’esortazione apostolica Gaudete et exsultate, resa pubblica il 9 aprile 2018. In questa, lo gnosticismo attuale – ritenuto tuttora un’eresia dalla Chiesa cattolica – è stato definito «sottile nemico della santità».

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