La Renovatio Imperii Romanorum fu un ideale volto a riportare in auge la potenza e l’antico splendore dell’impero romano.
Diviso da Teodosio (347-395) nel 395 in due parti, affidando la parte occidentale al figlio Onorio (384-423) e quella orientale all’altro suo figlio Arcadio (377-408), l’antico impero romano aveva cominciato a volgere in declino, complici anche le ripetute invasioni di barbari: Visigoti, Unni e Vandali invasero il territorio della parte occidentale, arrivando nel caso dei Visigoti prima (410) e dei Vandali poi (455) a saccheggiare la città di Roma.
E il “rex gentium” Odoacre (†493) nel 476 decretò la fine dell’impero Romano d’Occidente quando depose l’ultimo imperatore, Romolo Augustolo (†511?).
Da Giustiniano (482-565) ad Ottone III (†1002), senza trascurare Carlo Magno (†814) ed Ottone I, il nonno della Mirabilia Mundi, furono molti i sovrani che accarezzarono l’idea di rivivere l’antico splendore dell’impero romano.
GIUSTINIANO
Di origine trace o illirica, Giustiniano fu sovrano dell’Impero Romano d’Oriente.
La sua idea fu quella di riunire le due parti dell’impero romano sconfiggendo i Vandali e i Goti e di governare la parte occidentale tramite i propri legati.
Forte del braccio armato di Belisario (†565) e di Narsete (478-573), l’imperatore intratteneva contatti tanto con Teodato (482-536), re dei Goti dopo la morte cruenta di Amalasunta (495-535), quanto con il senato romano che tramite Cassiodoro (485-580) inviò all’imperatore una lettera di preghiera per salvare il popolo romano dalla presenza dei Goti.
Inserendosi in tali antipatie ed odii, Giustiniano potè dar seguito alla sua Renovatio Imperii Romanorum. Impresa che lo costrinse a ingaggiare una guerra, la Guerra Gotica, dal 535 al 553. Fu una guerra lunga, accompagnata dal 542 dalla peste, la morte nera che causò tante morti quante ne provocò la guerra.
Quanto iniziato da Giustiniano fu abbandonato dai suoi successori, preoccupati della minaccia persiana incombente sui loro territori.
CARLO MAGNO
Nel 799 avvenne a Paderborn un incontro tra papa Leone III (750-816) e Carlo Magno. Il pontefice era sfuggito rocambolescamente alla prigionia del primicerio Pasquale e del sacellario Campolo, nipoti del suo predecessore, che nella processione del 25 Aprile, mentre il Papa si spostava a cavallo dal Laterano per raggiungere San Lorenzo in Lucina, si avventarono contro di lui facendolo cadere da cavallo e imprigionandolo poi a S. Erasmo. Il Papa cercò rifugio presso l’uomo più importante del tempo che, sempre a Paderborn, venne raggiunto dai messaggeri degli insorti che avanzavano accuse di adulterio e spergiuro nei confronti del Papa.
Confortato dai consigli di Alcuino (735-804), suo amico e figura di spicco nella gestione della Schola Palatina, — che consigliò di agire con prudenza per non turbare i rapporti con la parte orientale, sul cui trono sedeva dal 797 la basilissa Irene (752-803) — Carlo Magno decise di intraprendere l’anno successivo un viaggio verso Roma allo scopo di dirimere la questione tra il papa e gli insorti. Ciò avvenne a Dicembre dell’anno 800 quando, tenuto un processo nei confronti del Papa, questi giurò di essere innocente delle accuse rivolte contro la sua persona. Nel Natale dello stesso anno Carlo Magno ricevette la corona imperiale dallo stesso pontefice. È probabile che l’incontro di Paderborn avesse già posto le basi di una trattativa che consentiva al Papa di mettersi sotto la protezione dell’uomo più importante del tempo, garantendo così prestigio alla Chiesa che lo incoronava tramite le mani del suo rappresentante.
Carlo Magno d’altro canto potè tentare l’opportunità di riunire sotto il proprio comando le due parti dell’impero attraverso una politica matrimoniale con la famiglia della basilissa Irene, donna alquanto turpe che aveva agito contro il suo stesso figlio e che non veniva riconosciuta nel suo ruolo di regnante.
L’opera di Carlo Magno fu però tutta rimessa in discussione durante il regno del figlio Ludovico il Pio (778-840) vittima dei dissidi intercorsi con i propri figli dopo aver associato all’impero il primogenito Lotario I (795-855). Le lotte fratricide si conclusero nel 843 con il Trattato di Verdun, quando i tre figli di Ludovico decisero di spartirsi l’impero tra loro.
