Gioacchino Volpe (1876-1971)

1. DA PAGANICA ALLA NORMALE DI PISA

Gioacchino Volpe nasce a Paganica (AQ) il 16 febbraio 1876. Dopo i primi studi nel capoluogo abruzzese, si trasferisce con la famiglia a Santarcangelo di Romagna (RN). Prosegue gli studi prima a Rimini e poi a Pesaro, dove ha tra i professori Giuseppe Picciola (1859-1912), già allievo alla Normale di Pisa. È proprio il Picciola ad indirizzarlo alla Normale. Fu amore per la «storia di questo battagliero e avventuroso comune marinaro». Il periodo della Normale, è fervido di amicizie con alcuni dei futuri nomi del panorama culturale italiano: Giovanni Gentile (1875-1944), Fortunato Pintor (1877-1960), Giuseppe Manacorda (1876-1920), Giuseppe Lombardo Radice (1879-1938). Ma è anche il periodo in cui entra in contatto con il professore e studioso dell’Alto Medioevo Amedeo Crivellucci (1850-1914), di cui il Volpe riconosce successivamente la capacità formativa, non riuscendo però a comprendere il suo atteggiamento anticlericale nel trattare la storia altomedievale. Sotto la guida proprio del Crivellucci, nel 1892 nasce la rivista “Studi storici” dove il Volpe pubblica i suoi primi lavori da medievista. Nel 1899 consegue la laurea e l’abilitazione in Normale. L’anno successivo è a Napoli nella redazione de Il Mattino. Sempre nel 1900 viene ammesso all’Istituto di studi superiori di Firenze, dove l’anno successivo discute come tesi un lavoro sulla storia precomunale di Pisa e le origini del comune e del consolato, di cui una parte viene pubblicata negli Studi storici con il titolo “Pisa e i Longobardi”.

2. PISA COME MODELLO DELL’EVOLUZIONE COMUNALE

La storia e l’evoluzione del comune marinaro saranno al centro delle sue prime pubblicazioni, in un percorso che va appunto dall’età precomunale all’età signorile, dove il Volpe mette in luce in “Pisa e i Longobardi” come la caduta del regno longobardo nell’VIII Secolo, favorisca la nascita di un «popolo italiano già delineantesi oramai nella sua nuova unità etnica». Ampio risalto viene dato alla novità del comune, come forma embrionale di Stato moderno in scala locale, concetto ripreso in “Pisa, Firenze, impero”. Nella monografia dedicata ai Secoli XII-XIII, si sofferma sull’evoluzione, e soprattutto dicotomia, dell’aristocrazia: da una parte questa si fonde con i mercanti e borghesi più ricchi; dall’altra si organizza in strutture consortili in aperta ostilità con gli organismi popolari del XIII Secolo.

3. INSEGNAMENTO UNIVERSITARIO E LA PRIMA GUERRA MONDIALE

Nel 1903 ottiene la libera docenza nell’istituto superiore e nel 1905 vince la cattedra di storia moderna dell’Accademia scientifico-letteraria di Milano. Proprio in questo periodo, e fino alla morte del maestro Crivellucci, collabora insieme al Salvemini (1873-1957) ad una nuova serie degli “Studi Storici”. Scrive inoltre due saggi molto famosi: “Lombardi e Romani nelle campagne e nelle città. Per la storia delle classi sociali, della nazione e del Rinascimento italiano” e “Questioni fondamentali sull’origine e svolgimento dei comuni italiani”. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale (1914-1918) è al fronte come sottotenente e dove ricopre diversi incarichi, senza per questo sacrificare la produzione storica con due volumi che vedranno la luce qualche anno dopo: “Il Medioevo nel primo millennio” e “L’Italia in cammino”. Finita la guerra lo troviamo ancora all’Accademia scientifica-letteraria di Milano fino al 1924, l’anno successivo a Roma nella facoltà di scienze politiche alla cattedra di storia della politica moderna e dal 1936 in quella di storia moderna, per poi passare nel 1943 alla cattedra di storia medievale della facoltà di lettere sempre a Roma.

4. L’OMBRA DEI RAPPORTI COL FASCISMO E GLI ULTIMI ANNI

Nei primissimi anni ’20 scrive diverse lettere aperte a “Il popolo d’Italia”, quotidiano allora diretto da Benito Mussolini (1883-1945), complimentandosi per l’opera svolta, appoggiando il movimento fascista, raccomandando di conservare un saldo lealismo monarchico. Nel 1924 viene eletto deputato e l’anno successivo aderisce al “Manifesto degli intellettuali del fascismo“. Nello stesso anno, e fino al 1943, dirige la Scuola di Storia moderna e contemporanea, oltre ad occuparsi della sezione di storia medievale e moderna dell’Enciclopedia italiana. Tra gli intellettuali di spicco del regime, durante il Ventennio, subisce il processo epurativo alla fine della Seconda Guerra Mondiale (1939-1945), venendo dispensato dall’insegnamento nel Dicembre del 1944 e successivamente collocato a riposo con provvedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri con decorrenza 29 Gennaio 1945. Da questo momento si dedica alla revisione delle sue opere. Gli vengono dedicati per i suoi ottant’anni, non senza polemiche, i due volumi “Studi storici in onore di Gioacchino Volpe”. Muore a Santarcangelo di Romagna il 1° ottobre 1971.

5. FONTI

AA. VV., Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 100 (2020), voce “Volpe, Gioacchino”, curata da Enrico Artifoni (n. 1952).

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