luglio/agosto 939
Simancas è una delle grandi battaglie della Reconquista spagnola, e la prima ad aver risonanza europea.
Nel corso del IX secolo la situazione politica nella penisola iberica si era abbastanza stabilizzata. Il centro e il sud della penisola erano dominati da un grande stato islamico, l’Emirato di Cordoba, creato nel 756 dal principe Omeyyade Abd-al-Rahman. Tale stato tuttavia doveva far fronte a varie forze centrifughe rappresentati dai vari governatori provinciali e alla rivalità tra le varie etnie musulmane, arabi originari, berberi e iberici o visigoti islamizzati. Per questo motivo l’emirato non era stato in grado di contrastare efficacemente la crescita e il consolidamento degli stati cristiani nel nord della penisola: il Regno delle Asturie (di León dal 910), il Regno di Navarra e i contadi catalani, gravitanti questi ultimi verso la Francia carolingia. Si erano avuti tentativi degli emiri di tanto in tanto di imporre la propria supremazia al nord, ma questi erano in generale falliti. In più, dal punto di vista geo-politico, si era creata tra le due grandi zone della penisola un’area centrale praticamente disabitata, appena a sud del fiume Duero, che fungeva da terra di nessuno e contribuiva ad isolare le due aree politiche. Questa sorta di pace armata tra cristiani e musulmani terminò nel 912 quando divenne emiro di Cordoba un grande principe, Abd-al-Rahman III, uomo di tremenda energia che in breve tempo restaurò ovunque nell’emirato l’autorità centrale, creando in breve un forte stato centralizzato ed assumendo nel 929 il titolo di Califfo, suprema guida dei credenti musulmani, in opposizione al principe Abbasside di Baghdad e a quello Fatimita del Cairo. Ora saldo sul trono Abd-al-Rahman fece dell’offensiva contro i cristiani uno dei compiti prioritari della propria politica. Il neo-califfo tuttavia era fronteggiato nel maggiore dei regni cristiani, il León, da un principe altrettanto valido e grande guerriero, il re Ramiro II, che aveva in pochi anni consolidato il proprio trono eliminando vari pretendenti e dando corpo nuovamente a quel movimento di Reconquista che ora si proponeva come obiettivo di valicare il Duero e ripopolare le terre a sud di questo. Abd-al-Rahman aveva già intrapreso una vittoriosa spedizione nel 920 contro il re Ordoño II, padre di Ramiro, ottenendo una vittoria nella battaglia di Valdejunquera che però non si era dimostrata decisiva. Il casus belli fu fornito da Ramiro, che appoggiò un tentativo di ribellione del governatore arabo di Saragozza. Abd-al-Rahman ebbe la meglio sul ribelle e concepì una grande spedizione per liberarsi una volta per tutte del nemico leónese. Riunì a tal fine a Cordoba milizie di ogni tipo, soldati regolari, mercenari, gruppi tribali berberi, milizie cittadine: basti sapere che la campagna nelle fonti spagnole è tuttora denominata Campaña del Supremo Poder o della Omnipotencia. L’esercito di cui i cronisti danno la cifra tradizionale di 100.000 uomini era talmente grande da risultare di impossibile controllo e gestione. Ramiro, di fronte al pericolo, ottenne l’alleanza dei due principi cristiani più vicini, il conte di Castiglia Fernán Gonzalez e il re di Navarra Garcia II. L’enorme esercito musulmano mosse da Cordoba verso nord, attraversò la Sierra de Guadarrama, e distruggendo alcuni dei centri recentemente ripopolati, piombò nella valle dell’Ebro, ove i cristiani si erano trincerati a Simancas, città fortificata posta poco a sud-ovest di Valladolid. Nella tradizione la grande battaglia fu annunciata da una grande eclisse solare, che ebbe luogo il 19 luglio 939, e durò alcuni giorni, anche se sulle date vi è una certa confusione. Accadde che unità musulmane passassero al nemico e che i grandi attacchi si infransero uno dopo l’altro contro le difese cristiane. Morale Abd-al-Rahman ammise la sconfitta e iniziò la ritirata verso est ma i cristiani lo inseguirono e alcuni giorni più tardi, presso Alhandega, sotto Caracena, ciò che restava del grande esercito califfale fu fatto a pezzi. Abd-al-Rahman riparò a Cordoba e attribuì la sconfitta ai propri ufficiali, molti dei quali furono messi a morte per crocifissione. Egli stesso, comunque, nei successivi ventidue anni di regno si astenne dal guidare eserciti sul campo.
La battaglia ebbe risonanza fuori dai confini iberici, venendo descritta negli Annali di San Gallo e dal cronista italiano Liutprando da Cremona; i leónesi furono in grado di avanzare a sud la propria frontiera sino al fiume Tormes e gli stati cristiani a questo punto presero coscienza della propria forza. Forse in modo un po’ avventato poichè morto Ramiro II nel 952 i suoi successori videro la peggio di fronte al periodo di maggior potenza del califfato che coincise con la dittatura militare di al-Manzor. In ogni caso Simancas rimane come la prima grande spallata cristiana al dominio islamico in Spagna, e come tale entra nel novero delle grandi battaglie del Medio Evo.
Per approfondire:
Pedro Chalmeta Gendrón, Simancas y Alhándega, in “Hispania. Revista Española de Historia”, Vol.36, 1976
Gonzalo Martínez Diez, El condado de Castilla, 711-1038: la historia frente a la la leyenda, Valladolid, 2005
Justiniano Rodríguez Fernández, Ramiro II, rey de León, Burgos, 1998
Luis Suárez Fernández, Historia de España antigua y media, Madrid, 1975