La ricorrenza del 25 agosto ha visto nel nostro gruppo alcuni post su Luigi IX che hanno portato ad un certo dibattito. Alcune delle proposizioni emerse da tale dibattito sono state relative al fallimento del re come crociato e alla subordinarietà della sua politica, quasi sconfinante nella dappocaggine, rispetto al suo famoso e ambizioso fratello Carlo d’Angiò.
A mio avviso Luigi IX va annoverato tra i più grandi dei re francesi, secondo solo forse al Re Sole. Sotto di lui la Francia completò la transizione interna da regno feudale caratterizzato da una debole monarchia centrale a uno stato accentrato, con una significativa identità nazionale.
Questa transizione fu permessa grazie ad un disegno e alla conseguente azione politica che il re perseguì per tutta la propria vita, ottenendo in massima parte dei successi.
1. Il regno di Francia prima di Luigi IX
La monarchia capetingia aveva iniziato lentamente a uscire dal periodo dell’anarchia feudale nel secolo XII, sotto i regni di Luigi VI e Luigi VII. La monarchia godeva ancora di risorse materiali modeste, limitate sostanzialmente ai territori sotto il proprio diretto controllo nell’Ile-de-France, ma aveva iniziato ad affermare concretamente il suo primato morale sulla feudalità ed il suo ruolo alla testa della nazione. Luigi VII, tuttavia, aveva perso la grande opportunità di sottoporre al controllo della monarchia l’ovest della Francia e con le sue sventure matrimoniali aveva portato alla creazione dell’Impero angioino. Sotto Filippo Augusto le buone intenzioni si erano tradotte in successi importanti: quattro decenni di guerre pressochè continue contro gli Inglesi e la grande feudalità del nord, la chiusura di due occhi verso la crociata albigese e il conseguente smantellamento della feudalità di Linguadoca avevano rafforzato tremendamente la monarchia e imposto nei fatti il suo primato assoluto: mentre solo cento anni prima i duchi di Bretagna o di Borgogna, i conti di Fiandra, di Champagne o di Tolosa rivaleggiavano in quanto a potenza materiale con il re di Francia ora questo non era più vero. Non solo: questa emergenza della monarchia francese si sposava con una serie di primati che la nobiltà francese era riuscita a imporre al mondo conosciuto. La cultura e gli usi dei “franchi” si erano imposti in Outremer, il mondo effimero nato dalle Crociate, e in seguito alla IV Crociata i “franchi” avevano messo le mani e imposto i propri usi e costumi su importanti territori nel Mediterraneo Orientale, Grecia in primo luogo. Appariva evidente che era solo questione di tempo per la Francia per consolidarsi internamente e lanciarsi quindi in una politica di potenza, unico tra i paesi europei del tempo con quella possibilità.
2. Il regno di Luigi VIII e la reggenza di Bianca di Castiglia
Luigi VIII, padre di Luigi IX, regnò per soli tre anni (1223-1226) ma il suo regno fu cruciale poiché con una fortunata spedizione militare in Linguadoca acquisì nei fatti alla corona le terre che erano stato oggetto della crociata albigese. Bianca di Castiglia, sua moglie, fu reggente del regno dopo l’ascesa al trono di Luigi IX appena dodicenne e represse con forza e diplomazia l’ultimo tentativo della grande feudalità di affermare la propria indipendenza rispetto alla monarchia. Nel 1230 è Luigi, ancora minorenne, che marcia alla testa dell’armata reale contro i feudatari ribelli, acquisendo in breve fama di giovane dotato di quelle doti marziali che erano necessarie per un re del XIII sec. Nel 1234 o 1235 Luigi IX divenne finalmente maggiorenne.
3. Il regno di Luigi. La politica interna e l’attività legislativa e organizzativa
Sotto Luigi IX la Francia cessò di essere una monarchia feudale e divenne una monarchia moderna. Forte dei successi ottenuti sulla grande feudalità il re promuove lo sviluppo della burocrazia reale, degli amministratori, dei giudici e dei prevosti, in genere tratti dai quadri della piccolissima nobiltà. Questo processo è rivoluzionario per il paese e dura circa vent’anni, venendo infine sanzionato dalla Grande Ordonnance del 1254, ripresa nel 1256. È da queste misure legislative, adottate dopo una significativa pratica sul campo, che nasceranno le istituzioni tipiche della monarchia francese che si protrarranno sino alla caduta dell’Ancièn Regime: il Consiglio, i Parlamenti, la Corte dei Conti. Una nuova nobiltà, la nobiltà di toga, si affianca a quella tradizionale di spada, e diventerà nei decenni a venire il primo supporto della monarchia.
4. Il regno di Luigi. L’espansione del patrimonio reale e le ultime rivolte feudali.
L’espansione del patrimonio reale si realizza attraverso due mezzi principali, i matrimoni dinastici e la diplomazia. La politica dinastica vede il re sposare nel 1234 Margherita, figlia primogenita del conte Raimondo Berengario IV di Provenza, che mancava di eredi maschi. La speranza di unire in tal modo la Provenza, terra d’impero, alla Francia alla morte del conte non si sarebbe realizzata poiché Raimondo Berengario avrebbe lasciato la contea alla figlia più giovane, Beatrice, che avrebbe poi comunque sposato Carlo d’Angiò, fratello di Luigi, portando il paese nell’orbita francese, anche se per l’annessione completa si sarebbe dovuto attendere il 1480. Al fratello Alfonso Luigi fece sposare Giovanna, figlia ed erede di Raimondo VII di Tolosa, cosicchè anche questo grande feudo sarebbe entrato nell’orbita reale. In tal caso la morte senza figli di Alfonso e Giovanna nel 1270 avrebbe effettivamente portato il tolosano all’unione con la Francia.
