1. LE ORIGINI E LE INFLUENZE POLITICHE
Delio Cantimori nasce il 30 Agosto 1904 a Russi (RA). Il padre, Carlo Cantimori, insegnante e preside di liceo, è uno studioso di Giuseppe Mazzini (1805-1872), oltre che appassionato repubblicano e anticlericale. È all’insegna di questo credo antimonarchico che cresce il giovane Cantimori. Nel liceo classico di Ravenna ha come professore il latinista Cesare Bione (1885-1953), che lo indirizza alla Scuola Normale di Pisa. Gli spostamenti legati al ruolo del padre lo conducono a Forlì, dove consegue nel 1924 la maturità classica. Vinto nello stesso anno un posto di convittore alla Normale di Pisa, s’iscrive alla locale facoltà di lettere. Sono anni in cui gli studi e la politica s’intrecciano. Gli intensi rapporti con Giovanni Gentile (1875-1944) e soprattutto con Giuseppe Saitta (1881-1965), con cui si laurea nel 1928 con una tesi su Ulrich von Hutten (1488-1523), lo portano nel 1926 ad iscriversi al Partito fascista, considerato come l’unica forza capace di portare a termine la rivoluzione nazionale italiana iniziata con il Risorgimento.
2. LE RICERCHE CINQUECENTESCHE
Dopo la laurea conclude il suo percorso alla Normale discutendo nel 1929 con Gentile la tesi di perfezionamento sul concetto di Rinascimento. Lo stesso anno vince un concorso per una cattedra di storia e filosofia nei licei che lo porta per due anni al liceo classico Dettori di Cagliari. Conseguita nel 1931 la laurea a Pisa in letteratura tedesca, viene trasferito al classico Ugo Foscolo di Pavia. Assegnatario nello stesso anno di una borsa di studio ministeriale si trasferisce a Basilea, dove alla facoltà di Teologia segue i corsi di storia della Chiesa e dei dogmi di Ernst Staehelin (1889-1980) e quelli di teologia sistematica di Johannes Wendland (1871-1947), con cui inizia una serie di ricerche su eretici e protestanti italiani del Cinquecento.
Il rientro in Italia coincide con l’inizio dei rapporti con Carlo Morandi (1904-1950) e con Federico Chabod (1901-1960), oltre che con la collaborazione con la rivista di cultura ed informazione bibliografica “Leonardo”. Con l’appoggio di Gentile e di Gioacchino Volpe (1876-1971), riceve un assegno di studio dalla Fondazione Volta della Reale Accademia d’Italia che dall’Agosto 1933 gli permette di riprendere le ricerche cinquecentesche attraverso un lungo viaggio in Europa. Il viaggio gli permette di approfondire le ricerche e ampliare le proprie conoscenze su eretici e riformati italiani e allo stesso tempo di prendere coscienza di ciò che sta avvenendo in Germania con la vittoria del nazionalsocialismo. Al rientro in Italia nel 1934 viene nominato assistente all’Istituto italiano di studi germanici di Roma per cui cura la rivista “Studi germanici”. È in questo periodo che inizia ad approfondire gli scritti di Karl Marx (1818-1883) e sposa la militante comunista del “Soccorso rosso” Emma Mezzomonti (1903-1969), testimonianza indirettamente della fine dell’infatuazione giovanile per il fascismo.
3. LA CARRIERA UNIVERSITARIA
Conseguita la libera docenza in storia della Chiesa nel 1936, ottiene l’anno successivo l’incarico dell’insegnamento di storia del cristianesimo nella facoltà di Lettere dell’Università di Roma. Dopo la pubblicazione nel 1939 degli “Eretici italiani del Cinquecento”, vince il concorso universitario alla cattedra di storia moderna e inizia l’insegnamento al Magistero di Messina. L’anno successivo è chiamato da Gentile alla Scuola Normale come professore interno di storia. Durante questo periodo continua le ricerche sugli eretici in giro per l’Europa. Nel 1942 su invito di Werner Kaegi (1901-1979) è a Basilea per un ciclo di conferenze presso la Historische und Antiquarische Gesellschaft della città ed è sempre di questo periodo l’inizio degli studi sul socialismo utopistico e i riformatori giacobini italiani del tardo Settecento e del primo Ottocento, insieme alla nascita di un intenso legame di amicizia, oltre che professionale, con lo storico del Concilio di Trento Hubert Jedin (1900-1980).
4. GLI ANNI DELLA GUERRA E IL LENTO RITORNO ALLA NORMALITÀ
Durante la Seconda Guerra Mondiale (1939-1945), Cantimori collabora con il movimento comunista clandestino. Già nel 1939 ospita Velio Spano (1905-1974), rientrato clandestinamente in Italia per conto del centro estero del partito. Rischia ancora durante l’occupazione nazista di Roma ospitando l’amica ebrea Serena Cagli Basaldella (1908-1969). Alla fine del conflitto, con la vittoria democristiana nelle elezioni del 1948, prende la tessera del Partito comunista, lasciato nel 1956 dopo i fatti d’Ungheria. Nello stesso anno assume l’insegnamento di storia moderna alla facoltà di Lettere di Pisa e tre anni dopo in quella di Firenze, mantenendo fino al 1956 l’incarico di storia della Chiesa alla Normale, per poi ottenere nel 1960 l’incarico di metodologia della storia. La seconda metà degli anni Cinquanta coincide con la ripresa degli studi sul Cinquecento religioso, occupandosi comunque di un’intensa attività di pubblicista per riviste sia storiche sia di cultura generale. Nel luglio 1960 riceve, insieme a Stanislav Kot (1885-1975), la laurea honoris causa dall’Università di Basilea. Su invito di Felix Gilbert (1905-1991) trascorre un periodo di studi a Princeton, da dove rientra in Italia entusiasta per le condizioni di studio e di lavoro. Muore improvvisamente a Firenze il 13 Settembre 1966 per le conseguenze di un incidente domestico.
