Peregrinus in latino significa sia un atteggiamento dinamico, sia una condizione o modo di essere. Il primo termine indica colui che ha intrapreso un lungo viaggio (farsi pellegrino). Il secondo riguarda la parte statica, oggi diremmo, condizione sociale di colui che si trova in questo stato, lontano dal suo paese di origine.
Non era scontato intraprendere viaggi lunghi in luoghi sconosciuti senza tutte le comodità che possiamo avere oggi. Poi le campagne, cioè la gran parte delle zone da attraversare, erano perfette per i briganti e animali pericolosi. Il pellegrino si sentiva alieno, estraneo al mondo in cui si trovava e, almeno nella sua primissima fase, emarginato o indifeso. Ciò rendeva più plausibile intraprendere viaggi scomodi e pericolosi. Ma non era comunque un viaggiatore errante, la destinazione era certa.ù
La motivazione principale restava comunque quella religiosa. Il pellegrinaggio avvicinava colui che lo intraprendeva ai santi ed asceti, assai numerosi già allora. La fiducia in Dio, la devozione ad uno o più santi, avrebbero reso la supplica più vicino al volere di Dio, facilitando così la realizzazione dei propri desideri.
Il mondo era totalmente diverso e non per questo peggiore. Chi decideva di camminare per mesi lontano da casa passando per luoghi ameni sapeva di contare sulla gentilezza e ospitalità altrui. Era diffusa la regola di dare ospitalità ai pellegrini, cosicché il viaggio diventava più tollerabile. Questa sorta di condivisione e aiuto riguardava anche un altro pellegrino che magari si trovava in difficoltà.
Il viaggio doveva seguire una sorta di preparazione spirituale. Occorreva prima risolvere tutte le liti familiari ancora pendenti, farsi perdonare o perdonare i parenti o amici. Un’offesa, un debito o altre pendenze dovevano essere risolte. Spesso alla presenza di un prete e di tutta la famiglia. Una sorta di riconciliazione spirituale doveva fare calare il pellegrino in una condizione purificatrice. Durante il viaggio erano previste piccole deviazioni per visitare i santuari o compiere atti di carità verso i bisognosi. Ecco perché il pellegrino veniva rispettato e aiutato. Ma già allora non mancavano i traditori e truffatori che, con la scusa di un pernottamento o pasto caldo, derubavano o peggio uccidevano il malcapitato.
La fede, le opere buone diventavano il miglior biglietto di viaggio per raggiungere la Gerusalemme Celeste, simbolo supremo di ogni pellegrinaggio, luogo prediletto e sacro per i più volenterosi è, aggiungiamo pure, per i più ricchi, visto la lontananza e i rischi.
Nel Liber Sancti Iacobi, redatto a Compostella, sono riportati alcuni obblighi per i pellegrini. L’autore ci tiene a fare sapere che i primi pellegrini furono Adamo, Abramo, Giacobbe, Gesù e gli Apostoli.
- Adamo, quando fu escluso dal Paradiso.
- Abramo, nella nota ricerca della Terra promessa.
- Giacobbe lo fu perché si trasferì in Egitto.
- Cristo, una volta risorto, andò a Gerusalemme e sulla via di Emmaus, incontrò alcuni discepoli: “Sei tu l’unico pellegrino in Gerusalemme a non conoscere gli avvenimenti che vi sono accaduti in questi giorni?”.
Gli apostoli vennero esortati proprio da Gesù nel farsi pellegrino, di villaggio in villaggio, senza soldi e senza sandali. Questo era solo l’incipit del manuale pratico. Poi la preparazione, calmare l’inquietudine, perdonare tutte le offese, restituire il maltolto, riconciliarsi con il villaggio.
Le regole seguivano il pellegrino anche durante il viaggio. Niente ubriachezze, litigi, atti lussuriosi.
Terminato il viaggio il pellegrino doveva farsi modello verso i vicini e incitarli all’amore verso Dio. Il viaggio non era più una questione materiale ma spirituale; e poi filosofica. Difatti, il viaggio del pellegrino altro non era che il viaggio che Cristo ha intrapreso per giungere al Padre. Ed ancora, è stretta la via che conduce al Cielo ma è grazie al viaggio che vi si può arrivare. Il viaggio terreno come viaggio per il Paradiso.
I luoghi più ambiti o importanti erano già allora quelli di oggi: Roma, Santiago, Terra Santa.
Santiago, poi, aveva una particolarità che la rendeva ambitissima: si trovava vicino la fine del mondo, quel Finis terrae, avvicinava il pellegrino a Dio come in nessun altro luogo santo.
Il pellegrino doveva farsi riconoscere per essere accolto, quindi, era indispensabile portare con sé dei simboli facilmente visibili. Il bastone ricurvo, la bisaccia e la conchiglia sul mantello o sul cappello erano i più diffusi. Ma potevano cambiare a seconda della destinazione. Come le chiavi incrociate per chi si apprestava ad andare a Roma. La conchiglia simboleggiava la mano aperta, cioè, la carità e la generosità. Ancora oggi se ne trovano a migliaia lungo il cammino per Santiago.