1. ORIGINE, STUDI, PRIMI PASSI NELL’INSEGNAMENTO
Ernesto Pontieri nasce a Nocera Terinese (CZ) il 4 Settembre 1896. Nel 1915, esonerato dagli obblighi militari per problemi alla vista, s’iscrive alla facoltà di lettere e filosofia di Napoli. Non insensibile al pensiero di Benedetto Croce (1866-1952), preferisce la guida di Michelangelo Schipa (1854-1939), docente di storia medievale e moderna, con cui si laurea con lode con la tesi “I primordi della feudalità calabrese” (1919) e consegue il diploma di paleografia e archivista presso la Scuola dell’Archivio di Stato di Napoli.
Iniziata subito dopo l’attività d’insegnante nei licei, continua la ricerca storica su temi calabresi pubblicando nel 1925 “La rivolta di Antonio Centeglia nel sec. XV“, con cui vince il Premio Tenore dall’Accademia Pontaniana di Napoli. Ottenuta l’anno successivo la libera docenza universitaria in storia medievale e moderna, continua ad insegnare al Collegio militare di Roma e al liceo Genovesi di Napoli.
Quello che sembra un periodo luminoso della sua vita è però segnato dalla morte della moglie Maria Mercurio. Sposata subito dopo aver ottenuto la libera docenza, muore nel 1927 a causa di un parto gemellare a cui sopravvive solo il figlio Giuseppe Mario (1927-2020), futuro professore di patologia generale alla facoltà di medicina della Sapienza di Roma.
2. LA CARRIERA UNIVERSITARIA E L’IMPEGNO ISTITUZIONALE
Nel 1932 Ernesto Pontieri ottiene il terzo posto in un concorso universitario di storia moderna dietro a Carlo Capasso (1879-1933) e Pietro Silva (1887-1954). Insegna per un anno a Cagliari per approdare nel ’33 all’Ateneo di Napoli, in un periodo di grande rinnovamento con l’arrivo di Corrado Barbagallo (1877-1952), Renato Caccioppoli (1904-1959) ed Ettore Majorana (1906-1938?).
Alla Federico II rimane fino al 1966, ricoprendo il ruolo di preside della facoltà di lettere e filosofia dal 1939 e diventando rettore dal 1950 al 1959, destinando il compenso ad un premio intitolato alla defunta moglie Maria. La sua opera di rinnovamento materiale dell’Università napoletana dopo il secondo conflitto mondiale è universalmente riconosciuta. Oltre ad occuparsi dell’Ateneo napoletano, dirige la Società napoletana di storia patria, prima come commissario e dopo l’obbligata trasformazione in Deputazione – voluta dal regime fascista – come presidente fino al 1980.
Aderisce formalmente al fascismo (1926), ma grazie alla sua influenza riesce a non far estromettere Benedetto Croce dall’Archivio Storico per le Province Napoletane. La stima reciproca tra i due si manifesta con la nomina del Pontieri a membro del consiglio direttivo dell’Istituto italiano per gli studi storici (1946) per volere del Croce.
Nel secondo dopoguerra guida la Deputazione di storia patria per la Calabria (1957-72), l’Accademia Pontaniana (1964-70) e in diverse occasioni la Società nazionale di scienze, lettere e arti di Napoli (nel periodo compreso tra il 1955 ed il 1979). È inoltre socio corrispondente dal 1949 dell’Accademia nazionale dei Lincei fino a diventare socio ordinario dal 1960.
3. LA PRODUZIONE SCIENTIFICA
Già le prime opere di Ernesto Pontieri, “Il patrimonio calabrese della Chiesa romana” (1922) e “La Universitas di Catanzaro nel Quattrocento” (1926), mostrano il suo interesse per la storia della Calabria Tardo Medievale e del Regno meridionale oltre alla volontà di «sprovincializzare la storiografia meridionale».
Negli anni trenta collabora con la giovane “Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti” edita dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana fondato da Giovanni Treccani degli Alfieri (1877-1961) per la redazione di alcune voci dedicate a centri calabresi.
L’arrivo alla Federico II coincide con lo sviluppo di una intensa attività di ricerca sulle potenze normanne e sveve, raccolte nel volume “Tra i Normanni nell’Italia meridionale” (1948). Se i primi lavori mostrano l’influenza economico-giuridica di Schipa, nel corso della sua attività confluisce consapevolmente nella corrente etico-politica di Croce: a partire dagli anni Quaranta, è il Quattrocento aragonese e le lotte di potere in Europa e per il controllo dell’Italia a interessarlo, studi da cui nasce “Per la storia di Ferrante I d’Aragona re di Napoli” (1947).
Uomo di formazione cattolica, pubblica nel ’49 “Nei tempi grigi della storia d’Italia” dove prende in esame i conflitti e i movimenti religiosi nel periodo della Riforma protestante e della Controriforma. Dedica studi anche alla rivoluzione del 1799, al Settecento e all’Ottocento borbonico.
4. GLI ULTIMI ANNI
Conclusa nel 1966 l’esperienza alla Federico II di Napoli, viene nominato fino al 1972 – anno in cui si ritira per raggiunti limiti d’età – rettore dell’Università degli Studi dell’Aquila. In questo periodo dirige la “Storia di Napoli” in dieci volumi edita dalle Edizioni Scientifiche Italiane (1967-1971).
Rimasto nuovamente vedovo nel 1976 e segnato da un ictus cerebrale che lo colpisce tre anni dopo, si spegne a Roma il 4 Maggio 1980 a casa del figlio, mentre prepara uno studio su San Bernardino da Siena.
Il legame viscerale con la natia Nocera Terinese lo porta a favorire diverse attività per lo sviluppo, oltre alla creazione di una Fondazione Famiglia Pontieri per il sostegno delle ragazze povere.
5. LE FONTI
AA.VV., Enciclopedia Italiana di Scienze, lettere ed arti, Istituto dell’Enciclopedia Italiana fondato da Giovanni Treccani, III Appendice (1961), Voce “Pontieri, Ernesto”.
AA. VV., Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 84 (2015), voce “Pontieri, Ernesto”, curata da Antonella Venezia.