Il Palio di Siena

Introduzione.

La parola palio proviene dal latino pallium che si traduce drappo. A far epoca dal tardo Medioevo, proprio un drappo di prezioso tessuto – detto appunto pallium – rappresenta il premio per il vincitore di una corsa: in genere di cavalli, ma non solo. In breve tempo, lo stesso pallium finisce quindi per essere non soltanto il drappo consegnato al trionfatore della gara, ma anche quest’ultima e l’intera festa ad essa collegata.

Il Palio alla lunga

A Siena, nell’epoca della Repubblica, la corsa di cavalli in onore dell’Assunta – venerata come Signora della città – rappresenta la festa nazionale. La gara, in particolare, è il momento principale delle celebrazioni della Vergine, e si tiene pertanto il 15 agosto, dopo la cerimonia dell’offerta dei ceri alla Madonna da parte delle città, delle terre e dei castelli soggetti alla Repubblica. La corsa si effettua su un tracciato che prende il via da un luogo fuori le mura cittadine e ha come traguardo il Duomo. In conseguenza, è definita Palio alla lunga. Il documento più antico che fa riferimento a tale competizione risale al Duecento. Nel 1239, tal Ristoro di Bruno di Cigurda è multato per aver rifiutato il maiale, che da regolamento spetta all’ultimo arrivato in segno di scherzo. Sul palio alla lunga si esprime, nel XIV secolo, anche una pia donna in una lettera indirizzata a suoi discepoli: «Orsù, figliuoli dolcissimi, correte questo palio; e fate che solo sia uno quello che l’abbia, cioè che ’l cuore vostro non sia diviso, ma sia una cosa col prossimo vostro per affetto d’amore». Quella pia donna è oggi universalmente conosciuta come santa Caterina da Siena (1347-1380), Dottore della Chiesa, compatrona d’Italia e d’Europa. I cavalli impiegati nelle gare che si disputano non solo a Siena, ma anche in altre città (Udine, Verona, Ferrara, Firenze, Roma), sono i cosiddetti barberi (ossia berberi): animali che, nel XV secolo, sono di proprietà delle più ricche e prestigiose famiglie della Penisola. All’epoca, ai palii di Siena galoppano cavalli dei Borgia, dei Gonzaga, dei Malatesta, degli Este, dei Colonna e dei Medici. I barberi, ovviamente, sono montati da fantini (ragatii) che portano quasi tutti curiosi soprannomi. Di coloro che gareggiano a Siena nel Quattrocento e nel Cinquecento si conoscono, ad esempio, Pieri da Cremona detto Furaboscus, Fallatutti Tremalmondo da Ferrara, Factinanzi, Barilis da Montefiascone detto Setachiappo, Expazacampagna, Amadio non può perire, Altri pensa et Dio dispone, Pestaguerra, Zampogna. Nel periodo della Repubblica senese, sono organizzati palii anche in onore di santa Maria Maddalena, di san Pietro Alessandrino e dei beati Ambrogio Sansedoni e Agostino Novello. Il premio per il vincitore è sempre il pallium: come accennato, un drappo di seta oppure di broccato, velluto o damasco, foderato di pellicce e preziosamente adornato con frange, nappe e fregi d’oro e d’argento. Il cosiddetto Palio alla lunga è organizzato anche dopo la fine della Repubblica senese (1559), ma va lentamente incontro al decadimento, fino ad essere definitivamente abolito nel 1874.

Palii rionali e bufalate.

Nella seconda metà del XVI secolo, mentre le cacce ai tori – che fino ad allora erano state la maggiore manifestazione a cui i senesi prendevano parte – vanno verso il loro tramonto, le Contrade iniziano a sfidarsi in varie corse che si tengono nel territorio di una di esse. Proprio per questa ragione, le gare appena accennate sono note come Palii rionali. Nel 1581, quasi ogni Contrada organizza il suo palio rionale. In quello predisposto dall’Aquila, è l’Onda a trionfare, mentre il Drago conclude al terzo posto. A dorso del destriero di quest’ultima Contrada è Virginia Tacci, una pastorella. Di là delle sue umili origini, la ragazza è abilissima a cavalcare, tanto che il governatore di Siena, Federigo Montauto (1513-1582), scrive di lei in una lettera: «tra le cose più ridicole e meravigliose che si vedono, è che una villanella d’anni 14 incirca ha da far correre un bàrbaro: e vi sta sopra con tanta sicurtà e leggiadrìa che è cosa da non credere… l’altro giorno, perché il cavallo… saltò certe travi non senza manifesto pericolo di rompersi il collo ella non si smarrì punto, né fece segno di cadere, ma con molta arte e destrezza lo corresse e ritenne…». Per inciso, trascorreranno quasi quattro secoli prima che un’altra donna sia fantina in un Palio: l’onore, nel 1957, tocca a Rosanna Bonelli, detta Diavola o Rompicollo, jockey del destriero dell’Aquila. Il 29 maggio 1605 è incoronato pontefice Paolo V (1552-1621), primo figlio, al secolo Camillo, della nobile famiglia Borghese, originaria di Siena. Per festeggiare l’evento, poco meno di un mese dopo (26 giugno), alcune Contrade organizzano per la prima volta una corsa in piazza del Campo. Si tratta, più precisamente, di una bufalata, ossia di una gara, in voga nella prima metà di quel secolo, in cui gli uomini montano bufale, di razza maremmana. Vi prendono parte la Chiocciola, la Torre, la Lupa e il Bruco, ed è quest’ultima Contrada ad aggiudicarsi la vittoria. Lo spettacolo è molto apprezzato dagli spettatori, perché tutti possono seguire l’intero svolgimento della gara intorno alla piazza, a differenza di quanto avviene nei Palii alla lunga. Le competizioni, tuttavia, si mantengono irregolari ancora per qualche decennio, oppure mancano fonti che ne testimonino con certezza lo svolgimento. Sono noti soltanto un Palio del 1634, un altro del 1636, un terzo del 1641, con otto Contrade partecipanti e vinto dalla Torre, ed un altro ancora del 9 maggio 1643, organizzato in occasione del trentesimo compleanno di Mattias de’ Medici (1613-1667), governatore della città.

