Dopo la morte di Ottone III (980-1002), iniziò la contesa tra il marchese Arduino d’Ivrea (955-1015), velocemente incoronato re d’Italia, e l’ultimo erede dei Liudolfingi, Enrico II il Santo (973-1024), la cui nomina fu più articolata rispetto quella del rivale.
Contestualmente, la città di Roma fu teatro delle lotte tra la famiglia dei Crescenzi, al comando di Giovanni Crescenzi (†1012), figlio del patrizio Crescenzo II Nomentano (†998), e la famiglia dei conti di Tuscolo.
Della prima famiglia si è già parlato precedentemente; occorre a questo punto far cenno alla famiglia dei Tuscolo che tanto peso ebbe negli anni qui narrati.
Fu un tal Gregorio (†1012) senatore dei romani sotto Ottone III ad esser menzionato come proveniente dai Conti di Tuscolo.
Probabilmente figlio o nipote di Alberico II di Roma (912-954), discendente per tale via dalla nobildonna romana Marozia (890-936 ca), egli ebbe tre figli, Alberico (†1033/1044), Romano (†1032) e Teofilatto (†1024), che svolsero una parte molto importante nelle vicende romane. Vicende che si inserirono perfettamente negli scontri tra Arduino re d’Italia ed Enrico II il Santo, parteggiando i Crescenzi per Arduino, mentre i conti di Tuscolo ventilarono una preferenza per Enrico II il Santo.
Benché i Crescenzi fossero stati messi da parte da questa famiglia, riuscirono comunque ad inserirsi nelle crepe del loro potere, risultando sempre un acerrimo nemico.
II. IL PONTIFICATO DA GIOVANNI XVII A SERGIO IV
Nel 1003, in seguito alla morte di papa Silvestro II, venne eletto Giovanni Sicco o Sicconi (†1003), scelto da Giovanni Crescenzi, il patrizio romano alla guida di Roma per dieci anni. Fu un pontificato veramente breve: eletto a Giugno del 1003 papa Giovanni XVII morì a Dicembre dello stesso anno.
Il successore, il romano Giovanni Fasano, salito sulla cathedra Petri con il nome di Giovanni XVIII (†1009), assistette all’arrivo di Enrico II il Santo, giunto in Italia per sconfiggere Arduino d’Ivrea, re d’Italia da circa un anno.
Incoronato re a Pavia, dopo la rivolta e il conseguente incendio della città, Enrico II il Santo tornò nei territori tedeschi, lasciando il pontefice solo a Roma, dominata dalla famiglia dei Crescenzi. La morte lo colse nel 1009.
Papa Sergio IV (†1012), al secolo Pietro detto “bocca di porco”, ebbe un pontificato più movimentato. Si fece promotore di una crociata ante litteram contro i musulmani che profanarono il Santo Sepolcro e si mostrarono aggressivi nei confronti dei pellegrini. Il pontefice ricorse all’appello verso i regni cristiani, ma non venne ascoltato. Morì nel 1012, dopo tre anni di pontificato, seguito anche dal patrizio romano Giovanni Crescenzi.
III. IL PONTIFICATO DI BENEDETTO VIII
Orfani di Giovanni Crescenzi, i discendenti cercarono comunque di mantenere attivo il potere che fino a quel momento avevano esercitato e, alla morte di papa Sergio IV, favorirono la loro scelta, tale Gregorio. La risposta dei conti di Tuscolo fu immediata: Teofilatto, un loro membro, figlio del predetto Gregorio, fu il campione che proposero per il soglio pontificio. Dopo uno scontro tra famiglie, in cui non mancò l’uso alle armi per definire la questione, Teofilatto ebbe la meglio e divenne pontefice con il nome di Benedetto VIII.
Entrambi, papa e antipapa, si rivolsero all’imperatore Enrico II il Santo per vedersi riconoscere i loro diritti, ma l’imperatore, forse anche per la corona imperiale che Benedetto VIII gli offrì, nonostante un primo parere favorevole alle pretese di Gregorio, finì per accettare la nomina di Benedetto VIII, che nel 1014 mantenne la promessa e incoronò Enrico II il Santo e la moglie Cunegonda (978-1039).
Il pontefice non esitò negli anni del pontificato a favorire la propria famiglia, ma ebbe anche buoni rapporti con l’imperatore. Uomo intelligente, scaltro, forte del braccio del fratello Alberico III, sottomise i Crescenzi, ma dovette affrontare il problema dei Saraceni contro i quali, nel 1016, arrivò ad allestire una flotta.