5. L’AMATO CINQUECENTO
Fin dall’inizio i suoi studi si concentrano sul Cinquecento religioso e politico. Già prima della tesi di laurea su Ulrico von Hutten, scrive un saggio sul caso della congiura contro la famiglia dei Medici a cui partecipa Pier Paolo Boscoli (1481-1513) e la tesina in storia e filosofia su “Bernardino Ochino uomo del Rinascimento e riformatore“. Fin da questi lavori giovanili emerge la volontà di Cantimori di superare le concettualizzazioni generali applicate alla specificità delle situazioni. È nella lettura dei lavori di Lucien Febvre (1878-1956) che trova la conferma di questa idea, in quello che è il principio fondamentale per uno studio della storia che non rifletta le concezioni generali: «un uomo del XVI Secolo va studiato e compreso non in rapporto a noi e alle nostre idee, ma in rapporto ai suoi contemporanei e alle loro idee». Questo è il punto fermo della sua produzione scientifica, consapevole della necessità di evitare nello studio della storia che le passioni e gli orientamenti del ricercatore possano sovrapporsi alla realtà dei personaggi e delle situazioni indagate. Questa presa di coscienza si manifesta nel saggio “Sulla storia del concetto di Rinascimento” (1932). Il soggiorno a Basilea oltre ad avviarlo allo studio della partecipazione italiana alla Riforma, accresce in Cantimori l’esigenza di un’autentica ricerca storica. Per “Eretici italiani del Cinquecento e altri scritti” si addentra in un profondo lavoro di ricerca in archivi e biblioteche, alla scoperta di personaggi, opuscoli e trattati di quel settore dell’immigrazione italiana critico verso l’ortodossia di tutte le Chiese. I viaggi in Germania gli permettono un contatto diretto con queste realtà che si rispecchia in due filoni di ricerca: da una parte lo studio degli eretici del Cinquecento; dall’altra l’analisi delle correnti politiche e culturali dell’attualità tedesca.
6. GLI SCRITTI POLITICI
Come già anticipato, è breve l’infatuazione per il fascismo, anche se in scritti più recenti precisa come sia impossibile definirlo genericamente come «una balena che tutto inghiotte. Bisogna discernere la varietà di correnti, tendenze […] illusioni, fantasie, che permisero a Mussolini e ai suoi di conquistare il potere». Analisi che Cantimori considera valida anche per l’antifascismo. Durante la sua collaborazione dal 1927 al 1932 a “Vita nova” ha modo di analizzare sia gli orientamenti del fascismo sia le tendenze politico-ideologiche di gruppi giovanili tedeschi, orbitanti intorno al nazionalsocialismo, di cui ne denuncia l’antisemitismo. Risale sempre a questo periodo la collaborazione per la stesura di una serie di voci per il “Dizionario di politica” dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana (4 voll., 1939-1940), fondato da Giovanni Treccani degli Alfieri (1877-1961), dove spicca “Nazionalsocialismo” (oltre a “Germania: storia e problemi politici“, “Neopaganesimo“, “Onore“). Non devono sorprendere questi lavori. Rientrano nella visione di Cantimori di intendere il contributo che un intellettuale deve fornire, decifrando con rigore e serietà le grandi questioni del presente e del passato.
7. DAGLI ERETICI AGLI UTOPISTI ITALIANI
Gli “Eretici italiani del Cinquecento” costituisce il punto d’arrivo delle ricerche cinquecentesche di Cantimori. Negli anni Quaranta comincia infatti le ricerche sulla storia degli utopisti e giacobini italiani, da cui nasce nel 1943 “Utopisti e riformatori italiani 1794-1847“. L’impegno politico nel secondo dopoguerra si esaurisce presto, deluso dal partito e dalla linea politica e intellettuale assunta. Nel 1966 rientra da Princeton carico di entusiasmo e di progetti in tema di storia della vita religiosa italiana dell’amato Cinquecento. Progetti morti insieme a lui il 13 Settembre dello stesso anno.
8. LE FONTI
AA.VV., Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti, Istituto dell’Enciclopedia Italiana fondato da Giovanni Treccani, Il Contributo italiano alla storia del Pensiero-Storia e Politica (2013), Voce “Cantimori, Delio”, curata da Giovanni Miccoli.
AA. VV., Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti, Istituto dell’Enciclopedia Italiana fondato da Giovanni Treccani, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 18 (1975), Voce “Cantimori, Delio”, curata da Piero Craveri.