Papa Giovanni XII: la progenie di Alberico II

I. L’ELEZIONE ALLA CATHEDRA PETRI

Ottaviano dei conti di Tuscolo (937-964) divenne pontefice nel 955 per decisione del padre Alberico II (912-954), che in punto di morte fece giurare ai nobili di Roma di nominare il proprio figlio una volta deceduto papa Agapito II (†955).

La volontà di Alberico II fu quella di riunire in un’unica persona il potere temporale e quello spirituale, consentendo che il figlio divenisse papa con il nome di Giovanni XII.

Probabilmente Alberico II nutriva molte speranze in quel figliolo. Speranze disattese già nei primi mesi del pontificato del giovane allora diciottenne.

Figura alquanto controversa, papa Giovanni XII, nato dal matrimonio tra il princeps di Roma e Alda, figlia di Ugo di Provenza (880-947), percorse rapidamente la carriera ecclesiastica cui fu obbligato in modo da divenire pontefice senza nessun intoppo.

Disgraziatamente, non ebbe quella capacità politica del padre di mantenersi in equilibrio nelle complicate questioni cui il regno d’Italia fu soggetto in tale periodo.

Due anni dopo l’elezione, il giovane pontefice diede il via a una campagna nel Meridione contro Pandolfo I Capodiferro (935-981), Principe di Capua e di Benevento, condotta in modo tanto sprovveduto da dover accettare una pace umiliante. Poi si spinse nei territori del’Esarcato, da tempo sotto le mire di re Berengario II d’Ivrea ( 900-966) e del figlio Adalberto II (931-972/975). Anche con questi giunse ai ferri corti tanto da dover chiedere l’aiuto di Ottone I (912-973) nel 960.

In pochi mesi, ciò che era stato per ventidue anni il regno di Alberico II venne spazzato via dal furore giovanile del figlio e un sovrano straniero varcò nuovamente il territorio italico per indossare quella corona imperiale che il giovane pontefice gli promise.

II. L’UOMO E IL RAGAZZO

Quando si incontrarono nel 962, Ottone I (912-973) aveva alle spalle la vittoria sugli Ungari battuti a Lechfeld nel 955; il vassallaggio di Berengario II d’Ivrea e del figlio Adalberto II, seppur contrastato; una fama di sovrano accorto e potente; signore di un vasto dominio su cui governava direttamente o indirettamente tramite la rete di parentele che lo univano alle più importanti famiglie. In quegli anni, poi, furono le donne della vasta famiglia del re sassone a ricoprire un ruolo predominate.

Il ragazzo che gli offrì la corona imperiale fu in grado solo di attirarsi le antipatie della nobiltà romana, che non tollerò, in quel momento e negli anni a venire, l’ingombrante presenza straniera.

A febbraio del 962 Ottone I e la consorte Adelaide di Borgogna (928/933-999) vennero incoronati imperatori.

Il papa fu costretto a prestar giuramento di fedeltà all’imperatore insieme al popolo romano.

Nello stesso mese Ottone I fece prestare al giovane papa un giuramento basato su un documento – il Privilegium Othonis – che continuò la linea già tracciata dalla Constitutio Romana dell’824 voluta da Lotario I (795-855), figlio di Ludovico il Pio (778-840) e nipote di Carlo Magno (742-814), ma divenne più stringente sulla nomina dei pontefici: questi poterono essere nominati solo dopo il consenso dell’imperatore.

Ciò che fu una prerogativa dei romani per secoli venne spazzata via dal volitivo sovrano.

Potremmo fare un parallelo con l’incoronazione dell’800, quando Carlo Magno ricevette la corona da papa Leone III (750-816), ma le similitudini sono poche.