Il Palio di luglio

Nel 1659, una delibera della Biccherna – la più antica e importante magistratura finanziaria di Siena – stabilisce finalmente che il Palio sia corso ogni anno «in onore della Visitazione di Maria a Santa Elisabetta», e quindi il 2 luglio. Già allora nasce la fondamentale regola secondo cui il vincitore della corsa è il cavallo, non il suo fantino: «che quel cavallo che sarà il primo a passare il palco dell’Illustrissimi Signori Giudici doppo la terza girata della Piazza, quello s’intenda haver guadagnato e meritato il Palio». L’anno successivo si decide di stendere uno strato di terra sul selciato della piazza, evidentemente per proteggere gli zoccoli dei destrieri, ma anche gli uomini eventualmente disarcionati. Sulle prime, il numero delle Contrade partecipanti è libero: quelle che scelgono di correre, però, hanno l’onere di procurarsi l’animale e relativo cavaliere. Invece, non è noto con certezza l’anno dal quale i cavalli sono assegnati per sorteggio, anche se alcune fonti accennano al 1676. Sicuro, per converso, che, dal Palio del 2 luglio 1692, l’autorità preposta inizia a redigere il verbale ufficiale della manifestazione, registrando dettagliatamente i fatti, dal numero di Contrade partecipanti, all’assegnazione a sorte dei cavalli il quarto giorno precedente la corsa, all’esito della corsa. Da quell’anno, pertanto, è conosciuta la Contrada vincitrice di ogni Palio.

Il Palio di agosto.

Ad esempio, il 2 luglio 1701 è il cavallo dell’Oca a tagliare per primo il traguardo. Per festeggiare il successo, la stessa Contrada domanda l’autorizzazione per disputare, di lì a poco, una seconda gara. Ottenutala, la competizione si svolge il 16 agosto, anche perché il giorno prima – Assunzione della Vergine – si tiene ancora il vecchio Palio alla lunga. La prima gara corsa il 16 agosto vede il successo della Chiocciola. L’esempio dell’Oca, ad ogni modo, è presto seguito dalle altre Contrade, e già nel 1703 l’Onda, «in dimostrazione d’allegrezza del Palio da essa vinto» nel mese di luglio ottiene la possibilità di far disputare un secondo Palio proprio il 16 agosto «ad effetto d’accompagnare la pubblica Festa della città che si celebra il giorno dell’Assunzione di Nostra Signora». Il Palio agostano, quindi, è dedicato all’Assunta, ma si corre tradizionalmente il giorno 16 per i motivi appena richiamati. Nel medesimo 1703, è proibita la «frusta di sovatto» – una specie di gatto a nove code – in uso dai fantini fin dagli albori, ed è consentito soltanto il «nerbo», una sorta di scudiscio ottenuto da fallo di bue essiccato lecito ancora oggi. Nella ricorsa del 16 agosto 1713, occorre l’evento eccezionale, tuttora unico, della vittoria ex aequo fra due Contrade. Evidentemente, il fotofinish ancora non esisteva… Battute a parte, la Tartuca e l’Onda dividono salomonicamente il premio. Il 7 maggio 1721, la Biccherna emana il primo Regolamento del Palio, in sedici articoli. In precedenza, prima di ciascuna competizione era affisso un bando, nel quale si stabilivano le regole – di solito cinque o sei – da rispettare di volta in volta. Il Regolamento, in particolare, si rende necessario soprattutto per fissare il numero di Contrade partecipanti in dieci per ogni gara, in quanto si era «riconosciuto non esser praticabile far correre diciassette Contrade alla volta», come era capitato un anno prima. Le concorrenti per ciascun Palio sono estratte a sorte. Quelle «rimaste nel bossolo», ossia non estratte, avrebbero preso parte di diritto alla competizione successiva: inizialmente senza alcuna distinzione fra luglio e agosto, ma in seguito differenziando le due gare. In buona sostanza, le Contrade non sorteggiate per il 2 luglio di un certo anno parteciperanno di diritto al Palio di pari data dell’anno successivo, con identica regola, stabilita nel 1805, per le competizioni del 16 agosto. Da allora, non ci son state altre modifiche alle regole, se non in aspetti abbastanza secondari, quali, ad esempio, il giorno e l’ora dei sorteggi.

Bibliografia:

AA.VV., Palio, in Enciclopedia Italiana Treccani, su treccani.it

Alessandro Falassi, Il Palio – La festa della città, Siena, 2003

Caterina da Siena (santa), Lettera 62 a Sano di Maco e agli altri figliuoli

Enrico Giannelli; Maurizio Picciafuochi, Ora come allora. Carriere e fantini dalle origini del Palio a oggi, Siena, 2006

Pino Gilioli, Un mondo di simboli. Le contrade e il palio di Siena, Siena, 2006

Guazzi M. (a cura di), Le donne nel Palio, in Papei O. et al. (a cura di), Cronache, notizie e statistiche sul Palio di Siena, su ilpalio.org

Mazzini G., Il palio, su consorziotutelapaliodisiena.it

Papei O. et al. (a cura di), Cronache, notizie e statistiche sul Palio di Siena, su ilpalio.org

Lascia un commento