L’unità del regno dovette affrontare un significativo pericolo da ovest nel 1242, quando i signori poitevini si ribellarono stringendo alleanza con Enrico III d’Inghilterra che restava ancora duca d’Aquitania. Ne venne la cosiddetta guerra di Saintonge dove due significative campagne militari condotte dal re, con le vittorie a Taillebourg e a Saintes, misero brillantemente fine alla minaccia.
La diplomazia infine, portò a ratificare delle situazioni di fatto: il trattato di Corbeil del 1258 mise fine alle pretese aragonesi sulla Linguadoca e a quelle francesi su Rossiglione, Cerdagna e Catalogna. Il trattato di Parigi del 1259 sancisce la definitiva rinuncia di Enrico III d’Inghilterra ai territori già appartenenti all’Impero angioino e conquistati da Filippo Augusto.
5. Il regno di Luigi. Il prestigio politico in Europa.
In un secolo dominato da grandi nomi di sovrani, Federico II imperatore, Alfonso X di Castiglia e Giacomo I d’Aragona, Luigi gode di un prestigio indiscusso. Negli anni ‘40 del secolo, nel momento più duro dello scontro tra gli Hohenstaufen e il papato il re manifesta un notevole equilibrio, non accedendo alle pretese pontificie e mantenendo una completa neutralità. Dopo il ritorno dalla crociata Luigi sarà chiamato a dirimere le controverse per la successione di Fiandra e Hainaut tra Avesnes e Dampierre, territori estremamente critici causa l’importanza economica rivestita. Ancora sarà il re di Francia chiamato nel 1264 chiamato ad arbitrare nel conflitto tra Enrico III d’Inghilterra e i baroni inglesi ma qui il suo giudizio, favorevole alle prerogative reali, sarà mal ricevuto e porterà alla conseguente guerra dei baroni.
6. I fallimenti di Luigi. Le due crociate.
Luigi IX è popolarmente noto per la sua devozione che lo portò, prima nel 1248 e poi nel 1270, ad organizzare le ultime due importanti spedizioni crociate. La narrazione tradizionale racconta che nel 1244 il re, rientrando gravemente malato dalla campagna di Saintonge, fa voto di partire crociato in caso di guarigione. Verificatasi la guarigione il re parte con una spedizione splendidamente organizzata ma le cose non vanno come previsto. Dopo un inizio promettente con la presa di Damietta il tentativo di abbattere la potenza egiziana degli Ayyubidi fallisce, l’esercito viene distrutto e il re cade prigioniero, rientrando in Francia solo nel 1254. Il re ci riprova a partire dal 1266 ma questa volta d’accordo con il fratello Carlo d’Angiò, che aveva appena conquistato il regno siciliano degli Hohenstaufen con il beneplacito papale, la spedizione muove verso le coste tunisine. Il progetto probabilmente è quello di costituire una stabile base d’operazioni nell’Africa settentrionale per poi muovere contro l’Egitto. Ma le cose non vanno come previsto, ci si mette di mezzo una pestilenza e al campo sotto Tunisi Luigi muore, il 25 agosto 1270 all’età di 56 anni.
Alcune considerazioni, tuttavia, su queste spedizioni mi paiono indispensabili. La spedizione del 1248/50 è stata criticata per la scelta del re di muovere l’esercito nel delta del Nilo, dopo la presa di Damietta, invece di accettare le offerte Ayyubide di scambiare Damietta con Gerusalemme. In realtà era ormai un concetto acquisito che l’azione militare crociata avrebbe dovuto in primo luogo stroncare il potere dei sultani d’Egitto troppo minaccioso per ciò che restava del regno di Gerusalemme. Questa strategia era stata alla base della V Crociata nel 1220 e a quella della Crociata cd. dei Baroni del 1239/40. D’altra parte l’acquisto pacifico di Gerusalemme da parte di Federico II durante la VI Crociata si era dimostrato effimero.
Nella crociata di Tunisi, la meno popolare, Luigi è stato tacciato di fare gli interessi di suo fratello Carlo d’Angiò. In realtà è anche qui legittimo pensare che l’attacco a Tunisi rientrasse in una strategia più complessa, volta a espandere la potenza francese nell’Africa del nord e nel Mediterraneo orientale avendo sempre di mira l’Egitto.
D’altra parte Luigi non si era opposto alla spedizione angioina del 1266 e aveva consentito a molti dei suoi più importanti feudatari di parteciparvi. Difficile dire se tale atteggiamento rappresentasse o meno l’inizio di una politica della Francia volta all’espansione oltre i propri confini nazionali. Certo è che sotto gli immediati successori di Luigi IX, Filippo III e Filippo IV, questa fu la politica francese con la crociata d’Aragona, le spedizioni in Navarra e nelle Fiandre e l’immischiarsi nelle faccende italiane.
7. Conclusione
Che Luigi IX appartenga al novero dei grandi re francesi è dato acquisito. I suoi successi furono molti e gettarono le basi perché la Francia in breve primeggiasse tra gli stati europei. Il giudizio sui suoi fallimenti, invece, non deve essere così severo e forse, e sottolineo il forse, gli va riconosciuta una visione strategica probabilmente troppo in anticipo rispetto ai tempi e non commisurata alle risorse disponibili.
Per approfondire:
Jacques Le Goff, San Luigi (trad.ital.), Torino, 1996
Charles-Victor Langlois, Saint Louis, Philippe le Bel 1226-1328, Parigi, 1901
Joseph Strayer, The Crusades of Louis IX, in Setton, Kenneth (ed.), “A History of the Crusades, Vol.II”, Madison, WI, 1969