La vita dell’uomo è sempre stata accompagnata da sogni, intuizioni, apparizioni, visioni, profezie. Sono fenomeni antichi con cui l’uomo, volente o nolente, ha sempre dovuto fare i conti. Nel Medioevo i sogni costituivano spesso un mondo ambiguo in cui la linea di demarcazione tra “superstizione” e “religione” era molto labile. L’inconscio era ignoto e si pensava che le visioni oniriche venissero dall’esterno e potevano essere sia strumento positivo della rivelazione divina sia un inganno demoniaco.
Nell’Alto Medioevo si distinguevano i sogni “veri”, ossia quelli mandati da Dio, i sogni dei santi, dei monaci e dei re ben guidati, dai sogni “falsi”, fatui e ingannevoli che venivano mandati dal diavolo: sogni di uomini malvagi, talvolta anche di santi, come sant’Antonio nel deserto, con lo scopo di indurli in tentazione.
2. SOGNO E PECCATO
Un tipo particolari di sogni erano quelli che avevano origine direttamente dal corpo umano. Venivano sempre più studiati dalla Scienza medica e condannati dalla Chiesa in quanto provocati spesso dalla lussuria, dalle troppe libagioni, fonte di polluzioni notturne.
3. CELEBRI SOGNI
Essendo l’attività onirica un canale diretto per rapportarsi con Dio, divenne il topos letterario delle agiografie dei santi, dei monaci e dei re buoni.
I sogni di Carlo Magno (742-814), descritti nella Chanson de Roland, sono animati da angeli recanti messaggi dettati dalla divina Provvidenza. Nel sogno, Costantino (274-337), l’imperatore cristiano per antonomasia, intravide addirittura la vittoria. Anche nell’opera dantesca il sogno riveste un ruolo basilare. Tutta la Commedia è di fatto frutto di un sogno.
4. DANTE
Come sappiamo Dante Alighieri (1265-1321), nel “mezzo” della sua vita inizia il viaggio di pellegrino: il poeta cade in un sonno profondo che si trasforma in sogno, il sogno del penitente che varca la soglia degli inferi con le ansie, le attese e le incertezze per un cammino che già si prevede lungo, faticoso e pieno di ostacoli. E lo fa per salvare la propria anima, aiutato dapprima da Virgilio, che rappresenta la ragione, che lo guida attraverso l’Inferno e il Purgatorio; successivamente, nel Paradiso, lo guida Beatrice, simbolo della fede. La parola sogno la troviamo molto spesso nella Divina Commedia, ma a volte Dante gli attribuisce il significato comune della parola, il sogno cioè che si ha quando si dorme, molte altre volte, invece, la parola sogno è utilizzata in senso metaforico. La troviamo come avvertimento contro una verità falsa, che può manifestarsi attraverso un sogno, ma Dante non è nuovo all’utilizzo di sogni all’interno di un’opera, ne sono la prova i tanti sogni della “Vita Nova“, che sono parte sostanziale e decisiva della narrazione poetica e del suo senso allegorico e parabolico. Tornando alla Divina Commedia, i più famosi esempi sono, senza ombra di dubbio, i tre sogni profetici che Dante fa sul monte del Purgatorio prima dell’alba, e che dimostrano il volto positivo e divinatorio del sogno. Nei tre sogni Dante sembra voler riassumere le ragioni che lo hanno indotto a intraprendere il suo viaggio.
5. SAN GREGORIO MAGNO
Analogamente, a partire dal pontificato di Gregorio Magno (540-604), l’avvertimento dell’imminenza della morte di un prelato mediante un sogno ad hoc, pervenuto con un congruo anticipo di tempo necessario ad espiare le penitenze del caso, era un aspetto che veniva dato per assodato. Per essere comprovata l’origine divina dell’esperienza onirica, doveva essere filtrata da un religioso. In tali circostanze, infatti, la mancata mediazione ecclesiastica poteva dare adito a influenze nefaste. Malgrado questi continui moniti non si poté evitare la comparsa di figure popolari specializzate nell’interpretazione dell’attività onirica chiamati coniectores somniorum.
6. I SOMNALIA SCRIPTA
Martino di Braga (520-579), nel VI secolo, condannò duramente tutti coloro che si rivolgevano ai somnialia scripta, testi che, sotto varie forme e innumerevoli nomi, in Francia perdurarono la loro tradizione fino al XV Secolo inoltrato.
Erano versetti, ordinati per temi o in ordine alfabetico, che avevano lo scopo di interpretare i sogni. Alcune figure sono state introdotte all’interno della smorfia napoletana.
7. LE FONTI
– J.C. Schmitt, “Medioevo superstizioso“, Laterza, Roma-Bari 2004;
– J. Le Goff, “Gli intellettuali nel Medioevo“, Collana Saggi n. 29, Oscar Mondadori;
– J. Le Goff, “Mentalità, sensibilità, atteggiamenti (X-XII secolo)“, in “La civiltà dell’occidente medievale“, Firenze, Sansoni, 1969;
– S. Kruger, “Il sogno nel Medioevo“, ISBN Editore, 1996.