OTTONE I
Figura altrettanto affascinante quanto Carlo Magno, uomo potente della dinastia di Sassonia, Ottone I, abile politico e vincitore degli Ungari nella battaglia di Lechfeld nel 955, già dal 951 cominciò a progettare di ricostituire l’antico impero romano. Coinvolto nelle vicende del suolo italico su pressanti richieste del Papa Giovanni XII (937-964) e forte del suo matrimonio con Adelaide di Borgogna, — vedova di Lotario II (?925-950), che vantava diritti sul territorio italico e molti possedimenti — usò questa posizione di forza contro i suoi avversari.
L’atto del Privilegium Othonis fu emanato nel 962, nello stesso anno in cui ricevette la corona imperiale, e gli permise di entrare a pieno diritto nella nomina dei papi, contribuendo a rafforzare il suo potere a Roma.
La scelta di associare il figlio Ottone II (955-983) fin dalla sua più tenera età al trono e di vederlo divenire co-imperatore nel 967 furono tutti passaggi necessari a creare la continuità del potere legandolo alla sua famiglia.
La trattativa diplomatica per avere la mano di una principessa della casata orientale fu anche essa un’azione mirata alla riunione delle due anime dell’impero, nonché a porsi sullo stesso piano di quell’impero romano d’oriente che si considerava l’unico erede dell’antico impero romano.
La sua opera fu continuata dal figlio Ottone II e dal nipote Ottone III, seppur entrambi morti prematuramente.
OTTONE III
Nipote del grande Ottone I, figlio di Ottone II e della principessa greca Teofano (958-991), emblema due culture romano-occidentale e romano-orientale, Ottone III, che considerava sé stesso “romanus, saxonicus et italicus“, fu altrettanto affascinante e carismatico, una “Mirabilia Mundi“, come veniva definito.
Nel 997, circa 200 anni dopo l’incontro di Paderborn tra Carlo Magno e Leone III, Ottone III, sovrano diciassettenne, da qualche anno da solo al governo dopo essere stato sotto la reggenza della nonna Adelaide di Borgogna, cominciò a pensare all’idea della Renovatio Imperii Romanorum. Nel contempo, cercava di arginare le mosse di Crescenzio, patrizio romano, più volte a lui ostile tanto da designare come antipapa Giovanni Filagato (945-1001), contrapponendolo a Gregorio V (†999), cugino e pontefice scelto dal giovane Ottone III.
Affascinato dalla figura di Carlo Magno di cui volle cercare e riaprire la tomba, Ottone III scelse Aquisgrana come sede vescovile e Roma, seppur tra mille difficoltà, fu da lui pensata come fulcro dell’impero. Fu qui, sull’Aventino, che fece costruire il suo palazzo imperiale.
Già nel 998 le bolle in piombo che suggellavano gli atti emanati dalla cancelleria del sovrano riproducevano la scritta “Renovatio Imperii Romanorum“, una età splendida cui far riferimento per rinsaldare il proprio dominio su Roma, collaborando con la Chiesa nel raggiungere tale obiettivo.
Il legame tra Papato e Impero fu sempre stretto: era Dio che conferiva il regno al sovrano che lo amministrava per grazia divina. Il connubio serviva alla stabilità dei due poteri necessitanti l’uno dell’altro.
Ottone III, che si riferiva a sé stesso nei suoi documenti come Romanorum Imperator Augustus per volontà divina trovò, in Gerberto d’Aurillac, papa Silvestro II (940/950-1003), l’uomo di Chiesa adatto a tale scopo. La loro collaborazione li portò a diffondere la religione cristiana, a creare arcivescovati, a compiere pellegrinaggi che avevano sia una valenza spirituale per Ottone III, sia un significato politico volto a dimostrare la potenza imperiale.
A questo legame tra il sovrano e il divino contribuì anche l’iconografia imperiale, raffigurante l’imperatore in trono come una divinità.
Le ostilità romane, perpetrate dalla famiglia dei Crescenzi e dei loro accoliti, la prematura morte avvenuta a Castel Paterno, luogo sito nell’attuale Faleria, vicino Roma, scelto come baluardo per l’arrivo di nuove truppe, non consentirono al quel giovane di appena 22 anni di portare a compimento il sogno che includeva l’unione con una principessa della corte imperiale d’Oriente: Zoe Porfirogenita (978-1050), la futura sposa salpò in Puglia proprio nell’anno in cui si spense Ottone III.
Bisognerà attendere Federico I (1122-1190), il Barbarossa, per sentir nuovamente rievocare l’ideale della Renovatio Imperii Romanorum.
FONTI
– Keller, H. Gli Ottoni una dinastia imperiale fra Europa e Italia (secc X e XI), Carocci editore, 2021;
– Thietmar di Merseburg Cronaca, introduzione e traduzione di Matteo Taddei, presentazione di M. Ronzani, appendice di P.Rossi, Pisa University Press, 2018;
– Ferdinand Gregorovius, Storia di Roma nel medioevo dall’età carolingia al XI secolo, vol I e II, ed. Res Gestae, 2016.