Altri problemi sorsero nel Meridione a seguito dell’avanzata dei Greci. Fu per questo motivo che, pur essendosi rivolto più volte all’imperatore pregandolo di intervenire, nel 1020 si recò personalmente a Bamberga sollecitandone l’intervento. Due anni più tardi l’imperatore scese in Italia.
A Benedetto VIII si deve un’azione di lotta alla simonia e al concubinato dei preti.
Nel 1024 morirono sia papa Benedetto VIII sia Enrico II il Santo.
IV. IL PONTIFICATO DI GIOVANNI XIX
Alla morte di papa Benedetto VIII, fu eletto suo fratello Romano, che divenne pontefice con il nome di Giovanni XIX.
Probabilmente fu solo la ricchezza della famiglia a favorire l’ascesa di un uomo che fino a quel momento era rimasto a digiuno di questioni ecclesiastiche, con le quali ebbe infatti poca dimestichezza. Nella volontà di allacciare i rapporti con Costantinopoli, concesse al patriarca greco di divenire vescovo ecumenico, scatenando le rimostranze dei vescovi e dei cluniacensi.
Gli anni del suo pontificato videro il territorio italico oggetto delle brame di alcuni aspiranti imperatori, tra questi Ugo il Grande (1007-1025), figlio del re di Francia Roberto II il Pio (972-1032), il duca d’Aquitania Guglielmo V il Grande (969-1030), che per parte della consorte Agnese (990/995-1068) poteva vantare dei diritti, essendo costei figlia del conte e duca di Borgogna Ottone I Guglielmo (958/96/2-1027), a sua volta figlio del re d’Italia Adalberto d’Ivrea (931-972/975). A questi si aggiunse il nuovo sovrano tedesco, Corrado II il Salico (990-1039), che ebbe la meglio sugli altri pretendenti. Fu proprio papa Giovanni XIX a conferirgli la corona imperiale nel 1027 insieme alla consorte Gisella di Svevia (989/990-1043).
Alla morte di papa Giovanni XIX, un altro membro della famiglia dei Conti di Tuscolo fu eletto pontefice: Teofilatto III (†1055?).
V. IL PONTIFICATO DI BENEDETTO IX
Teofilatto III, della famiglia dei Tuscolo, fu davvero un precursore nella corsa al soglio pontificio: si narra una nomina alla carica di pontefice con il nome di Benedetto IX quando aveva solo dodici anni. Ma in realtà questa è una notizia controversa.
Affiancato dal fratello maggiore Gregorio, poté ricoprire una carica che gli conferiva molti poteri e privilegi, ma macchiò quella veste compiendo azioni turpi e vergognose.
Ruberie, assassinii, seduzioni di donne sono alcune delle accuse che ne macchiarono l’immagine.
La mancanza di moralità ne fece oggetto di una congiura cui sfuggì fortunosamente, alla quale non furono estranei – si suppone – i Crescenzi.
Allontanato una prima volta dal Roma, egli trovò rifugio presso la rocca di Monte Cavo. Successivamente i fratelli, forse, riuscirono a riportarlo a Roma nel 1045.
Un uomo controverso, di cui si narra la volontà di unirsi in matrimonio con una donna di cui si era invaghito.
A convincerlo a lasciare un ruolo che mal confaceva alla sua natura fu l’abate Bartolomeo di Grottaferrata (†1065), concittadino di san Nilo (910-1004), che riuscì nell’intento, non prima però di veder compiere l’ultima infamia da papa Benedetto IX. Questi, in cambio di una ricca rendita, vendette la carica a Giovanni Graziano, divenuto pontefice come Gregorio VI (†1047).
Dissoluto, scomunicato, per ben tre volte cercò di riprendersi la cathedra Petri, ma di papa Benedetto IX non si hanno notizie certe neanche della morte, avvenuta tra la fine del 1055 e l’inizio del 1056.
VI. CONCLUSIONI
La messa in discussione della credibilità del Papato ebbe modo di farsi sentire più volte nel corso di anni che videro il trono dell’apostolo Pietro oggetto di brame più politiche che religiose. Tuttavia l’istituzione si mantenne salda, aspettando uomini in grado di dare lustro dopo tanta depravazione.
VII. LE FONTI
Keller, H. Gli Ottoni una dinastia imperiale fra Europa e Italia (secc. X e XI), Carocci editore, 2021
Ferdinand Gregorovius, Storia di Roma nel medioevo dall’età carolingia al XI secolo, vol. II, ed. Res Gestae, 2016
Milani, M, Arduino e il Regno Italico, Ist. Geogr. Dea, 1988