Battaglia di Poitiers

10 ottobre 732

Come i Campi Catalaunici questa battaglia è entrata quasi nell’immaginario collettivo, l’epica lotta della civiltà contro dei selvaggi invasori, ieri gli Unni oggi gli Arabi. Poco conta che i musulmani, non secondi agli occidentali del tempo sotto il profilo civile o culturale, l’abbiano chiamata battaglia del Campo dei Martiri. Oggi alcuni storici tendono a ridimensionarla molto ma mantiene tuttora una grande importanza.

L’invasione araba della penisola iberica, iniziatasi nel 711, era proceduta senza troppi intoppi. Gli Arabi e i Berberi si erano ben guardati dall’opprimere la popolazione esistente e ed erano pure riusciti a cooptare nei loro ranghi parte della nobiltà visigota. Nel 714 avevano raggiunto i Pirenei e solo qualche focolaio di resistenza si manifestava nelle montagne delle Asturie. I Pirenei furono valicati e la conquista araba raggiunse in breve la Septimania, o Gallia Narbonense, il territorio oggi francese sul Mediterraneo attorno alla città di Narbona che allora rappresentava ciò che restava del regno visigoto oltre i Pirenei. La Francia allora era ancora lungi dall’essere un’entità statuale unitaria. Alla conquista del paese da parte di Clodoveo era succeduta una monarchia, quella Merovingia, dedita al frazionamento sistematico dei territori tra i propri membri, con il naturale condimento di guerre e conflitti intestini. La popolazione originaria gallo-romana si era comunque abbastanza integrata con gli invasori Franchi. Verso la fine del VII secolo nell’Austrasia (attuale Francia nord-orientale), il più importante dei sotto-regni in cui si era diviso l’originario regno franco, si era affermata l’istituzione dei Maggiordomi di Palazzo, dei ministri che costituirono delle dinastie ereditarie esercitanti il vero potere mentre la corona era tenuta da dei re fantocci dell’ufficiale dinastia merovingia; dal 718 il Maggiordomo di Palazzo d’Austrasia era Carlo, poi detto Martello, figlio di Pipino di Heristal. Nella periferia poi il potere monarchico era ancora più modesto in quanto in realtà detenuto da dei leader locali, i duchi, dei quali Eude, Duca d’Aquitania, era il più importante, governante praticamente su tutto il territorio dell’attuale Francia di sud-ovest, un’area ove era anche largamente presente una popolazione autoctona, i guasconi.

Dalla Septimania i musulmani lanciarono parecchie incursioni nel territorio franco. Nel 721 Eude d’Aquitania respinse vittoriosamente una di queste con la vittoria di Tolosa, ma nel 725 i musulmani si spinsero vittoriosamente ad est raggiungendo e mettendo a sacco la città di Autun. Verso il 730 in Spagna insorse un notevole dissidio tra le componenti araba e berbera; il governatore berbero della Catalogna, Munuza, con autorità pure sulla Septimania, si ribellò alleandosi nientemeno che con Eude, che gli diede pure la propria figlia in sposa. Eude a sua volta, con questa alleanza, mirava ad affrancarsi dalla sudditanza verso il potere franco rappresentato da Carlo Martello, con cui già aveva avuto dei contrasti sfociati in scontri armati. Il governatore arabo della Spagna, che rappresentava il califfo Omayyade di Damasco, Abd al-Rahman, reagì a tale rivolta organizzando una massiccia spedizione punitiva che ebbe in breve ragione di Munuza che finì giustiziato. Ma a questo punto si rivolse contro Eude, dilagando in Aquitania, e sconfiggendolo in una battaglia sulle rive della Garonna, nello stesso anno 732. Eude, rimasto solo, di fronte alla massiccia superiorità musulmana, non ebbe altra scelta che chiedere l’aiuto di Carlo Martello il quale non si fece perdere l’occasione per intervenire pesantemente e affermare la propria autorità sul sud-ovest.

L’armata franca si posizionò sulla strada tra Tours e Poitiers, presso un villaggio oggi noto come Mossais-la-Bataille. Per le forze musulmane la scoperta del grande esercito franco fu una sorpresa. Seppur in superiorità numerica gli Arabi pare mancassero di indumenti adatti alla stagione ormai avanzata e fossero ormai a corto di rifornimenti. Il loro esercito era composto soprattutto da cavalleria. Al contrario i Franchi erano fanteria pesantemente armata disposta in formazione su più linee o in quadrati, atta a respingere cariche di cavalleria. Eude forniva la cavalleria cristiana. Le descrizioni della battaglia sono numerosissime, ma sono spesso contrastanti, tanto sull’entità dei combattenti, quanto sullo svolgimento: sembra comunque che le cariche arabe si siano infrante contro il muro della fanteria e che alla fine un contrattacco della cavalleria aquitanica abbia portato alla vittoria. Abd al-Rahman trovò la morte tentando di fermare la fuga dei suoi.

La marea araba refluì ma dalla Septimania insidiò ancora il regno franco, spingendosi ad Avignone e a Nimes, con Carlo Martello costretto ancora a prendere le armi contro di loro nel 737. Fu il figlio di Carlo Martello, Pipino il Breve, a conquistare Narbona nel 759, mentre il figlio di quest’ultimo, il grande Carlo Magno, alla fine invertì le cose, entrando in Spagna e costituendo la Marca Hispanica. I musulmani non insidiarono più le regioni centrali d’Europa sino a Solimano il Magnifico nel 1529.

Per approfondire:

Bernard Bachrach, Early Carolingian Warfare. Prelude to Empire, Philadelphia; PA, 2001

Ferdinand Lot,  Études sur la bataille de Poitiers de 732, in “Revue belge de philologie et d’histoire, Vol.26/1-2″,‎ 1948

Charles Oman, A History of the Art of War. The Middle Ages from the Fourth to the Fourteenth Century, Londra, 1898

Jean-Henri Roy & Jean Deviosse, …octobre 733. La Bataille de Poitiers, Parigi, 1966

Pierre Riché, I Carolingi. Una famiglia che ha fatto l’Europa (trad.ital.), Firenze, 1987

Philippe Sénac, L’autre bataille de Poitiers: Quand la Narbonnaise était arabe (VIIIe siècle), Malakoff, 2023

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