Se Ottone I poté essere visto come un novello Carlo Magno, per spessore e capacità, non poté dirsi la stessa cosa di papa Giovanni XII paragonandolo a papa Leone III. Questi a suo tempo aveva capito l’importanza della figura dell’imperatore quale custode della Cristianità e del Papato stesso, il giovane figlio di Alberico II invece non mantenne fede alla parola data all’imperatore e, nonostante il giuramento prestato, lo tradì con Berengario II d’Ivrea, quando Ottone I lasciò Roma per portare a termine l’assedio di Berengario II a San Leo.

Da uomo accorto Ottone I lasciò degli emissari in Roma con il compito di sorvegliare le mosse del pontefice.

Tanto i suoi uomini quanto alcuni vescovi stanchi degli atteggiamenti del pontefice si rivolsero all’imperatore.

Con dovizia di particolari raccontarono le azioni del giovane papa: dal ridurre il palazzo del Laterano a un lupanare ai furti di oggetti sacri per ringraziare le amanti, all’accusa di incesto.

Dobbiamo tener sempre presente che molti storiografi, in particolare Liutprando da Cremona (920-972?), furono vicini all’imperatore e potrebbero aver esagerato nella turpe descrizione del giovane pontefice.

Sembra che l’imperatore avesse detto che il papa era solo un ragazzo che si sarebbe moderato con l’esempio di uomini probi.

III. IL TRADIMENTO DI PAPA GIOVANNI XII E IL SINODO D’ACCUSA

Partito Ottone I da Roma, come si è detto papa Giovanni XII cercò di liberarsi dalla morsa della presenza ingombrante del sovrano sassone cercando delle intese con il figlio di Berengario II d’Ivrea, Adalberto II.

Il voltafaccia del pontefice, giunto a Ottone grazie alle informazioni dei suoi emissari, costrinse il sovrano a tornare a Roma per dirimere la questione.

Giovanni XII però non era presente a Roma. Il sinodo voluto da Ottone I per discutere le accuse mosse al pontefice fu tenuto in sua assenza.

Le accuse che vennero mosse furono quelle di incesto, di licenziosità con alcune concubine – tra le quali una certa Stefanetta – e lo spergiuro per aver rinnegato il patto con Ottone I, l’aver adulato il diavolo e altri demoni.

Sembra che quando giunsero le accuse al papa, questi avesse risposto in modo molto grossolano e non degno di un’autorità ecclesiastica, suscitando anche l’ilarità tra i dignitari ecclesiastici.

Deposto il pontefice, Ottone I nominò un uomo pio, completamente diverso dal predecessore: Leone VIII (910/920-965).

A circa un mese dall’elezione del nuovo pontefice, i romani insorsero contro l’imperatore che aveva deposto papa Giovanni XII, pur sempre figlio di quell’Alberico II presente ancora nella loro mente. La rivolta venne sedata; furono chiesti da parte dell’imperatore cento ostaggi, poi liberati, ma questo creò un varco per il deposto papa Giovanni XII, che cercò nuovamente di tornare in Roma nel 964 e dar seguito alla sua turpe vendetta.

Nel frattempo i romani scelsero quale loro pontefice Benedetto (†966), romano, uomo pio. Mandarono una ambasceria all’imperatore per farlo riconoscere, ma questi rimase fermo nelle proprie posizioni e nella nomina di papa Leone VIII.

Mentre decideva di scendere nuovamente a Roma, fu raggiunto dalla notizia del trapasso di Giovanni XII, morto, secondo la leggenda, perché scoperto dal marito dell’amante Stefanetta e da costui gettato fuori da una finestra.

IV. FONTI

Keller, H. Gli Ottoni una dinastia imperiale fra Europa e Italia (secc. X e XI), Carocci editore, 2021

Ferdinand Gregorovius, Storia di Roma nel medioevo dall’età carolingia al XI secolo, vol. II, ed. Res Gestae, 2016

Liutprando da Cremona, Papa Giovanni XII e l’imperatore >Ottone I. Storie e maldicenze nel “secolo nero” della Roma pontificia, a cura di P. Chiesa, Sismel ed. Galluzzo, Firenze, 2018

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